Le numerose ordinanze del Ministero della Salute entrate in vigore il 17 gennaio hanno ridisegnato la mappa dell’Italia in zone di colore. Ma fino a quando? L’effetto delle ordinanze è fino al 31 gennaio 2021, per un totale di 15 giorni. Un periodo minimo necessario per monitorare la situazione dei contagi e la tenuta delle strutture sanitarie.
Le ordinanze si basano sul monitoraggio della Cabina di regia del Ministero della Salute condotto nella settimana dal 4-10 gennaio, scorso. In questa settimana si è osservato un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese, con un indice di trasmissibilità dei contagi superiore a 1 (il famoso Rt) in peggioramento. Ci sono però differenze a livello regionale, da qui la necessità di una riclassificazione in modo da contenere, e possibilmente far decrescere, i contagi.
L’epidemia resta in una fase delicata ed un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale.
Cosa cambia dal passaggio da una zona gialla, arancione o rossa? Tra regole diverse, c’è da smarrirsi. Delle nuove disposizioni valide a livello nazionale abbiamo già parlato in passato. Ma nello specifico cosa accade a livello regionale o nelle province autonome? Ecco una sintesi delle principali misure.
Le Regioni in area gialla, ovvero uno scenario di moderata gravità
Le Regioni in area gialla sono attualmente 5: Campania, Basilicata, Molise, Sardegna, Toscana, più la Provincia Autonoma di Trento. Il loro posizionamento è dovuto ad un livello di rischio valutato di moderata gravità, quindi le regole sono meno rigide. Tanto che è previsto il libero spostamento tra i Comuni senza autocertificazione, ma si ricorda che non è possibile uscire dalla Regione o Provincia Autonoma se non per comprovati motivi di necessità, lavoro o salute. Almeno fino al 15 febbraio. Sono anche aperti, nei giorni feriali i musei. E si può andare al ristorante a pranzo.
Le Regioni in area arancione, ovvero uno scenario di elevata gravità
È in questa fascia che si colloca il grosso del territorio italiano. Infatti, sono entrate in zona arancione: Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Veneto, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. Vi rimangono, come da precedente ordinanza, anche le Regioni Calabria, Emilia Romagna e Veneto. In queste Regioni lo scenario è di elevata gravità con rischio alto. Quali sono le principali limitazioni? Non ci si può spostare da un Comune all’altro, salvo che per comprovate esigenze di salute, lavoro o necessità. Sono chiusi bar e ristoranti, tranne che per l’asporto o consegne a domicilio, sono chiusi i musei e i luoghi di cultura.
Le Regioni in area rossa, ovvero uno scenario di massima gravità
In questo caso le limitazioni sono estremamente rigorose. Visto che lo scenario è considerato di “massima gravità” con un livello di rischio alto. Le Regioni interessate sono Lombardia (che ha fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza del Ministro Speranza), la Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano (che invece sta procedendo con una propria ordinanza recependo però alcuni provvedimenti del Dpcm del 14 gennaio). Tra i divieti più stringenti c’è quello di spostarsi solo all’interno del proprio Comune e solo per esigenze di lavoro, salute o necessità. Bisogna sempre spostarsi con autocertificazione. L’apertura degli esercizi commerciali è limitata a quelli che vendono generi alimentari e altri beni necessari. Per le scuole è prevista la didattica a distanza al 100% dalla seconda media in poi.
Per ulteriori informazioni si può consultare la sezione delle Faq (le risposte alle domande più frequenti sulle misure adottate dal Governo) della Presidenza del Consiglio dei Ministri in continuo aggiornamento.
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