Un team di scienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Genova) e del Politecnico di Milano ha sviluppato la Ziapin2, una molecola capace di riattivare i recettori della luce nella retina, offrendo nuove prospettive per il trattamento di patologie degenerative come la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare.
Nuove possibilità per chi soffre di malattie degenerative della retina arriva dalla ricerca italiana. La molecola Ziapin2 ha dimostrato la capacità di riattivare i recettori della luce negli occhi di modelli animali affetti da cecità. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, apre la strada a potenziali sviluppi clinici per il recupero della vista.
La ricerca e i risultati
Un team congiunto di scienziati, dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Genova) e del Politecnico di Milano, guidato da Fabio Benfenati e Stefano Di Marco e supportato da Fondazione Telethon, ha condotto il progetto sulla molecola.
I risultati indicano che Ziapin2 è un valido candidato per contrastare le conseguenze della retinite pigmentosa e della degenerazione maculare legata all’età, due patologie che portano alla progressiva degenerazione dei fotorecettori retinici e, in molti casi, alla cecità.
Attualmente, le opzioni terapeutiche disponibili per queste patologie sono limitate e i tentativi di ripristinare la vista attraverso approcci come l’optogenetica o le protesi retiniche hanno ottenuto solo risultati parziali. Ziapin2, invece, si distingue per la sua capacità di ripristinare la percezione della luce e delle immagini per un periodo prolungato. Nei test condotti su modelli animali, la molecola ha garantito un effetto duraturo fino a due settimane dopo una singola somministrazione intraoculare, senza causare effetti collaterali tossici o infiammatori.
Il funzionamento di Ziapin2
Ziapin2 è un fototrasduttore, ovvero una molecola in grado di assorbire la luce e trasformarla in segnale elettrico. Quando viene inserita nella membrana dei neuroni retinici, modifica la loro eccitabilità in modo dipendente dalla luce. In questo modo, riesce a ripristinare le risposte tipiche delle retine sane, inclusi i segnali “On” e “Off” che permettono al cervello di distinguere tra luce e buio.
Questa caratteristica è stata osservata in particolare nelle cellule bipolari della retina interna, che svolgono un ruolo cruciale nella trasmissione delle informazioni visive al cervello attraverso il nervo ottico. Rispetto a studi precedenti, questa nuova ricerca ha confermato l’efficacia della molecola in un contesto in vivo, rafforzando la possibilità di una futura applicazione clinica.
Le prospettive future
Gli scienziati coinvolti nel progetto sottolineano il potenziale rivoluzionario di questa scoperta. Fabio Benfenati ha evidenziato come Ziapin2 sia in grado di ripristinare il normale antagonismo tra i neuroni retinici, permettendo una percezione più naturale degli stimoli luminosi. Stefano Di Marco ha aggiunto che l’effetto della molecola si è mantenuto per due settimane nei modelli animali, aprendo la strada a un possibile utilizzo terapeutico per pazienti affetti da retinite pigmentosa e altre malattie degenerative della retina.
Sicurezza e la biocompatibilità
Chiara Bertarelli, docente al Politecnico di Milano e tra gli sviluppatori della molecola, ha sottolineato che Ziapin2 agisce esclusivamente sulle proprietà passive della membrana cellulare, senza interferire con altri meccanismi neuronali. Questo aspetto ne aumenta la sicurezza e la biocompatibilità, elementi fondamentali per un’eventuale applicazione clinica.
La prossima fase della ricerca si concentrerà sull’estensione della durata dell’effetto della molecola e sulla sperimentazione clinica sugli esseri umani. Se i risultati continueranno a essere promettenti, Ziapin2 potrebbe rappresentare una svolta significativa nel trattamento delle patologie oculari degenerative.
TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SU SPAZIO50.ORG
© Riproduzione riservata