Con il progetto “Trampolin” Women for Freedom Onlus combatte lo sfruttamento sessuale delle minori fragili
L’organizzazione umanitaria Women For Freedom è da poco tornata in Bolivia per monitorare i lavori di ampliamento del centro “Trampolin”, iniziati nel 2022 nel distretto di El Alto. La struttura ad oggi ospita 40 ragazze tra gli 11 e i 17 anni, vittime di sfruttamento sessuale. Si completa così il primo passo del progetto omonimo, “Trampolin”, nel quale l’associazione di Bassano del Grappa sta investendo con risultati incoraggianti. In Bolivia la prostituzione volontaria da parte di maggiorenni è legale, ma non lo è l’attività di sfruttamento della prostituzione. Inutile dire che nel caso delle giovani e giovanissime ragazze il concetto di “volontarietà” non è accettabile perché ignora la vulnerabilità della persona proprio in quanto minorenne.
Una schiavitù moderna
El Alto si trova nella periferia della capitale La Paz. È una delle città più povere del Paese: più del 70% degli abitanti non riesce a soddisfare le esigenze primarie e, in molti casi, non ha accesso all’acqua potabile. In questo contesto, migliaia di ragazze finiscono nella rete della tratta del sesso. Centinaia sono le casas de citas (stanze ad ore) che convivono con sconcertante normalità con scuole, negozi e mercati. A El Alto e La Paz, i muri delle stazioni ferroviarie, degli autobus e dell’aeroporto sono ricoperti di manifesti con i volti delle giovani scomparse che le famiglie continuano a cercare.
L’assenteismo delle forze dell’ordine
Davanti a questo problema anche le forze dell’ordine e le istituzioni sembrano impotenti. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, in un capitolo sulla Bolivia, riporta che “il Governo non rispetta pienamente gli standard minimi per l’eliminazione della tratta”. Per quanto riguarda gli sforzi della polizia, lo stesso documento assicura che “Le autorità non hanno riferito di aver indagato, perseguito o condannato alcun trafficante” nel 2022, l’ultimo anno per il quale l’agenzia dispone di dati consolidati. Una volta che le ragazze cadono nella rete, è molto difficile uscirne. All’inizio abbagliate da promesse di guadagni facili, finiscono col fare un determinato numero di prestazioni giornaliere solo per avere un posto dove dormire.
La freddezza dei numeri
Secondo gli ultimi dati del Ministero del Governo della Bolivia, nel 2022 risultano 711 denunce per crimini legati alla tratta di esseri umani e crimini correlati (pornografia, sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani e violenza sessuale a fini commerciali), in cui il 23% delle vittime erano minori. Solo nel 2023 sono state denunciate 3.409 scomparse, di cui 485 ancora disperse. Numeri che rappresentano la punta dell’iceberg. Women for Freedom collabora con una della maggiori ONG boliviane impegnate a combattere il fenomeno, la Fondazione Munasim Kullakita (“ti amo, sorellina”, in lingua aymara).
L’impegno di Women for Freedom
Racconta Davide Parise, co-fondatore di Women for Freedom, che le ragazze accolte nel centro Trampolin ricominciano a studiare, fanno sport, arte terapia, musica, teatro, danza, ed anche attività di formazione professionale. Il progetto, realizzato anche grazie al contributo dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica, prevede una psicologa, un’assistente sociale, un’educatrice ed un’insegnante per un supporto personalizzato. Nonostante le difficoltà 8 ragazze su 10 ritrovano la gioia di vivere. Tanto che ora già si pensa al passo successivo: l’apertura di una seconda struttura a Cochabamba, una delle città più popolose della Bolivia, dove si concentra molta popolazione migrante e ad alto rischio di vulnerabilità.
Women for Freedom, in Bolivia con le ragazze vittime di violenza
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