Lo scorso anno il Wi-Fi ha compiuto vent’anni. Tutto è cominciato per l’esattezza il 30 settembre 1999, quando lo standard Lan wireless 802.11b è diventato accessibile al pubblico. Da quel momento milioni di persone in tutto il mondo hanno cominciato a familiarizzare con la sigla Wi-Fi e l’internet senza fili.
Ma il precursore del Wi-Fi è nato qualche tempo prima, in un luogo fortunato, alle Hawaii. Si chiamava Alohanet il pionieristico sistema di computer in rete che in seguito è diventato la base per sviluppare la comunicazione wireless. Era il 1971 e l’idea prendeva piede all’Università delle Hawaii.
Di certo il Wi-Fi ha cambiato il nostro modo di comunicare, di “essere in rete”, di sfruttare internet in qualunque luogo. Ci ha dato la possibilità di essere sempre “connessi”, ma liberandoci della schiavitù del collegamento fisico. Qualcuno scherzando lo ha inserito nella lista dei bisogni “primari” dell’uomo e, forse, non ci è andato troppo lontano. Dopo bere, mangiare e dormire, il Wi-Fi si è conquistato un posto d’onore visto l’innumerevole quantità di cose che ci consente di fare collegandoci al Web: lavorare (di questi tempi, poi, con lo smartworking…), videochiamare, aggiornarci, informarci, etc.
Il Wi-Fi del futuro: maggiore larghezza di banda e meno interferenze
In vent’anni molte cose sono cambiate e di sicuro continueranno a farlo. Ma qual è oggi il futuro del Wi-Fi? Roseo sicuramente, visto che verso la fine del mese scorso, l’americana Federal Communications Commission avrebbe votato le regole del nuovo standard Wi-Fi 6E che opera tra i 5.925 e i 7.125 Ghz di frequenza.
L’annuncio è importante perché di fatto stabilisce la “liberalizzazione” della frequenza a 6 GHz. Parliamo di uno standard che migliorare latenza e prestazioni, portando benefici a milioni di utenti. Prima di questa decisione, il suo uso era concesso solo in licenza negli Stati Uniti d’America.
Se tutto andrà bene, il Wi-Fi 6E sarà operativo entro fine 2020, portando con sé maggiore larghezza di banda e meno interferenze. E risolvendo problemi di congestione dello spettro che riducono le prestazioni di Rete. In particolare, quando troppi dispositivi viaggiano sulle stesse frequenze nella medesima area. Lo standard infatti permettere di impiegare fino a sette flussi Wi-Fi distinti, senza che interferiscano.
Visti gli sviluppi, per qualche tempo vivremo una fase di convivenza delle frequenze tra reti a 2,4 GHz, 5 GHz e 6 GHz. Alcuni esperti hanno già fatto notare che la situazione globale potrebbe non essere “omogenea”. Anche perché non tutti i Wi-Fi 6E saranno uguali nel mondo: Cina ed Europa, ad esempio, non stanno assegnando la stessa ampiezza dello spettro alla banda 6GHz.
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