Tra il 2021 e il 2022 la spesa per sanità, politiche sociali e previdenza è aumentata di 22 miliardi, di cui 18 solo nel 20Man22, e la previdenza continua ad assorbire circa la metà della spesa in welfare.
Ad analizzare quanto costa il welfare indotto dalla pandemia è il Rapporto Welfare Italia, realizzato dal gruppo di consulenza e ricerca The european house – Ambrosetti, che fa il punto della situazione demografica, lavorativa ed economica in Italia.
Gli effetti dell’inflazione
Dopo una fase di ripresa economica nel 2021, il conflitto in Ucraina ha generato una forte inflazione, con l’indice dei prezzi al consumo che nell’ottobre scorso ha raggiunto l’11.9%. Questa spinta dei costi verso l’alto, oltre ad avere un impatto negativo sulle stime di crescita del Pil nel prossimo anno, secondo le stime dei ricercatori rischia di portare da 2 a 2,3 milioni il numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta, per un totale di 6.4 milioni di persone.
L’effetto degli aumenti è particolarmente grave per le famiglie più vulnerabili, che destinano a spese essenziali il 76% del proprio reddito, contro il 56% delle famiglie a reddito medio-alto. Per i soggetti economicamente fragili, il reddito disponibile per le spese che non riguardino alimenti, affitti, acqua, luce, gas e salute è già stato decimato dall’inflazione, perdendo il 20,7%.
Le dinamiche demografiche
Il Rapporto si concentra anche sulle dinamiche demografiche, rilevando che nel 2021, per la prima volta nella storia italiana, il numero dei nati è sceso al di sotto della soglia dei 400 mila, contribuendo a un saldo naturale negativo di 214 mia persone. Già nel 2020, soprattutto a causa della pandemia, il saldo negativo era stato di 335 mila persone, il peggiore dal 1918.
Con un tasso di natalità pari a 6,8 nati ogni mille abitanti, il più basso d’Europa, l’Italia registra invece il tasso di dipendenza degli anziani più alto in Ue, con 40,1 over 65 ogni 100 persone di età compresa fra i 20 e il 64 anni.
Con questo andamento demografico, in assenza di politiche correttive, nel 2035 il nostro paese potrebbe aver perso il 4,2% della popolazione rispetto al 2022, pari a 4,4 milioni di persone, e dovrà sostenere 3,6 milioni di over 65 in più rispetto ai livelli attuali.
Gli over 65: nel 2035 saranno il 37% della popolazione
Nel 2050, la popolazione totale potrebbe attestarsi a 52,3 milioni di persone, 6,7 in meno del 2020, con un’incidenza di over 65 pari al 37% del totale. Nello scenario peggiore, secondo Welfare Italia la diminuzione della popolazione potrebbe essere pari a 10,5 milioni.
Lo squilibrio fra occupati e pensionati
La diminuzione della base lavorativa e l’aumento della popolazione anziana mettono sotto pressione la sostenibilità del sistema di welfare: in ambito pensionistico, nel 2035 il numero di pensionati supererà per la prima volta quello degli occupati, con un rapporto di 3 a 2, e nello stesso anno, l’incidenza della spesa previdenziale sul Pil potrebbe raggiungere il 17,5% in ambito sanitario, dove l’invecchiamento è associato a un aumento delle malattie croniche e a una maggiore pressione sui sistemi sanitari e di assistenza.
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