Lo Stato sociale sta arretrando nella gestione della maggioranza dei servizi pubblici, specie quelli ad alta intensità di investimento; ne consegue un lento e inarrestabile peggioramento della qualità della vita dei cittadini che cresce in proporzione alla loro fragilità sociale. Se ne è discusso al Jobless Society Forum 2019 organizzato da Fondazione Feltrinelli.
Per la professoressa Julie Frou (Università di Manchester), presente al Forum, l’economia di base è al servizio del profitto e pensa più alla competitività che al benessere e alla coesione sociale. La Froud sostiene che «Come cittadini viviamo ogni giorno gli effetti dell’economia attraverso le cose che facciamo. Dalla metro che prendiamo per andare al lavoro al ponte per andare in vacanza, all’ospedale quando ci facciamo male. Che siano forniti dallo Stato o da società private spesso non funzionano e sono fonte di grandi disagi. La politica li sottovaluta pensando siano temi di serie b. I ministri dell’Economia parlano di automazione, intelligenza artificiale, autovetture, ma nella vita quotidiana di ciascuno di noi incide più se un bus arriva in orario o se non ci sono buche per strada».
Per la Froud negli ultimi decenni lo Stato ha lasciato troppo spazio all’iniziativa dei privati, privilegiando il business e pensando poco ai bisogni delle persone. Non serve né uno Stato sociale, né uno Stato minimo, ma uno Stato razionale che pensi al modo migliore di offrire servizi fondamentali per la nostra vita quotidiana.
Nella direzione di un maggior coinvolgimento dei cittadini come portatori di interessi specifici il governo britannico sta incoraggiando la formazione di comitati civici. E’ avvenuto in Galles dove giurie cittadine si sono confrontate e hanno avanzato proposte in tema di cure per gli anziani. La popolazione invecchia, il tasso femminile di forza lavoro si incrementa e sempre meno famiglie possono permettersi una badante. Dare la parola ai cittadini non risolve tutti i problemi. Da un lato, si potrebbero creare delle commissioni di super cittadini selezionati alimentando disuguaglianze sociali, dall’altro, i cittadini, che vivono i problemi sulla loro pelle, non possono però vedere la dimensione globale e a medio termine di decisioni che investono il lungo periodo (come quelle riguardanti grandi infrastrutture di trasporto, uso dell’ambiente e del territorio e così via).
E’ impossibile ottenere una politica completamente dal basso a tutti i livelli ma il tema esiste, la dimensione ottimale per coinvolgere i cittadini e far loro esprimere le soluzioni è quella locale.
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