Cosa ha a che fare la cultura con la salute e il benessere della persona? Molto più di quanto si possa immaginare. Si tratta di un legame strettissimo che oggi va sotto la definizione di “welfare culturale”. Per comprendere esattamente di cosa si tratti, ci può venire in aiuto questa definizione di Treccani: «È un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute, degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle artisti visive, performative e sul patrimonio culturale».
Perché è importante il welfare culturale
Il valore e gli effetti del welfare culturale sulla salute e il benessere della persone sono stati riconosciuti anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in vari ambiti della vita. Tra questi il benessere soggettivo e di soddisfazione della vita; il potenziamento degli aspetti relazionali, e della capacità di apprendimento; il potenziamento dell’invecchiamento attivo e il contrasto alla depressione e all’isolamento; il supporto alle azioni di cura, soprattutto per i carer non professionali; la capacità mitigante e ritardante per alcune condizioni degenerative, come le demenze e il morbo di Parkinson.
Anche l’Unione europea con la Nuova Agenda Europea della Cultura ha tra i suoi obiettivi quello di favorire la partecipazione culturale in un’ottica di benessere sociale e di miglioramento della qualità della vita. Per raggiungere questo obiettivo, la strategia è quella di favorire la collaborazione in una prospettiva di integrazione sistemica tra la cultura, il benessere e la salute.
In quest’ottica gli esempi in Italia non mancano. Un assaggio delle esperienze di welfare culturale nel nostro Paese, strettamente correlato alla salute e all’inclusione sociale, ci arriva dalla prossima pubblicazione del X Rapporto Io sono cultura della Fondazione Symbola.
Danzare al museo per il Parkinson
A Bassano del Grappa dal 2013 all’interno degli spazi del Museo Civico le persone che vivono con il morbo di Parkinson si incontrano per danzare. L’iniziativa si chiama Dance Well – movement research for Parkinson, una pratica artistica inclusiva, ideata e promossa dal Centro per la Scena Contemporanea Casa della Danza. Il progetto è nato proprio con l’idea di promuovere la danza all’interno di spazi museali o in contesti artistici. È proprio questo che distingue Dance Well da altre pratiche tradizionali. La pratica consiste in lezioni di danza a cui possono partecipare non solo le persone con Parkinson ma anche l’intera comunità (familiari, membri della comunità anziana over 60, cittadini, richiedenti asilo, studenti). Questa iniziativa ha varcato i confini di Bassano del Grappa, è arrivata a Torino a La Lavanderia a Vapore, a Palazzo Strozzi di Firenze, in Giappone – a Tokyo – presso il Metropolitan Museum e all’Istituto Italiano di Cultura.
In Toscana i Musei per l’Alzheimer
Si tratta di un progetto molto ampio quello dei Musei Toscani per l’Alzheimer, una rete fra i musei della Regione e delle province. Il progetto è destinato a persone con demenza e a coloro che se ne prendono cura. Le iniziative sono le più varie: prevedono laboratori con un approccio multisensoriale, laboratori creativi, laboratori che utilizzano il metodo narrativo, ma anche esperienze pratiche come laboratori di cucina e attività di giardinaggio. Tutto si basa sulla convinzione che i musei possono contribuire a rendere la società più amichevole nei confronti della demenza. Ambienti dove le persone con demenza posso partecipare pienamente alla vita sociale e culturale.
A Rimini la danza è per tutti
Il progetto è del Movimento Centrale Danza & Teatro che attraverso il Metodo Hobart propone attività di danza come arte aperta a tutti. L’obiettivo è favorire l’inclusione attraverso progetti dedicati alle persone abili e differentemente abili, bambini, giovani, adulti, anziani. Il Metodo Hobart mette al primo posto il valore e il rispetto del corpo, il suo ascolto, che da corpo danzante diventa pura espressione della persona. Un esempio di questo progetto è nel cortometraggio dal titolo Amarcord sal mèn di Dorin Valeriu Mihai che nel 2018 ha vinto il primo premio della seconda edizione di Corti di Lunga Vita, il Concorso internazionale di Cortometraggi dedicato all’anzianità di 50&Più.
(Foto: © Roberto Cinconze – Dance Well)
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