In esclusiva per Spazio50 vi proponiamo “Voci dall’Ucraina”, il racconto della società civile di Lviv (Leopoli). Una serie di interviste per capire la situazione attuale, dal punto di vista di una città che, pur non essendo direttamente colpita dalla guerra, si trova ad affrontare la catastrofe umanitaria dei connazionali in fuga.
Sono passati ormai quattordici giorni da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Dalle città vittime dei bombardamenti fuggono soprattutto donne, bambini e anziani. Civili che lasciano le proprie case, le proprie strade, in cerca di riparo. Sono decine di migliaia coloro che ogni giorno si mettono alla guida, salgono su un treno o su un autobus o, ancora, si incamminano verso l’Occidente. Là dove Polonia, Romania, Ungheria, Moldavia e Slovacchia si sono dette pronte ad accoglierli.
Nelle città di confine, infatti, sono tanti i sistemi e i centri di accoglienza organizzati in questi giorni. Gazebo con cibo e bevande calde, ambulatori di primo soccorso. Ma anche privati cittadini che offrono un passaggio a chi cerca di raggiungere amici e parenti in posti più sicuri. Sono percorsi estenuanti, viaggi di tre o quattro giorni nelle gelide città dell’Est Europa, con il solo pensiero di essere costretti ad abbandonare i luoghi e le persone care.
Voci dall’Ucraina: la solidarietà a Leopoli
È in questo scenario che la città di Lviv, o Leopoli, gioca il suo ruolo fondamentale, trovandosi a settanta chilometri dal confine polacco. In questi giorni, infatti, rappresenta il primo luogo di passaggio per chi scappa ed è diventata in poco tempo il più grande centro di raccolta e smistamento per tutti i generi di conforto che arrivano dall’estero. Ma anche per tutti quei volontari che ogni giorno razionano cibo, indumenti, prodotti per l’igiene e medicinali a chi ha con sé poco o nulla.
Voci dall’Ucraina: le testimonianze dall’Università Politecnica di Leopoli
Da qui abbiamo intervistato alcune persone che ci hanno raccontato come si muove la macchina della solidarietà. Tra loro c’è Orest Vasilko, direttore del Centro Italia-Ucraina dell’Università Politecnica di Leopoli, che – oltre ad essere insegnante di italiano – cura i rapporti dell’ateneo con il nostro paese: è lui a comunicare con le altre università, le associazioni e le realtà che si impegnano negli scambi culturali. Nelle sue parole la conferma dell’impegno di tutti, studenti compresi, a fianco degli sfollati.
Un aspetto raccontato anche da Nataliya Chukhray, il vicerettore per i rapporti internazionali dell’ateneo. Lei si occupa delle relazioni dell’ateneo con le università estere, principalmente europee. Ci racconta che anche con l’Italia sono state attivate molte collaborazioni che permettono scambi culturali fra studenti e docenti. Con l’inizio della guerra le lezioni qui sono state sospese, ma l’università resta aperta e il mondo accademico si è attivato nel campo della solidarietà per dare una mano ai connazionali fuggiti dalle città colpite dai bombardamenti.
In ultimo ascoltiamo Nataliya Pavlyshyn, direttrice del Centro di Comunicazione dell’ateneo dall’Università Politecnica di Leopoli. Oggi è impegnata, insieme ai colleghi e agli studenti, nella solidarietà per gli sfollati in transito in città e per i militari al fronte. Sono proprio le parole di Nataliya a ricordare come non sia la prima volta che il popolo ucraino resta unito e si supporta intorno a una battaglia comune.
(Foto di copertina: ©Ilaria Romano)
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