In esclusiva per Spazio50 vi proponiamo “Voci dall’Ucraina”, il racconto della società civile di Lviv (Leopoli). Una serie di interviste per capire la situazione attuale, dal punto di vista di una città di confine che si trova ad affrontare la catastrofe umanitaria dei connazionali in fuga.
Suona un canto per le strade di Leopoli: è l’inno nazionale. A cantarlo sono giovani e anziani, uomini e donne, in un’unica sola voce. “Non è ancora morta la gloria dell’Ucraina, né la sua libertà. A noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora. I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero.” Queste sono le parole pronunciate da chi si unisce a quella melodia, le stesse parole che guidano il Paese dal 1996.
L’attacco ai confini con l’Ue
Così si cerca di scacciare la paura e di rispondere ai missili che avanzano e che nella notte del 13 marzo hanno colpito Yavoriv, 50 km a ovest di Leopoli e solo a 20 km dalla Polonia. L’offensiva era diretta a un centro di addestramento militare e, per la prima volta in questo conflitto, i colpi di Putin si avvicinano pericolosamente al confine europeo.
Nella notte di Leopoli l’allarme è scattato risvegliando la città per tre lunghissime ore. La mattina dopo il risveglio è stato difficile. Ma i cittadini non si fermano e continuano a studiare, lavorare, pregare. Pensando ai connazionali più sfortunati la macchina della solidarietà continua a muoversi e anche le istituzioni locali sono in prima linea per fronteggiare l’emergenza. A Spazio50 Gelena Payonkevych, capo del Dipartimento legale del Consiglio Comunale di Leopoli, racconta come improvvisamente lei e i suoi colleghi si siano ritrovati a fare i conti con quanto sta accadendo. Oltre al normale lavoro quotidiano che devono comunque portare avanti, infatti, si ritrovano parallelamente ad operare – tutti da volontari – per assicurare agli sfollati un letto, seppure provvisorio, e dei pasti.
Le parole di Gelena Payonkevych
“Oggi il nostro lavoro è cambiato drasticamente”, racconta. “Da una parte dobbiamo continuare a svolgere i nostri compiti abituali e provvedere ai servizi dei quali i cittadini hanno bisogno. Nello specifico forniture d’acqua, riscaldamento, controllo e regolazione dei prezzi per i servizi di base. Questo significa che ognuno di noi va al lavoro e fa il proprio dovere come sempre. Oltre a questo, abbiamo molti altri compiti da svolgere come volontari. Innanzitutto, il Municipio si è trasformato in un grande centro di aiuto umanitario e stiamo aiutando gli sfollati a trovare un posto dove alloggiare e qualcosa da mangiare. Provvediamo a rifornire gli ospedali e supportarli nel loro lavoro. Di fatto oggi abbiamo molto più lavoro di prima, ma non ci lamentiamo”.
(Foto di copertina: ©Ilaria Romano)
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