In esclusiva per Spazio50 vi proponiamo “Voci dall’Ucraina”, il racconto della società civile di Lviv (Leopoli). Una serie di interviste per capire la situazione attuale, dal punto di vista di una città di confine che si trova ad affrontare la catastrofe umanitaria dei connazionali in fuga.
Chiudiamo questa miniserie dedicata ai civili di Leopoli e al loro impegno quotidiano fra solidarietà e resistenza. Nell’Ucraina in guerra questa volta raccontiamo la storia di Dima Gadomsky, trent’anni, di Kyiv, che è stato costretto a lasciare la sua città sotto attacco per trasferirsi qui e cercare di contribuire ai bisogni degli altri sfollati. Titolare di un tour operator da otto anni, ha deciso grazie alla sua rete di contatti, di attivarsi per una campagna di crowdfunding che serva da supporto a chi è stato costretto a scappare. Qui si occupa delle prime necessità di chi è in fuga. Avendo vissuto in prima persona l’esperienza di dover lasciare tutto quello che aveva costruito finora, si è messo al servizio degli altri anche con una campagna di comunicazione. Insieme ai suoi colleghi e amici sta portando avanti su Instagram una corretta informazione rispetto a quanto accade nelle città sottoposte ai bombardamenti russi. All’interno del canale sono compresi consigli utili su come comportarsi in situazioni di pericolo.
Dima Gadomsky, l’informazione al servizio degli altri
Oggi Dima e il suo gruppo si trovano momentaneamente in un ex studio fotografico adibito in parte a dormitorio per gli sfollati e in parte a nuova sede operativa di progetti di giovani creativi come lui. Leopoli è diventata il principale centro di attività per i tanti che in questa guerra si sono riorganizzati per sfruttare competenze e capacità nella resistenza. Anche e soprattutto civile. Una città che rappresenta uno snodo fondamentale, per la posizione geografica, nella ricezione e invio degli aiuti al resto del Paese, in parte provenienti anche dall’Europa. Oltre ad essere un punto di transito obbligato per tutti coloro che stanno fuggendo dalla capitale e dalle città assediate.
Del resto, è anche una città che resiste, e che, sperando per il meglio, si prepara al peggio. Soprattutto da quando gli attacchi missilistici si sono fatti più vicini, proprio allo scopo di danneggiare questa linea di transito e di collegamento con il confine Ue. Il primo bersaglio di un attacco missilistico è stato il centro di addestramento di Yavoriv, a circa 25 km dal confine polacco, e il 18 marzo è stata colpita la zona dell’aeroporto, in particolare un centro di riparazione per gli aerei.
Dima Gadomsky e l’impegno dei suoi connazionali
Nel frattempo, tanti volontari, oltre a raccogliere aiuti, ospitare connazionali, organizzare per loro il trasporto fino al confine, hanno cominciato anche a presidiare gli ingressi della città con dei checkpoint autorganizzati. Lo fanno attraverso le Unità di difesa territoriale, così si chiamano questi gruppi di civili, per controllare eventuali auto e persone sospette. Hanno riaperto e ripulito i vecchi bunker della Seconda guerra mondiale che ora sono a disposizione in caso di allarme antiaereo per chi si trova per strada nei dintorni. Inoltre, stanno cercando di proteggere, anche solo simbolicamente, i loro monumenti, e così avvolgono le statue in teli di plastica spessa e rinforzano le vetrate delle chiese con pannelli di alluminio. La guerra è arrivata anche qui, dunque, con la solidarietà verso i connazionali, con i funerali di alcuni dei soldati morti al fronte, e con le sirene dell’allarme antiaereo che sempre più spesso scandiscono le notti e i giorni di chi vive a Leopoli.
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