Gina Viviani Casanova.
Scrittrice e poetessa per passione, ha composto romanzi, racconti, fiabe e liriche. Le sue opere hanno ricevuto molteplici riconoscimenti nazionali e internazionali e molte sono state inserite in Antologie letterarie. Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta. Vive a Levanto (Sp).
La sabbia la riporta in un mondo arcano… là dove c’è il baule dei suoi ricordi, ora gioiosi ora tristi ma che insieme hanno costruito la sua vita.
Un giorno come un altro trascorso nell’afosità di un’estate torrida che ha seccato i torrenti… ha bruciato l’erba… ha cambiato i colori. Wilma osserva quel pittore che ha sistemato il suo cavalletto proprio sulla riva del mare.. basterebbe un’onda un po’ più grintosa per investirlo con la sua frescura. L’occhio perlustra quella tela.. sotto un cielo striato che volge al tramonto c’è una grande distesa azzurra seminata di coralli. Il mare è piatto sembra quasi senza forza, senza vita. Forse a Wilma piace più il movimento anche se a volte può essere eccessivo, pericoloso. Lo paragona alla sua vita movimentata, frenetica, dove non c’è mai stato posto per l’inerzia e l’apatia. Quando era piccola il nonno la chiamava trottola per l’energia vitale che sprigionava e che aveva sempre mantenuto crescendo. Attratta da sempre dalle curiosità, dalla sete di conoscere, viveva all’insegna della ricerca di piccole avventure. Sognava di viaggiare, di esplorare il mondo, di conoscere per potersi poi confrontare e arricchirsi di cultura. Quando iniziò la sua professione di reporter si sentì pienamente appagata, avrebbe guardato lontano, assimilato nuove etiche, nuovi costumi, tanti modi di vivere. Intanto anche il pittore scrutava la sua opera.. forse mancava qualcosa o forse anche lui non concepiva quel mare statico e voleva dargli vita? Aggiunge qualche pennellata di bianco, evidenzia la schiuma delle onde.. onde leggere che accarezzano la riva, la sabbia.
La sabbia!! Tornano nitidi i ricordi del passato.. un passato che vuole soffocare, dimenticare ma che si affaccia prepotente e severo specie la sera, durante quegli accesi tramonti per portare vecchi fantasmi che sanno solo di inquieto. Lei non vuole ricordare! È stanca. Si è presa questa vacanza come ossigeno puro da una vita che credeva sua invece l’ha solo annientata, distrutta. Wilma si volta supina col viso sulla sabbia.. cerca un po’ di pace.. ode le voci dei vicini.. gridi felici di fanciulli che hanno appena costruito il castello di sabbia.. avverte qualche sguardo intrigante sopra di lei ma non si volta, non le interessa, vuole solo assopire il suo spirito che non si rassegna e spinge verso i ricordi.
“Ho sete! Non abbiamo quasi più acqua!!”.
“Calmati.. poco lontano troveremo un’oasi e ci fermeremo”. Risponde uno degli autisti con tono intimidatorio e risoluto. Intanto lei dà uno sguardo intorno e scorge solo dune, sabbia, polvere mentre all’improvviso dalla vecchia cabina del mezzo di trasporto gli indigeni battono dei colpi. Una fila di palme sofferenti indica che là c’è un’oasi e finalmente l’acqua. La donna ha la netta impressione che la loro presenza sia poco gradita ai venditori d’acqua che confidano solo nella manciata di dollari messi nelle loro mani ruvide e arrostite dal sole. Il tempo di riempire le borracce, le taniche e salire nuovamente su quella specie di camion rudimentale che l’avrebbe accompagnata al villaggio. Più avanti tende, nomadi di varie etnie stanno là in quel “nulla” a fare nulla. Appena il traballante mezzo si mette in moto, un gruppo di uomini del deserto li assale costringendo gli autisti a trattare… ma cosa? Lei non capisce bene anche se la stessa scena l’aveva vista altre volte accadere in alcuni villaggi. Intanto quei miserabili cominciano ad infilare le loro grezze e abili mani nei vestiti, negli zaini di chi l’ha accompagnata fino là. Forse anche gli autisti sono dei possibili ladri, forse delinquenti poiché non si battono alla pari e puntano solo a potersi allontanare. Non è la prima volta che Wilma era stata inviata in Africa come reporter.. si era un po’ adattata a quella vita lontana, così estranea a quella che viveva nella sua città dove si sentiva al sicuro.. dove godeva la pace della sera nella sua confortevole casa, magari seduta sul divano a consumare un caffè, a godersi un film, ad attendere intrepida che Luca suonasse il campanello della sua porta. Il sole inizia ad appoggiarsi sulla sabbia, l’accarezza, vuole lasciare un rosso saluto che sa di mistero. Wilma si meraviglia che nessuno di quei tipi fa caso a lei. Quando finalmente si congedano, lei osserva bene quelle face bruciate dal sole seminascoste sotto il cappello di paglia.. lineamenti induriti, occhi neri come l’ebano dove non riesci a leggere che l’arte di arrangiarsi.. vili approfittatori di un sistema che non ha nulla di equo, di giusto. Di lì a breve i guidatori la scaricano.
“Domani torneremo a prenderti se vuoi…”, biascica uno dei tre in un inglese stentato.
“Ok”, risponde la donna ma non è convinta se vuole tornare con loro.. ha paura. Ora finalmente si sente libera.. libera di camminare su quelle dune ancora bollenti, su quella sabbia seminata di preziosi coralli. Preceduta da una banda urlante di bambini Wilma si avvia verso le tende dei nomadi… dovrà attingere materiale per i suoi articoli. Deve capire con chi parlare, in quale lingua potrà esprimersi, se offrire soldi in cambio di informazioni. Non conosce nulla di loro e deve anche capire chi è il capo. Ad un tratto un uomo con la barba bianca gli si fa incontro.. i loro occhi si specchiano, in quelli di lui legge una vita trascorsa nei sacrifici, nelle rinunce.. lo vede combattere con la tempesta quando cerca di strappargli la tenda, quando lo getta a terra, lo colpisce ma egli si rialza con la forza di quella luce che penetra la sabbia, le cose, l’animo degli uomini. Nonostante la vita dura lui ha un sorriso, nel suo sguardo c’è gioia e orgoglio.
“Bonne soirèe monsieur… je m’appelle Wilma… je suis…” non lascia finire il capo.
“Do you come from a distant world? What are you lookong for?”, l’uomo risponde in un’altra lingua, forse vuole fare intendere che anche se appartiene ad un piccolo microcosmo troppo umile e lontano dal “mondo” si può essere colti, attenti, critici.
Wilma è una donna intelligente, comprende il messaggio del capo e con la sua professionalità e dolcezza insieme riesce a conquistarlo. In cambio delle preziose informazioni gli offrirà dollari, cioccolato, vestiario ma lui punta alcuni bracciali che ha al polso sinistro. Lei esita poi li sfila… è un regalo di un amore antico, quell’amore che l’aveva fatta crescere, sognare che credeva per sempre ma che alla fine si era dissolto fra i rumori della sua città e la sabbia ingannevole del deserto. L’aveva accompagnata in un suo viaggio Luca e là si erano amati fra sabbia, vento, tramonti infuocati.
“Prendili!! Ora per favore indicami la tenda dove posso riposare.. domani ti farò qualche domanda”.
Il vecchio l’accompagna alla tenda con aria soddisfatta. Quella notte Wilma sogna Luca… forse il rimorso di essersi sbarazzata dei bracciali nell’intento di liberarsi del passato? Lui sta lì.. davanti a lei bello come non lo ricordava. La squadra con i suoi occhi fieri e pericolosi, inondati da una luce selvaggia. Non porta gli abiti del deserto ma è vestito di una stoffa lacera che fa intravedere il suo fisico sottile, elegante, avvolgente. Presto l’immagine sparisce per sostituirsi ad un’altra. E’ ancora una figura alta con muscoli scolpiti sotto la pelle abbronzata.. gli occhi hanno il colore dei prati, del cielo ed emanano una luce nuova. Alle spalle della figura sfilano luoghi, momenti impressi a fuoco nel cuore di lei che abbattono il velo della speranza ma è forse quella speranza identificata nell’uomo nuovo che la scuote, la incita a seppellire un passato di cui il vento ha cancellato le ultime orme. Lei deve credere ancora nell’amore. Ha rifiutato occasioni, si è buttata a capofitto nel lavoro… è persino salita di grado ma nel suo viso rimane scolpito un velo di malinconia profonda. Le manca la carezza di un cuore gentile, il rifugio sicuro fra braccia accoglienti, il sorriso del mattino quando si sveglia accanto a lui. Ha cercato in tutti i modi di essere forte, di poter andare oltre la barriera della delusione, della sofferenza, dei ripensamenti. Non vuole più lacerarsi l’animo cercando colpe che non sono colpe.. cose che avrebbero potuto fare e non hanno fatto.. parole taciute che potevano essere dette.
Quella mattina Wilma si alza appena giunge l’alba. I primi pallidi raggi aggrediscono la sabbia che assume i colori dell’ aurora e vede muoversi un polverone dinnanzi a lei ed ecco spuntare due cammelli. uno cavalcato da due indigeni col volto scuro e marcato.. sull’altro c’è un uomo di pelle chiara, porta un turbante color azzurro in pendance con i suoi occhi. Ha l’aria regale e ferma il suo cammello proprio dinnanzi a lei:
“Good Moorning Miss!.What are you doing here?”.
L’uomo fa un gesto di inchino mentre lei lo guarda sorpresa, con aria interrogativa. L’ha già visto ma non ricorda dove.
“Ecco chi è!!! E’ l’uomo che ho visto nel sogno”. Dice tra sé. “Io sono qui come reporter e tu?”.
“Ok facciamo lo stesso lavoro”.
Scende lo straniero, vuole conversare con quella donna interessante dai lunghi capelli di seta che corrono lungo la schiena sotto l’ampio cappello di paglia. Insieme intervistano il capo tribù, alla fine Paul la convince a salire sul suo cammello… andranno a Sud, zona molto più interessante per le loro informazioni. Il cammello riprende il suo andare.. un vento dapprima sottile si fa più violento… solleva la sabbia, distrugge le dune. Lei sente il suo viso sorridere, il corpo proteso verso quello di lui che riempie tutto il suo spazio.
“Finalmente delle tende!” si fermano… è pericoloso continuare il viaggio nella tempesta di sabbia.
Wilma lascia che lo sguardo si scontri con le pareti della tenda color del deserto, con il comodino traballante che ospita le loro borracce, con l’atmosfera surreale che si è creata. Il suo corpo diventa quello di lui. Non le era mai successo prima. Non aveva mai concepito che rapide conoscenze potessero affogare in un letto, ospiti di semplice attrazione.-. di indomito desiderio. Aveva sempre esso al primo posto il sentimento… lei donna innamorata dell’amore. Wilma sente il respiro di lui vicino farsi sempre più affannato mentre il suo corpo percorso da brividi che seguono un tepore piacevole. Non chiude occhio quella notte… troppe emozioni si rincorrono veloci mentre lui dorme beato cingendole i fianchi. Forse anche lui ha bisogno di affetto? Di un corpo, di una mente accanto che lo accompagni in questa giungla che è la vita? Inseguirono altri giorni, altre interviste, altre strette. Insieme guardarono quei tramonti mozzafiato che solo l’Africa può offrire dove il sole affonda fra le dune infuocando il cielo e vomita coralli ovunque creando un’atmosfera arcana. Li ha uniti un letto di piaceri, di passione ma lui si è innamorato dei suoi capelli di seta, dei suoi occhi grandi che specchiano un animo speciale. Anche lei sente che la separazione sarà dura.. dice a sé stessa che è stato un bel sogno ad occhi aperti ma troppe controversie li separano. Lui ha già una vita sua anche se infelice e magari entrambi hanno cercato di seppellire le loro frustrazioni in quei momenti magici che hanno vissuto.
Lei lo invita nella sua casa sul mare a passare una vacanza, ormai l’estate è alle porte. In quella casa ha trascorso ore indimenticabili con Luca ma ora sa che può superare i suoi fantasmi. La figura affascinante di Paul si perde tra la sabbia del deserto sollevata dal vento… chissà se proprio la sabbia lo riporterà da lei?
Quando torna a casa dal mare c’è una macchina con targa straniera poco più avanti del suo cancello ma a bordo non c’è nessuno. Là sul limitare della scogliera un uomo è voltato di spalle… guarda lontano forse il sole che sta annegando nel mare lasciando una scia di brillanti. Il cuore sembra impazzito!
“Che sia proprio lui!!?”.