La morte è un tema che troppo spesso non viene affrontato, ignorato come se non ci si dovesse pensare. Eppure, fa parte del ciclo di vita. È difficile affrontarne il dolore quando colpisce una persona cara ed è altrettanto complesso elaborare l’angoscia che può presentarsi quando si pensa alla propria. Grazie alla guida del Professor Trabucchi ne abbiamo parlato nel suo ultimo webinar.
“Cerchiamo di andare in paradiso, ma il più tardi possibile”. Questa frase ben nota di Giulio Andreotti riassume in maniera sdrammatizzante il dovere di costruire un mini-paradiso sulla terra sperando nel futuro. Sarebbe l’unico modo per morire il più tardi possibile, attraverso la costruzione di una vita buona e di una buona medicina. Cesare Pavese, poco prima di morire, ha scritto: “La morte è riposo, ma il pensiero della morte è il disturbatore di ogni riposo”. Il punto chiave di questa valutazione, compiuta da una persona che si sarebbe dopo poco suicidata, è considerare la morte come un evento che stravolge la vita di ogni giorno, un incubo che sovrasta qualsiasi libertà. Invece, Montaigne invita a “premeditare la morte” come principio di libertà. Ancora, secondo Ravasi questa riflessione eliminerebbe tante servitù, ci libererebbe da paure inutili e da meschinità, ci fortificherebbe nel vivere insieme in modo giusto e pieno. In questa prospettiva è un disturbatore, ma necessario proprio perché crea vita equilibrata.
Vivere senza angoscia: le varie visioni della morte
Ma allora, come deve essere vissuta la morte ad ogni età ed in particolare nelle età avanzate?
Vi è una serie di risposte, che possono essere così riassunte, seppure in modo schematico:
- Non pensarci, per vivere qui e ora, costruendo il meglio per me e per gli altri;
- Seguire una visione religiosa: la morte apre le strade alla vita eterna e quindi adotto comportamenti adeguati a questa prospettiva;
- Seguire una visione stoica della morte, che interpreta la morte come una liberazione. D’altra parte, anche sant’Agostino ha affermato che i morti abitano nella stanza accanto. Secondo Epicuro, peraltro, se c’è la morte non ci siamo noi e quindi non fa paura;
- Seguire una logica depressiva, che impone l’attesa della morte con disperazione e senza speranza.
Il valore della morte: riportarla in vita
Nella prospettiva di così tante visioni, che determinano atteggiamenti personali differenziati, è molto importante la presa di posizione della Lancet Commission, che il 31 gennaio di quest’anno ha pubblicato un ampio testo su: “The value of death: bringing death back into life” (Il valore della morte: riportare la morte in vita). Si tratta di un’affermazione di grande peso, che rifiuta qualsiasi separatezza della vita dalla morte e che ci impone di pensare a come ognuno di noi si pone tutti i giorni di fronte ai giorni ultimi. Per questo stesso motivo ritengo che la decisione di 50&Più di dedicare un webinar a questo argomento sia di grande importanza, perché porta in mezzo alla nostra vita associativa il problema della fine, perché possa essere vissuta senza angoscia, condivisa dalla comunità, in grado di lenire le angosce individuali. Una lettura senza pregiudizi della realtà della morte permette il raggiungimento di una vita serena, attraverso una visione realistica, colma di concretezza e di speranza.
Vivere senza angoscia in età avanzata
Inoltre, è necessario l’impegno collettivo delle comunità per garantire un modo di vita insieme che allontana i fattori di morte. Infatti, solitudine, povertà, depressione, ignoranza, rinuncia ad atteggiamenti positivi sono condizioni che rendono più disperata la prospettiva del morire. Combatterli insieme è fattore estremamente positivo per la serenità di ogni persona.
In conclusione, si può affermare che i vecchi si sentono più vicini alla morte per ovvie ragioni demografiche. Però, posson farlo vivendo una vita famigliare e comunitaria soddisfacente, amando la vita qui e ora e guardando alla fine attraverso la lente di un oggi che garantisce significato al tempo che passa. Queste considerazioni valgono anche nella prospettiva della scomparsa di una persona cara; il dolore della perdita e del distacco è sempre fortissimo. Ma non deve cancellare il ricordo di anni pieni di significato.
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