È possibile pensare di vivere a 80 anni conservando libertà, dignità, capacità di governare la propria vita? Viviamo in un mondo nel quale è possibile vivere da anziani e da molto anziani, nonostante le molte apparenti difficoltà?
Una risposta possibile a queste domande mi è stata indicata leggendo la storia, particolarmente impressionante, di Gadi Mozes, l’ostaggio israeliano liberato da Hamas dopo il rapimento del 7 ottobre 2023. Mozes ha 80 anni e ha dimostrato di essere fatto “della materia più dura dell’umanità”, come è stato definito. Di fatto è tornato a casa camminando con le sue gambe e dopo essere stato in ospedale solo per poche ore, per controlli di routine. Ha raccontato di essere stato chiuso per 70 giorni in una stanza buia, di 2 metri quadrati, in completa solitudine. In alcune circostanze ha temuto di essere giustiziato. Una volta è stato chiuso in un’auto per 12 ore, nell’afa e nel caldo del veicolo. Ad un certo momento ha compreso che la speranza di essere liberato non si sarebbe realizzata e ha quindi deciso di cambiare atteggiamento verso la propria condizione, accettando di vivere alla giornata, senza aspettarsi nulla, cercando solo di sopravvivere. Nel frattempo, perdeva peso; alla liberazione erano 15 i chili in meno. Per tenere il cervello attivo su qualche cosa che non fossero solo le difficoltà del momento, decise di risolvere problemi di matematica. Ha contato le piastrelle del pavimento per calcolare un percorso di sette chilometri tra le pareti della cella. In questo modo, esercitava allo stesso tempo una certa attività fisica, assieme a un impegno cognitivo. Dopo qualche tempo dall’inizio della prigionia, è riuscito a farsi dare un paio di occhiali, in modo da poter leggere un libro. Ogni settimana gli era concessa una bacinella d’acqua per lavarsi; così ha potuto radersi in modo da sentirsi ordinato, nonostante le difficoltà, come esercizio per conservare la dignità personale, importante soprattutto per non cedere psicologicamente. Mozes ha passato un momento di paura terribile quando stava per essere liberato; ha infatti temuto di essere linciato dalla folla palestinese. Però, le foto hanno mostrato un’espressione di assoluto autocontrollo. Durante la detenzione non ha mai dimenticato di essere un uomo del kibbuz, dove peraltro sembra che oggi sia già ritornato; ha raccontato di aver promesso ai suoi rapitori che, passata la guerra, sarebbe tornato per insegnare loro a coltivare la terra.
Perché ho riassunto questa storia dolorosa, ma allo stesso tempo vitalissima? Desidero mettere in luce come un ottantenne abbia dimostrato molti anni in meno o, dipende dai punti di vista, come anche a 80 anni si possano assumere comportamenti che non dimostrano rinuncia alla vita ma, al contrario, la capacità di determinarla, nonostante condizioni difficilissime.
Moses ha dimostrato un comportamento di rispetto verso sé stesso (la barba periodica), ha mantenuto una buona salute (l’attività fisica, anche in spazi ridottissimi) e psichica (i calcoli matematici, la lettura di un libro con gli occhiali concessi), ha progettato il futuro (la promessa di tornare per insegnare le coltivazioni ai suoi carcerieri), atteggiamento che dimostra fiducia negli altri, al di là delle effettive condizioni. Inoltre, ha insegnato che la paura può essere sconfitta, senza permetterle di divenire dominante nel lungo periodo di prigionia, inducendo progressivamente un peggioramento della propria condizione. Infine, la decisione di vivere il presente è un insegnamento importante in particolare in età avanzata; il ‘qui e ora’ deve diventare la regola di vita, per apprezzarne il valore immediato, senza pensare a un futuro incerto. Certamente Mozes è fatto della “materia più dura dell’umanità”, almeno in parte grazie alla struttura genetica, ma anche perché la vita l’ha plasmato a difendere dignità e autonomia, sia psichica che fisica. Quindi i suoi 80 anni sono un modello indicativo di come si possa controllare l’evoluzione in senso negativo imposta dal trascorrere degli anni, del tempo di ogni persona.
Moses ha indicato che le persone molto anziane possono costruire per sé stesse (e per altri che vivono attorno a loro) una vita possibile, compiendo scelte determinate, coraggiose, senza accettare passivamente i condizionamenti indotti dagli anni. Quella di Mozes è una storia straordinaria per come si è svolta, ma è un modello di vita che può essere vissuto da tante persone del nostro tempo, ciascuno nella propria specifica condizione.
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