Fare un bel riposino dopo pranzo sembrerebbe aiutare ad evitare il declino cognitivo e la demenza nelle persone anziane.
“Aprile dolce dormire”, dice il proverbio, ma la saggezza popolare ha anche un riscontro scientifico.
L’arrivo della primavera, infatti, innesca un’accelerazione al ritmo del metabolismo del nostro organismo, variazione dovuta alle giornate che si allungano col conseguente maggior numero di ore di luce. Per adattarci al nuovo orologio biologico è richiesto, perciò, un surplus di vitalità che facciamo fatica a reperire con tempestività. La spossatezza e il desiderio di dormire di più derivano proprio dalla difficoltà ad assestarci ai nuovi ritmi.
Ben vengano quindi i riposini pomeridiani, che i ricercatori del Fourth People’s Hospital di Wuhu, in Cina, considerano però importanti anche per allontanare il rischio di demenza negli anziani.
Lo studio è stato condotto su 2.214 persone sane di almeno 60 anni d’età. Di queste, 1.534 facevano un sonnellino pomeridiano. I risultati dei test cognitivi a cui è stato sottoposto il campione, hanno rilevato una migliore fluidità verbale, memoria e attenzione in coloro che dormivano dopo pranzo – da 5 minuti a 2 ore – rispetto a chi restava sveglio.
La conclusione dei ricercatori è stata che il sonno forse è la risposta difensiva dell’organismo alle attività infiammatorie innescate da alcune proteine, infiammazioni che determinerebbero le demenze.
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