Con un corso di giornalismo e la pubblicazione di articoli di attualità, i detenuti del penitenziario di Rebibbia hanno trovato il modo di dare un senso al loro tempo
«Dentro questa cella capisco sempre che ore sono: se aprono i cancelli, le 8.30. Passa il vitto, è quasi mezzogiorno e così via, fino alle 20.00, quando richiudono le porte. Riconosco i giorni della settimana dai prodotti che arrivano con la spesa e da come si comportano le persone». Luca, in un articolo uscito sul quotidiano Il Tempo, descrive così il trascorrere di minuti, ore, giorni, mesi e anni della sua detenzione.
Il carcere è il luogo del tempo, dove questo si misura ogni giorno, ogni istante. Ma può essere anche il luogo senza tempo, dove ci si abbandona all’ozio e all’indifferenza: uno spazio temporale da far trascorrere al più presto, per tornare dopo alla vita come prima che spesso, purtroppo, riporta in carcere.
La vera sfida che si combatte nei penitenziari è dare valore al tempo, dargli un significato, utilizzarlo. Far diventare la detenzione uno spazio da riempire, magari avviando un programma di reinserimento culturale e di formazione utile per progettare il futuro in carcere e fuori, proprio come detta l’articolo 27 della nostra Costituzione.
In quest’ottica si inserisce l’iniziativa de Il Tempo che ha deciso di pubblicare articoli scritti dai detenuti in una pagina settimanale a loro riservata. In “Visto da dentro” gli autori degli articoli non raccontano solo la loro vita detentiva ma affrontano, da una diversa prospettiva, i temi che più fanno discutere l’opinione pubblica. «I detenuti del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso raccontano i principali fatti di attualità. Lo sguardo sul mondo di chi da quel mondo è escluso», recita infatti l’introduzione della pagina. Così, nei mesi scorsi, hanno scritto di guerra, di cambiamento climatico, di comunicazione, della nuova social card per le famiglie bisognose, di Intelligenza Artificiale, di cinema e di sport. A impreziosire la pagina, le immagini dei dipinti realizzati dai ragazzi del laboratorio di pittura “Rebibbia Digital Art”, organizzato da La Ribalta Centro Studi Enrico Maria Salerno. Gli autori degli articoli sono i detenuti che frequentano il corso di giornalismo che già da qualche anno si svolge all’interno del carcere romano, un corso voluto dalla direttrice Rosella Santoro e da Mauro Pellegrini, da molti anni impegnato nella formazione dei detenuti a un lavoro spendibile anche quando avranno terminato di scontare la loro pena. È durante queste lezioni di giornalismo, fatte di confronti sempre vivi e mai banali, che nascono le idee e poi gli articoli che andranno a comporre la pagina del quotidiano. Passione, riscatto e voglia di sentirsi parte di un “qualcosa”, sono sempre presenti durante gli incontri di giornalismo, esattamente come il familiare e tranquillizzante suono della moka che preannuncia l’uscita dell’immancabile caffè che, all’interno di queste mura, sembra più buono che mai.
© Riproduzione riservata