Rosmina Viscusi. Dopo il diploma, ha lavorato nell’Amministrazione Postale prima in Veneto e poi a Salerno, città in cui vive. Negli anni ’70 è andata in pensione e ha svolto l’attività di Infermiera Volontaria e monitrice dei corsi della CRI; si è laureata in Scienze del Servizio Sociale ed è stata docente di Tirocinio Professionale presso l’Università Suor Orsola Beninacasa, sede di Salerno. Oggi continua ad essere attivamente impegnata nel mondo del volontariato sociale, sindacale, culturale e ambientale. Ama viaggiare, leggere e scrivere e frequenta un corso di teatro. Partecipa da molti anni a Concorsi Nazionali ed Internazionali di prosa e poesia ottenendo lusinghieri riconoscimenti. Al Concorso 50&Più nel 1998, 2001 e 2007 ha vinto la Menzione speciale della giuria per la poesia e nel 2009 la Menzione speciale della giuria per la prosa.
Fiori, farfalle, disegni, foto, immagini colorate
che un ultra ottuagenario, ricco di fantasia,
sapientemente inserisce in spazi squadrati
alternandoli a parole e versi dipinti in sintonia,
creando composizioni molto articolate,
che ispirano ottimismo ed armonia.
Quadri sempre nuovi e originali, pieni di allegria,
che ogni mattina questo operoso pensionato
sforna freschi freschi malgrado la pandemia
che imperversa a Bergamo, città dove ventenne è arrivato,
vincitore d’un concorso statale, dalla Campania natìa;
dove ha preso moglie, e tre figlie, nipoti e pronipoti ha generato.
Di pomeriggio, invece, si dedica alla scrittura;
più di trenta libri ha già scritto e pubblicato,
spaziando dalla poesia alla ceramica, dal cinema alla pittura,
dalla storia all’attualità, dall’urbanistica al caporalato.
Con generosa munificenza, ne consente la gratuita lettura,
attraverso i moderni social ed internet, ormai da tutti usato.
Un intero anno trascorso in completo isolamento,
senza mostre, fiere letterarie, inaugurazioni, conferenze ,
gli hanno arrecato, a livello psichico, un forte turbamento
che ha comportato anche gravi, fisiche conseguenze
tanto da condurlo in Ospedale per riprendersi dallo stato di decadimento,
senza che i familiari potessero confortarlo con la loro presenza.
Dai sanitari, ignari della ricchezza del suo cuore e della sua mente,
è stato considerato solo un vecchio demente e rabbioso,
perché delle cure cui era sottoposto voleva esser messo al corrente
e ad essere legato nel letto si opponeva sdegnoso.
Dopo due settimane di sofferto calvario, a casa l’han riportato, a Dio piacente,
e lui è ritornato ad essere quello di sempre: un uomo pacifico e giudizioso.
Consapevole dello stress e delle difficoltà in cui oggi opera tutto il personale della Sanità,
per esprimere a tutti la propria gratitudine, comprensione e solidarietà,
un libro o un quadro ad ogni componente del suo Reparto ha fatto recapitare
perché ricordino sempre che l’afflato umano vale più e quanto della sapienza nel curare.