Il tema della violenza sulle donne in Italia durante l’estate è stato motivo di dibattito pubblico anche all’estero. I fatti di Palermo e di Caivano, le violenze di gruppo, la gestione mediatica delle vicende e il preoccupante numero di femminicidi perpetrati spesso dai familiari delle vittime deve portare a una riflessione e un’attività di sensibilizzazione anche da parte dei media.
“Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca. Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura. Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido… Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani”. Sono le parole del monologo di Franca Rame in riferimento a quanto accaduto il 9 marzo 1973 quando venne rapita da cinque uomini, fatta salire a forza su un camioncino e violentata per ore.
Violenza sulle donne in Italia: l’estate terribile
50 anni dopo quel fatto, le parole di questo monologo pesano ancora come macigni. Soprattutto dopo i fatti accaduti nell’estate appena trascorsa. A raccontarlo non solo le testate e i programmi televisivi italiani, ma anche i media stranieri. Come il New York Times che ha riportato i terribili crimini subiti dalle donne italiane, sottolineando come le violenze di gruppo abbiano “riaperto il dibattito sulle aree più degradate del Paese e sui suoi atteggiamenti sciovinisti nei confronti delle donne nonché sul rischio che i social media li amplifichino”.
Sulla testata statunitense, infatti, sono citati la violenza di gruppo a Caivano e quella di Palermo, ma anche “i casi di donne accoltellate, colpite da colpi di arma da fuoco o avvelenate dai loro partner o da persone conosciute”. Gli ultimi casi sono quelli di Rossella Nappini, infermiera di 52 anni uccisa a coltellate dall’ex amante nel pomeriggio del 4 settembre, e Marisa Leo, 39 anni, uccisa il 6 settembre dall’ex compagno che aveva già denunciato per stalking nel 2020.
I femminicidi in Italia
I nomi delle vittime di femminicidio, purtroppo, sono tanti. Ci sono Giulia Donato, Martina Scialdone, Oriana Brunelli, Teresa Di Tondo, Yana Malayko, Melina Marino, Santa Castorina, Iulia Astafieya, Maria Febronia Buttò, Zenepe Uruci, Sara Ruschi, Brunetta Ridolfi, Danjela Neza, Jessica Malaj, Giulia Tramontano, Pierpaola Romano, Maria Brigida Pesacane, Floriana Floris, Svetlana Ghenciu, Margherita Ceschin, Maria Michelle Causo, Mariella Marino, Angela Gioiello, Sofia Castelli, Celine Frei Matzohl, Anna Scala, Vera Schiopu.
E la lista potrebbe continuare. Da gennaio ad oggi, infatti, secondo l’ultimo report sugli omicidi volontari e la violenza di genere pubblicato dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale, sono stati 77 i femminicidi consumati in Italia. Gli ultimi ad aggiungersi alla triste lista sono quelli di Marisa Leo e Rossella Nappini per la quale giovedì 7 settembre si è svolta una fiaccolata commemorativa all’ospedale San Filippo Neri, dove lavorava.
Violenza sulle donne in Italia: spesso vittime di familiari e partner
Certo, se si analizza il dato puramente statistico ci si potrebbe soffermare su quanto le donne siano numericamente meno rispetto agli uomini in termini di vittime di omicidi. Secondo i dati del Viminale aggiornati al 3 settembre (prima, quindi, dei casi del 4 e del 6 settembre), gli omicidi registrati sono 225 e di questi le vittime donne sono 77. Ciò che colpisce, però, è che 61 di queste siano state uccise in ambito familiare/affettivo e, in particolare, come più della metà (38) abbia trovato la morte per mano del partner/ex partner. Un dato che segna un aumento del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel report si evidenzia anche un aumento nell’andamento dei delitti commessi in ambito familiare/affettivo che è passato da 96 a 98 (+2%).
Percentuali che fanno tristemente ricadere l’Italia tra le prime cinque nazioni europee in termini di violenza sulle donne. Secondo i dati raccolti nel 2021, la Germania ha registrato 337 casi di donne uccise intenzionalmente, la Francia 228, il Regno Unito 207 e l’Italia 119. Seguono Spagna (97), Polonia (79), Romania (76), Austria (40), Paesi Bassi (37), Lettonia (36) e Grecia (33).
Violenza sulle donne in Italia: il ruolo della comunicazione
Ad aggiungere altro dolore a queste tragiche vicende spesso c’è anche la narrazione restituita dai media. Non è raro che a settimane di distanza da un caso di violenza, in rete – e non solo – sia possibile trovare articoli, commenti sui social, editoriali e racconti che non risparmiamo dettagli sulla vittima o, peggio, sulla violenza subita e le sue conseguenze. Si instaura così una modalità che non rispetta nessuno dei soggetti coinvolti.
Riportare le chat dei ragazzi di Palermo, così come fare domande ai vicini di casa in cui si chiede come fosse la vittima o in che genere di coppia vivesse prima della violenza non fanno altro che reiterare il dolore di chi ha subito e dei suoi famigliari. Inoltre, in questi casi non è raro trovare una narrazione che, magari inconsapevolmente, rischia di giustificare alcune azioni. Parole come “raptus” o concetti come “accecato dalla gelosia” presuppongono che la violenza sia incontrollabile e arrivi all’improvviso. Quando, invece, si potrebbe sempre evitare.
Alcune immagini della fiaccolata commemorativa per Rossella Nappini
La Presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli alla fiaccolata per Rossella Nappini
“Non possiamo rimanere indifferenti di fronte all’ennesimo caso di femminicidio. Siamo accanto alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Rossella. Una tragedia che ci sconvolge ma che al tempo stesso ci richiama ancora una volta ad agire con tutti gli sforzi possibili per arginare un fenomeno così assurdo che una società civile come la nostra non può continuare a tollerare. Siamo al fianco di tutte le donne vittime di violenza. Occorrono misure di contrasto incisive, ma anche un vero cambiamento culturale che metta al centro la difesa e il rispetto della donna, sempre e in qualsiasi contesto”, ha affermato la Presidente Svetlana Celli.
(Foto della fiaccolata: ©instagram.com/cellisvetlana/)
© Riproduzione riservata