I videogames sono solo per i giovani? Secondo la scienza, no: negli ultimi anni diversi studi hanno dimostrato non solo che i senior possono giocarci, ma che può anche fargli bene.
Sul finire del 2017 una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Plos One aveva acceso i riflettori sul possibile legame esistente tra i videogiochi e una positiva sollecitazione dell’ippocampo nel cervello umano.
Tutto era partito dalla scoperta che l’uso di videogiochi 3D può stimolare la materia grigia presente nell’ippocampo dei più giovani. Perché non testarne allora l’impatto anche su soggetti Over? A questo punto gli autori della ricerca hanno creato tre gruppi di adulti, con un’età compresa tra i 55 e i 75 anni, distribuiti in modo casuale: un gruppo per i videogiochi; uno impegnato in lezioni di musica al computer; un altro senza alcun tipo di attività. L’esperimento è durato 6 mesi.
Dopo l’allenamento, solo il gruppo dei videogamer presentava un significativo aumento di materia grigia nell’ippocampo, replicando i risultati osservati nei soggetti più giovani. Il training musicale del secondo gruppo aveva invece effetti positivi sulla corteccia prefrontale dorsolaterale. Al contrario, il terzo gruppo mostrava una significativa perdita di materia grigia nell’ippocampo, cervelletto e corteccia prefrontale dorsolaterale.
Per lungo tempo il rapporto tra videogiochi e salute è stato un terreno minato, forse perché nell’immaginario collettivo i primi restano saldamente legati ad una fascia di consumatori più giovane, spesso accusata di diventarne dipendente. Bisogna invece ricredersi, perché secondo l’Uned – Universidad Nacional de Educación a Distancia – gli anziani appassionati di videogiochi presentano migliori capacità cognitive. Come emerge dal report stesso stilato su un campione di 40 persone (tutte residenti in un centro per anziani di Madrid), il cervello di chi ha collaborato all’esperimento rendeva di più e meglio durante l’interazione con i videogiochi. Memoria, ritenzione mnestica e capacità cognitive risultavano incrementate, e persino la capacità decisionale – assai sollecitata durante una partita multigiocatore – presentava miglioramenti.
Nel 2013 un precedente esperimento, stavolta presso l’Università della California San Francisco – i cui risultati furono pubblicati su Nature – dimostrò quanto fosse plastico il cervello umano anche in età avanzata. I partecipanti avevano un’età fra i 60 e gli 85 anni. Il gruppo di over 60 volontari giocò per un’ora al giorno, tre volte a settimana per un mese, con NeuroRacer, un videogioco 3D progettato su misura che consisteva nel guidare una macchina lungo una strada piena di curve. Monitorati con un elettroencefalogramma, coloro che avevano giocato mostravano un aumento di attività nella corteccia prefrontale e un incremento del livello di attenzione e reattività.
Così come NeuroRacer si è rivelato utile nel rallentare il declino cognitivo, da alcuni mesi diversi gruppi di anziani dislocati in 100 strutture di assistenza in Germania, sperimentano videogiochi atti a migliorare memoria e mobilità. E nel farlo, stavolta, devono testare anche la consolle che li contiene. Si chiama MemoreBox ed è molto simile alle consolle più note in commercio. Dotata di una fotocamera Kinect, consente di controllare i personaggi del gioco con gesti e movimenti, aiutando così anche chi è affetto da disabilità fisica. A seguirli ci sono i ricercatori dell’Università Humboldt di Berlino, che stanno monitorando qualsiasi loro cambiamento, nonché il grado di soddisfazione.
C’è un altro elemento da considerare: nel settore videoludico i senior sono in crescita. Solo in Germania, secondo l’Associazione dell’industria del gioco tedesca, sono circa 9,5 milioni le persone di età superiore ai 50 anni che si divertono con i videogiochi.
Old Man’s Journey: quando il protagonista del videogioco è un senior
Niente sparatutto, niente violenza, nessuna Terra da salvare dagli alieni, nessun supereroe palestrato… Talvolta i videogame possono regalare una rilassante pausa dagli impegni.
È il caso di Old Man’s Journey, titolo videoludico che si presenta come un’avventura piuttosto particolare; un “punta e clicca” in cui il protagonista è un uomo anziano che, dopo aver ricevuto una lettera, è costretto a lasciare la sua abitazione a pochi passi dal mare.
Il risultato è un breve, ma intenso racconto della vita del protagonista, senza barriere linguistiche: Old Man’s Journey infatti non presenta dialoghi, sono le animazioni e le espressioni del personaggio a comunicare il tutto, accompagnate da un’espressiva colonna sonora.
Tra rompicapo da risolvere, flashback e suggestive immagini, riuscirà il nostro Old Man ad arrivare alla rivelazione finale?
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