Sono numeri tutt’altro che trascurabili quelli dell’ultimo rapporto dell’Aesvi, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia: i videogiocatori nel nostro Paese sono circa 16,3 milioni, pari al 37% di tutta popolazione tra i 6 e i 64 anni.
Non si direbbe ma gli uomini sorpassano solo di poco le donne (il 54% contro il 46%), mentre le fasce d’età sono trasversali con una prevalenza, per entrambi i sessi, di quelle comprese tra 15-34 anni e tra 45-64 anni. Fra il 2018 e il 2019, inoltre, il settore ha mostrato una crescita davvero significativa (+18,9%).
Ma c’è ormai un altro stereotipo che a mano a mano si sta sgretolando: quello di ritenerli un passatempo infantile, rivolto esclusivamente ai giovani. Un recente videoreportage realizzato in Germania sembra confermarlo, evidenziando il numero crescente di senior che si approcciano a questo tipo di attività non solo per divertirsi, ma soprattutto perché “giocando ci si dimentica delle proprie malattie e sofferenze”. Lo affermano proprio gli intervistati, uomini e donne tra i 60 e gli 80 anni, che raccontano la loro vita scandita da tornei professionistici, video su YouTube e terapie innovative che sfruttano il videogioco e le nuove tecnologie per migliorare la vita quotidiana.
In Svezia, ad esempio, c’è un gruppo di arzilli videogiocatori. Si fanno chiamare Silver Snipers e hanno sede a Stoccolma. Il loro team è composto da ultrasessantenni che partecipano a competizioni ufficiali di Counterstrike, un videogioco “sparatutto” multiplayer, in cui tattica e riflessi sono gli elementi principali. Molti hanno conosciuto questo gioco grazie ai nipoti, condividendo una passione che va oltre l’età.
Una di loro, Inger Grotteblad, 67enne nonna di 6 nipoti, nonché membro di successo dei Silver Snipers ha raccontato di essere diventata ormai una celebrità e che spesso le capita di essere fermata dai suoi fan per ricevere complimenti o anche solo per farsi una foto con lei.
E sì, perché i senior dediti ai videogiochi sembrano avere un forte appeal sui giocatori più giovani. In Germania, ad esempio, l’età media dei giocatori è superiore ai 50 anni e ciò spiega come il canale tematico di YouTube Senioren Zocken abbia un grande successo e conti oggi più di 481.000 iscritti. I berlinesi Uschi Cezanne (81 anni) e Peter (76 anni) sono delle vere celebrità, soprattutto fra i giovani che li hanno incontrati durante la Gamescom 2019, importante evento europeo del panorama video ludico, e li ammirano perché hanno un modo di giocare molto diverso dal loro.
Sia Uschi che Peter esprimono il piacere della scoperta, dell’essere trasportati in mondi lontani dalla realtà. Il loro approccio al videogame va ben oltre la semplice competizione e il desiderio di primeggiare. Ed è proprio da questo modo di vedere le cose che è nato un interesse delle aziende del settore a sviluppare questo strumento nel campo delle terapie di supporto alla qualità della vita.
Sempre in Germania si sta lavorando al progetto Memore Box, che sfrutta la Realtà Virtuale (VR) per coinvolgere i residenti di una casa di riposo a Potsdam. Grazie a questa sperimentazione i partecipanti hanno cominciato a rafforzare il concetto di gruppo e cooperazione, oltre a notare ottimisticamente l’impegno richiesto alle proprie capacità psico-fisiche. Memore Box ha aiutato gli ospiti della casa di riposo a stimolare la vista, l’udito, i riflessi, le abilità motorie. Si stanno valutando anche i possibili impatti su chi ha il Parkinson.
E fuori dall’Europa? È diventata famosa l’89enne giapponese Masako Mori, che ha persino aperto un suo canale YouTube per dimostrare che i videogiochi sono utili per tenere allenata la mente, rendere i giorni sempre emozionanti ma anche per mettersi alla prova a prescindere dall’età.
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