Quali sono le regole di comportamento, i codici comunicativi del web a cui molti degli over 65 non sono ancora del tutto preparati? Questa nuova inchiesta di 50&Più è pensata per tutti coloro che, durante lo scorso anno, approcciandosi ai social, all’improvviso si sono quasi ritrovati in un Paese straniero senza aver avuto il tempo di studiarne prima la lingua, gli usi, i costumi, le leggi vigenti. Un vero e proprio viaggio nella Rete, diventata ormai uno dei pochissimi strumenti sicuri per continuare ad avere rapporti sociali.
In ogni ambiente o contesto a cui apparteniamo ci muoviamo consapevoli delle norme che regolano le interazioni e dei codici comunicativi. Passando da una situazione all’altra, con grande agilità, rimoduliamo il nostro comportamento, spesso senza nemmeno rendercene conto.
Quando la pandemia ha azzerato o quasi le nostre possibilità di incontro e scambio nei contesti tradizionali, siamo stati catapultati nelle cosiddette comunicazioni virtuali. Virtuali perché mediate dall’informatica e per questo percepite talvolta come antitetiche a quelle reali. Tuttavia, parlando con un giovane nativo digitale, la differenza tra relazioni reali e virtuali è priva di senso, tutte le relazioni sono ugualmente pienamente reali.
Per chi, al contrario, è nato e cresciuto nel pieno del secolo scorso esiste una differenza importante tra la relazione vissuta vis à vis e quelle che si realizzano su un social o tramite uno smartphone.
Nel passato recente la critica ai giovani che vivevano attaccati alla tecnologia era frequente. Preoccupazioni sono state mosse anche verso chi, meno giovane, usava la rete per approfondire amicizie e cercare nuovi amori. Poi, tutto d’un tratto, poco più di un anno fa, la rete è diventata uno dei pochissimi strumenti sicuri per continuare ad avere rapporti sociali.
Ma quali sono le regole di comportamento, i codici comunicativi di questo mondo, al quale molti degli over 65 non erano ancora del tutto preparati?
Questa inchiesta è stata pensata per tutti coloro che, durante lo scorso anno, approcciandosi ai social, si sono ritrovati all’improvviso in un paese straniero senza aver avuto il tempo di studiarne prima la lingua, gli usi, i costumi, le leggi vigenti.
Si è molto parlato di divario digitale, ovvero di quel gap di competenze tecnologiche esistente tra parti della popolazione. Meno spesso si è analizzata la difficoltà insita nell’adottare codici di comunicazione tipici di alcuni canali.
Parlando di rapporti tra generazioni oggi dobbiamo riflettere su come gli strumenti adottati e i loro linguaggi possano favorire od ostacolare il dialogo. Leggendo la frase “Xké 6 🙁 ? Tvb :-x” qualcuno potrebbe pensare di essere incappato in una stringa casuale di caratteri, altri leggerebbero senza difficoltà un “Perché sei triste? Ti voglio
bene. Un bacio per te”.
Ma un giovanissimo troverebbe questo linguaggio già ampiamente superato, e utilizzerebbe espressioni come “LoL” (laughing out loud) per sottolineare un gran divertimento, “Gucci” per indicare che una cosa è bella, TBH (to be honest) per dire onestamente e “XOXO” per chiudere un messaggio in modo affettuoso.
Facile sentirsi analfabeti di fronte a un vocabolario sconosciuto, impossibile azzerare le distanze con le generazioni più giovani che da sempre sviluppano linguaggi propri, anche in funzione distintiva. L’utilizzo dei social accentua le diversità linguistiche, occorre quindi che mentre ci attrezziamo per impadronirci delle competenze tecniche necessarie ad accedere alle principali piattaforme, ci prepariamo anche alla seconda sfida, quella di padroneggiare gli elementi di base della lingua del mondo a cui stiamo approdando.
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