Estate, tempo di spostamenti. Da dove nasce il desiderio di viaggiare e perché non farlo ci fa sentire in gabbia.
Viaggiare è per l’uomo un bisogno vitale, fin da quando è apparso sulla terra. Se già l’homo erectus, 2 milioni di anni fa, era in grado di costruire rudimentali imbarcazioni, è l’homo sapiens ad occupare tutte le terre emerse, lasciandosi l’Africa alle spalle in una migrazione millenaria.
Il Grand Tour e la nascita del turismo odierno
Viaggiare è da sempre una necessità: prima commerciale e poi scientifica: pensiamo, ad esempio, al bisogno di nuove rotte e alla curiosità verso le diverse specie terrestri. Solo nel XVIII secolo si fa strada tra gli intellettuali e gli aristocratici europei l’idea del Grand Tour, un lungo viaggio nel Vecchio Continente per arricchire le conoscenze personali e il bagaglio del sapere. Un itinerario a tempo indefinito che includeva tra le tappe più popolari l’Italia, luogo della cultura per eccellenza. Ed è proprio da qui che nasce il termine turismom mentre, col tempo, il viaggio diventa un fenomeno di massa, favorito oggi da Internet e dai voli no cost.
Viaggiare rende più felici, lo dice la scienza
Chi ama viaggiare l’ha sempre pensato, ma ora una ricerca lo conferma: viaggiare aumenta la felicità, ci rende più saggi, più aperti e più flessibili. A questa conclusione è giunto lo psicologo Thomas Gilovich, della Cornell University (New York), che da anni studia il rapporto tra soldi e felicità. “Compriamo oggetti per essere felici”, spiega. “Ci riusciamo, ma per poco, perché le novità sono eccitanti solo all’inizio, poi diventano un’abitudine”. E l’abitudine è uno dei nemici della felicità. Ma viaggiare, conclude, è un’esperienza fuori dall’ordinario che offre un appagamento più duraturo perché ci connette agli altri in modo ampio e profondo. Lasciando segni indelebili, in grado persino di modificare, o formare, l’identità delle persone.
La filosofia del viaggiatore
Si viaggia per sfuggire alla noia del quotidiano, ma anche per il bisogno di “staccare la spina”, per comunicare con gli altri e per desiderio di conoscenza. Non ultimo, nell’era dei social, per prestigio sociale. La spinta a viaggiare è personale, ma non è mai banale. C’è chi sceglie il trekking in Nepal per amore di avventura e chi la spiaggia “all inclusive”. Chi nel viaggio cerca di ritrovare se stesso, chi vuole scoprire l’altro. Nel suo libro “Perché viaggiamo” Tony Wheeler, il fondatore delle celebri guide Lonely Planet, scrive che siamo tutti contagiati dal wanderlust, la sete del girovagare, e che l’unico modo per placarla è partire. Anche perché, aggiunge, niente ci rende più cara la nostra casa che l’esserne stati lontani.
I benefici di abbandonare la “confort zone”
Viaggiare aumenta l’autostima e la fiducia in se stessi, migliorando, al ritorno, la capacità di affrontare i problemi di tutti i giorni. Apre la mente al diverso, spingendoci a mettere in discussione stereotipi e pregiudizi. Rende modesti perché ci mostra quanto è piccolo il posto che occupiamo al mondo. Aumenta la creatività, anche solo per la necessità di adattarsi a nuovi ambienti e situazioni. Infine sviluppa le capacità cognitive, necessarie per l’organizzazione, per la prenotazione delle diverse tappe e per prevedere soluzioni strategiche anti-imprevisti.
Il turismo è d’argento
Omar Khayyam, poeta ed erudito persiano, una volta ha detto: “La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte”. Non esiste un’età giusta per affrontare un viaggio, come dimostra l’ascesa del Silver Tourism. D’altronde, l’identikit del nuovo turista over 65 lo vede motivato, curioso, con tempo libero e i risparmi a disposizione. L’immagine del pensionato tutto divano e pantofole è sempre più sostituita da quella del viaggiatore alla ricerca di nuove esperienze. Un’attitudine che nemmeno il Covid ha piegato. Lo testimonia anche un sondaggio di Cocooners, la piattaforma web che offre viaggi agli over 60, sempre più tecnologici. Il 44% del campione preferisce un’organizzazione “fai da te”. Solo il 12% è fedele all’agenzia di viaggi, mentre un 16% si affida ai consigli di amici e parenti, con una predilezione per le strutture alberghiere (57%).
© Riproduzione riservata