Elisabetta ha scoperto la sua passione per l’insegnamento grazie al volontariato aiuta i bambini di una casa-famiglia a fare i compiti. Sta per prendere la sua seconda laurea e spiega «Non è difficile studiare da adulti Anzi, può essere più facile»
L’università non ha età. O, per dirla come il maestro Manzi, «non è mai troppo tardi». Elisabetta Bergamaschi ne è la prova vivente: una prima laurea in Economia e Commercio, conseguita quando era già mamma, un’altra, la seconda, da prendere nei prossimi mesi, ormai alla soglia dei 50 anni. «Qualche tempo fa ho scoperto, grazie al volontariato, il mio amore per l’insegnamento. E mi sono detta: “Perché no?”. Sentivo l’esigenza di acquisire strumenti e competenze, che mi permettessero di offrire un servizio migliore ai ragazzi e le ragazze che seguivo. Così, mi sono iscritta a Scienze dell’Educazione e ho ripreso a studiare. Ho sostenuto tutti gli esami e mi sarei già laureata. Peccato che su un Frecciarossa Milano-Roma mi abbiano rubato il trolley, con il portatile dentro: conteneva quattro capitoli pronti della mia tesi. Ne mancava solo uno e l’avrei conclusa. È stato terribile, per molto tempo ho avuto un rifiuto per lo studio, stavo quasi per rinunciare. Ma ora sto ritrovando la motivazione e l’energia, e punto a laurearmi entro la fine dell’anno».
Così, Elisabetta ha ricominciato a scrivere la sua tesi dall’inizio: una tesi sull’evoluzione della scuola, da Gentile ai giorni nostri, su «cosa è cambiato da allora e cosa, invece, purtroppo è rimasto pressoché identico – spiega -. Mi sono resa conto di quanto la nostra scuola stia indietro e di come sarebbe importante che si rinnovasse».
La passione è tanta, insomma, ma il tempo è poco: dedicarsi allo studio non è semplice, con una figlia di 12 anni impegnata nel tennis agonistico, che deve essere accompagnata ad allenamenti, partite e tornei, spesso fuori città: «Mi divido tra il mio lavoro di ricercatrice all’Eurispes e i suoi impegni scolastici e sportivi. Studio quasi sempre la sera tardi e la mattina presto, qualche volta anche la notte. Ma tutto si può fare, basta volerlo». Studiare da adulti ha però anche i suoi vantaggi: «Se è vero che il tempo è di meno, è vero anche che si ha una maggiore consapevolezza di sé e una migliore capacità di individuare i temi principali, i nodi salienti e sintetizzare ed esporre in modo adeguato. Questo rende l’impresa dello studio un po’ più semplice, rispetto a quando si è giovani».
E la memoria non è arrugginita? «Se si è completamente fuori esercizio, perché non si studia da molti anni, ci vuole un po’ di tempo, soprattutto per ritrovare un metodo. Ecco, questo è fondamentale: il metodo. È quello che ho cercato di trasmettere a mia figlia, fin dalle elementari. E anche ai bambini che aiuto nello studio». I bambini sono quelli di una casa-famiglia di Roma, presso la Fondazione Protettorato San Giuseppe, che da tanti anni Elisabetta frequenta come volontaria. Proprio da qui è nata l’esigenza di rimettersi in gioco, di ricominciare a studiare, di tornare all’università.
«In particolare, ho seguito per molto tempo Daniele (nome di fantasia): ogni giorno lo aiutavo a studiare, per prepararlo all’esame di terza media prima e poi, quest’anno, al diploma superiore. Quest’anno ha raggiunto il traguardo, peraltro con ottimi risultati. È stato un percorso bellissimo, in cui ci siamo arricchiti tutti, io per prima. Ho continuato a seguire Daniele nello studio anche dopo che è uscito dalla casa famiglia: grazie al lavoro fatto insieme a tutti quelli che lo hanno sostenuto, oggi vive di nuovo con i suoi genitori. Così, andavo a casa sua, per studiare insieme a lui. E soprattutto con lui, ho scoperto quanto sia bello insegnare. Chissà che con questa laurea non decida di diventare insegnante. Per ora, penso alle tesi, poi penserò al futuro».
Quel che è certo è che Elisabetta non studia per trovare un lavoro, visto che un lavoro ce l’ha da quando è giovane: «Appena diplomata, ho scelto di andare via di casa, quindi ho iniziato subito a lavorare. Solo più tardi mi sono iscritta e Economia: ho sostenuto il primo esame con il pancione, Lucrezia sarebbe nata pochi giorni dopo. È cresciuta vedendomi studiare, è abituata ad avere una mamma alle prese con i libri e con gli esami».
La fatica è tanta, soprattutto all’inizio: «Quando mi sono iscritta all’università la prima volta, non studiavo da più di 5 anni: non è stato facile. Non è questione di età, ma di esercizio e soprattutto, come dicevo, di metodo: una volta riconquistato quello, si apprende con maggiore facilità rispetto a quando si è giovani, anche grazie alla migliore dialettica che si ha da adulti. Certo, non mi presenterei mai a un esame impreparata: nessuno ti fa sconti, neanche un professore più giovane di te. Al contrario, uno studente adulto ben preparato riesce spesso a trasformare l’esame in un bel confronto con l’insegnante. A me è successo molte volte, ma ho visto anche studenti ‘attempati’ bocciati. Forse si erano illusi di potersela cavare solo grazie alla loro età».
Di sicuro, ci vuole tanta buona volontà: «Mi è capitato di affrontare tomi di 500-600 pagine: una bella impresa, dovendosi dividere tra mille impegni. Ma tanto era l’interesse per quello che studiavo e tale il desiderio di acquisire competenze che ritenevo utili, che non ho sofferto più di tanto – assicura Elisabetta -. Sono contenta della mia scelta. Più stanca, ma più ricca».
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