Oltre 970 milioni di potenziali nuovi impieghi e 20 milioni di robot utilizzati nei processi produttivi entro il 2030, grazie alle nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale e al progresso della tecnologia robotica. Gli studi pubblicati tra numeri, dati e possibili scenari
Stiamo assistendo a una trasformazione netta del mondo dell’occupazione, a partire dall’utilizzo sempre più imponente dell’Intelligenza Artificiale, tra problemi etici ed evidente scetticismo. Il quadro lo fornisce un’analisi del McKinsey Global Institute del 2023, il quale afferma che, solo in America, entro il 2030 fino a 800 milioni di posti di lavoro potrebbero essere automatizzati da algoritmi, mentre se ne creerebbero fino a 974 milioni. Il saldo positivo indica che l’IA potrebbe creare più posti di lavoro di quanti ne distruggerà, ma la transizione è difficile e di sicuro richiede un adeguamento delle competenze delle funzioni operative. La frontiera dell’Intelligenza Artificiale, sconfinata ma sempre più vicina, può rappresentare però anche un nuovo punto di partenza per i lavoratori. Settori come la medicina, l’assistenza sanitaria e la finanza stanno già beneficiando dell’applicazione dell’IA. Ad esempio, gli algoritmi possono aiutare i medici nella diagnosi precoce delle malattie oppure ottimizzare gli investimenti finanziari per un consulente. Non solo. L’aiuto dell’intelligenza cibernetica sta imperversando nel settore, antico e manuale, dell’agricoltura con l’ottimizzazione degli impianti di irrigazione, la raccolta automatizzata e il monitoraggio dello stato delle colture.
C’è solo da sciogliere un nodo: la questione etica legata all’utilizzo dell’IA nel settore della creatività. Un algoritmo può generare contenuti originali che imitano lo stile di altri artisti con una tale precisione da rendere difficile distinguerli da opere create da esseri umani, irrompendo con veemenza incontrollata nei lavori d’ingegno, un tempo considerati bastione dell’ingegno e della sensibilità umana. Un dilemma che solleva non pochi dubbi sulla proprietà intellettuale e sulla creatività autentica. Scrittura, disegno, fotografia e arti grafiche: settori che fino a poco tempo fa erano impensabili da automatizzare, ora si trovano ad affrontare una rivoluzione che apre scenari affascinanti e inquietanti al tempo stesso. E la minaccia sembra arrivare da un numero sempre maggiore di software in grado di generare immagini, musica e testi con una qualità sorprendente.
Diffidenza a parte, la prospettiva è quella di una collaborazione sempre più stretta tra uomo e macchina in cui l’Intelligenza Artificiale non si sostituirà all’essere umano, ma ne amplierà le capacità e lo aiuterà a svolgere compiti più complessi.
Dall’algoritmo generativo alla meccanica pura, il mondo del lavoro è destinato a cambiare ancora. Una fotografia del prossimo futuro ce la restituisce l’analisi dell’ultimo rapporto sul lavoro pubblicato nel 2020 dall’Oxford Economics How robots change the world, what automation really means for jobs and productivity (Come i robot cambiano il mondo, cosa significa davvero l’automazione per i posti di lavoro e la produttività ndr). Secondo lo studio, il numero di robot in uso nel mondo del lavoro si è triplicato negli ultimi due decenni, raggiungendo la ragguardevole cifra di 2,25 milioni. Si prevede che questa tendenza continuerà a crescere rapidamente nei prossimi 20 anni, con un possibile aumento fino a 20 milioni di robot utilizzati nei processi produttivi entro il 2030, di cui 14 milioni solo in Cina (con un impatto maggiore nel settore manifatturiero). Una situazione che, di conseguenza, fa sorgere non pochi dubbi sul futuro dell’occupazione. Il rapporto mostra infatti che l’impatto dei robot sulla disoccupazione non sarà uniforme in tutti i paesi e regioni del mondo; gli effetti negativi dell’automazione saranno maggiormente avvertiti nelle regioni a basso reddito. Inoltre, non tutti i lavori correranno lo stesso rischio di subire dei tagli. Le mansioni più vulnerabili sono quelle che prevedono compiti ripetitivi e codificabili, come l’inserimento dati o la gestione di magazzini. Al contrario, le professioni che richiedono inventiva, problem solving e capacità relazionali avranno maggiori probabilità di resistere all’automazione. Eppure, nonostante i timori riguardo alla diminuzione di posti di lavoro a livello globale, il documento sottolinea che l’attuale ondata di automazione avrà come effetto un incremento della produttività e di crescita economica globale, generando nuove opportunità di impiego, soprattutto in cinque settori chiave: sanità, commercio al dettaglio, ospitalità, trasporti e costruzioni e agricoltura.
Per rimanere in tema, non esiste un algoritmo capace di dire con certezza come sarà il mondo del lavoro di domani. Ma una cosa è certa: queste tecnologie offriranno nuove opportunità per chi saprà coglierle. La chiave di tutto rimane la formazione continua, che permette di acquisire le competenze necessarie ad essere competitivi per affrontare il futuro del lavoro.
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