Le indiscrezioni si rincorrono da settimane. Sembra, infatti, che il governo stia lavorando su una bozza di disegno di legge delega inviata già a fine gennaio dalla Commissione tecnica del Ministero del Lavoro. Intanto, arriva la proposta del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”: un Sistema Nazionale Assistenza Anziani.
C’è attesa per il disegno di legge delega sull’assistenza agli anziani non autosufficienti. A presentarlo sarà il governo in base a quanto stabilito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sull’ipotesi di riforma, che secondo indiscrezioni di stampa dovrebbe essere in dirittura d’arrivo, interviene anche il “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” che riunisce circa 50 organizzazioni attive nella tutela dell’anziano, per proporre di realizzare un “Sistema Nazionale Assistenza Anziani”.
Intorno alla riforma, un piccolo “giallo”
Secondo quanto circolato sugli organi di stampa nelle ultime settimane, la Commissione “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza”, istituita presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e presieduta dall’ex ministro della Salute Livia Turco, ha trasmesso già a fine gennaio al governo il documento che contiene i capisaldi della riforma, dedicata in particolare agli over 65 più fragili. Ad illustrarli, la stessa Presidente Turco, in un’intervista a Redattore Sociale..
Promozione dell’invecchiamento attivo ed esigibilità dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS), definiti finalmente con la Legge di Bilancio 2022 mentre fino ad oggi erano stati “liberamente” interpretati da regioni e comuni che, insieme allo Stato, contribuiscono alla spese per le politiche sociali. Ancora, potenziamento e integrazione dei servizi sanitari e sociali per la domiciliarità, rafforzando non solo i distretti sociosanitari ma anche gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) ai quali, peraltro, il PNRR affida l’importante ruolo di contribuire alla piena realizzazione degli investimenti in tema di inclusione e coesione sociale.
Poi, riorganizzazione delle strutture per la residenzialità e semi-residenzialità; sviluppo di forme di coabitazione solidale e di nuove forme di abitare; tutela normativa per la figura del caregiver; predisposizione di piani di assistenza individualizzati per semplificare la comunicazione fra sistema socio-sanitario e famiglie. Il tutto finanziato da risorse pubbliche sul modello tedesco, che prevede una tassa dedicata proprio a finanziare interventi per la non autosufficienza.
Ad oggi, però, dal governo non è ancora arrivata nessuna risposta ufficiale alla proposta della Commissione. Intanto, il Terzo Settore si muove e dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza arriva una proposta in cinque punti.
Una riforma attesa da quasi 4 milioni di anziani, da oltre 20 anni, deve essere “ambiziosa”
Per il Patto, la riforma deve essere all’altezza delle esigenze degli anziani e delle loro famiglie e affrontare ogni snodo del complesso mondo della non autosufficienza: la governance, le risposte fornite e le modalità di finanziamento.
“Siamo all’avvio dell’iter della riforma sulla non autosufficienza, i cui primi atti consisteranno nella presentazione del disegno di legge delega da parte del Governo e nella sua successiva discussione in Parlamento. Occorre fare presto ed unire le forze – evidenziano le organizzazioni del Patto – con l’obiettivo di arrivare ad una riforma, attesa da oltre 20 anni, che sia all’altezza delle esigenze dei 3,8 milioni di anziani non autosufficienti e delle loro famiglie”.
Dalla frammentazione a un solo Sistema Nazionale di Assistenza
Le misure dedicati agli anziani non autosufficienti sono oggi “spezzettate” in servizi sanitari, servizi sociali, agevolazioni economiche non coordinati tra loro; con il risultato che famiglie e caregiver si trovano di fronte ad una “ babele di diverse regole e procedure da seguire”. Per superare questa confusione, il Patto propone di istituire un “Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA)”: attraverso uno stretto coordinamento fra Stato, Regioni e Comuni, deve rappresentare un percorso unico e chiaro di accesso alle prestazioni a sostegno dei quasi 4 milioni di anziani non autosufficienti e delle loro famiglie.
Diverse risposte per diversi bisogni, a partire dalla promozione della domiciliarità della cura
Dai servizi domiciliari a quelli semi-residenziali e residenziali; dalle agevolazioni fiscali ed economiche agli adattamenti delle abitazioni; dai sostegni ai caregiver a quelli agli assistenti familiari, i badanti. Attraverso lo SNA dovrà essere possibile accedere a tutte le risposte desiderate per ogni tipo di non autosufficienza.
Nello stesso tempo, la riforma deve promuovere la permanenza degli anziani al proprio domicilio, riconoscendo la funzione di cura del caregiver familiare e tutelandone il benessere psico-sociale. Come promuovere la domiciliarità della cura? Per il Patto occorre favorire la diffusione sull’intero territorio delle cosiddette “Soluzioni Abitative di Servizio”. Previste anche dal PNRR, sono abitazioni civili – individuali, in coabitazione, condominiali o collettive – che garantiscono sicurezza e qualità alla vita agli anziani. Questo integrando “servizi di supporto alla socialità e alla vita quotidiana, servizi alla persona, ausili tecnologici e tecnologie di assistenza”. Così come occorre rivedere l’organizzazione delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) per assicurare la medesima qualità di vita e appropriatezza delle cure agli anziani residenti.
Percorsi semplici e unitari: un Punto Unico di Accesso nelle Case di Comunità
“È necessario semplificare l’accesso degli anziani all’assistenza pubblica ed evitare che le famiglie debbano – come oggi accade – peregrinare tra una varietà di sportelli, luoghi e sedi. Nello SNA, pertanto – spiega ancora il documento del Patto -, la possibilità di accedere a tutte le risposte pubbliche è definita attraverso una sola valutazione iniziale; è previsto un percorso unitario, chiaro e semplice, all’interno della rete del welfare”.
Ricalcando una proposta contenuta nel documento elaborato dalla Commissione del Ministero del Lavoro, lo SNA prevede dunque un Punto Unico di Accesso (PUA). Dovrà essere collocato presso la Casa della Comunità che, secondo il PNRR, rappresenterà il luogo fisico di accesso h24 alle prestazioni sanitarie per i cittadini più prossimo alla popolazione. Anziani e famiglie potranno così rivolgersi direttamente ad un’equipe specializzata attraverso il PUA che, dopo una sola valutazione iniziale della situazione, li assista a 360 gradi. Dunque, un solo sportello per avere tutte le risposte.
La tutela pubblica della non autosufficienza: nuovi fondi e un contributo economico legato al fabbisogno di assistenza dell’anziano
“La tutela della non autosufficienza – evidenzia il Patto – va riconosciuta quale responsabilità pubblica”. Di conseguenza, con una logica analoga a quella della sanità, anche lo SNA deve fondarsi su un finanziamento pubblico atto ad assicurare il diritto all’assistenza. Necessario, dunque, l’incremento dei fondi pubblici dedicati; in particolare, di quelli per i servizi alla persona (domiciliari, semi-residenziali, residenziali), oggi per le organizzazioni del Patto “palesemente inadeguati a garantire tale diritto”.
La riforma prevede anche l’istituzione di una “Prestazione Universale per la Non Autosufficienza”. Si tratta di un contributo economico universale – spiegano le organizzazioni del Patto – che assorbe l’indennità di accompagnamento e al quale si accede in base esclusivamente al bisogno di cura. “La logica è quella di sostenere le famiglie anche dal punto di vista economico, ma differenziando l’importo in base al fabbisogno assistenziale. Oggi in Italia – segnala infine il Patto -, il contributo economico per gli anziani non autosufficienti è di 520 euro, uguale per tutti; in Germania invece si arriva a 901 euro mensili per chi ha maggiore fabbisogno di assistenza”.
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