Ottimismo e tante cifre nella consueta Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) che rivede gli obiettivi economici e di finanza pubblica dei prossimi anni. Quali novità per le politiche per l’invecchiamento?
Lo scorso 29 settembre il governo ha dato il via libera alla NADEF. La consueta Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza è il documento che indica la strategia e gli obiettivi economici e di finanza pubblica dei prossimi anni. C’è ottimismo sulle prospettive di crescita del Paese, passata la fase acuta dell’emergenza sanitaria. E nella mole di numeri e di percentuali fra cui non è semplice districarsi, il documento indica anche come procederà nei prossimi anni la spesa in politiche per l’invecchiamento. Politiche che nel nostro Paese si possono ricondurre a due grandi contenitori: pensioni e sanità. Inoltre, il disegno di legge che dovrebbe ridisegnare la non autosufficienza viene inserito fra quelli collegati alla Legge di Bilancio 2022.
Più crescita, meno debiti: la NADEF è ottimista
A cosa serve la NADEF? A rivedere il programma economico del Paese definito ad aprile di ogni anno dal Documento di Economia e Finanza. Entro fine settembre, quando dovrebbe essere generalmente presentata al Parlamento, la NADEF dispone infatti di maggiori dati sull’andamento dell’economia. Così come di eventuali osservazioni che arrivano dalle istituzioni europee.
Alla luce, dunque, delle maggiori informazioni disponibili, la NADEF stima un Prodotto Interno Lordo più elevato (+6% nel 2021). Crescita che contribuisce a ridurre il rapporto tra debito pubblico e ricchezza prodotta (dal 155,6% nel 2020 al 153,5% nel 2021), stimato invece in aumento nel DEF di aprile scorso. La crescita del PIL sarà del 4,7% nel 2022, del 2,8% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024. La discesa del rapporto debito/PIL proseguirà per raggiungere il 146,1% nel 2024.
Cosa succederà alla spesa per le pensioni
Dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL aumenta, prima rapidamente, tanto da raggiungere un picco del 17% nel 2020. Poi rallenta nei due anni seguenti, attestandosi al 2022 su un livello pari al 15,7%, e dunque tornando all’incirca ai livelli del 2018, quando era pari al 15,2%. Sicuramente l’andamento della spesa pensionistica – si spiega nella NADEF – è dovuto alla forte contrazione dei livelli del PIL per l’impatto dell’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia a partire da febbraio 2020. Ma è anche condizionato dalle misure previdenziali. Da ultimo, quelle contenute nel D.L. n. 4/2019 come Quota 100. Misure che, favorendo il pensionamento anticipato, determinano per gli anni 2019-2021 un incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati.
E dopo il 2022?
La flessione andrà avanti fino al 2027, anno in cui il rapporto tra spesa pensionistica e PIL raggiunge il 15,3%, anche per il recupero dei posti di lavoro. Nel 2044 si stima il 16,4%. Una dinamica dovuta essenzialmente “all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica”. Ovvero un effetto dovuto all’aumento dei pensionati, solo parzialmente compensato dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento o dalla riduzione degli importi degli assegni per l’applicazione generalizzata del sistema di calcolo contributivo.
Quando andrà a regime la Riforma Dini
A partire dal 2045, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL diminuisce rapidamente portandosi al 15,7% nel 2050 e al 13,2% nel 2070. Su questo andamento influisce sia l’uscita delle generazioni del sistema retributivo sia l’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita.
Dall’emergenza alla nuova normalità: dove va la spesa sanitaria
La spesa sanitaria, dopo avere raggiunto il 7,5% del PIL nel 2020 per le misure sanitarie introdotte per dare immediata risposta all’emergenza Covid-19, scende quest’anno al 7,3%. Ma solo per l’aumento del PIL – sottolinea la NADEF –, poiché la spesa sanitaria crescerà in termini assoluti del 4,8% per l’attuazione della campagna vaccinale e per il potenziamento dei servizi sanitari. Poi, nel biennio 2022-2023 la spesa sanitaria calerà del -2,3% medio annuo per via dei minori oneri connessi alla gestione dell’emergenza epidemiologica. A fine periodo, è prevista una crescita limitata fino al ritorno ad un livello del 6,1% del PIL. Con la prossima Legge di Bilancio 2022-2024 – sottolinea il documento – sarà rafforzato il sistema sanitario nazionale, al fine di migliorare l’accesso alle cure e incoraggiare la prevenzione.
Cosa abbiamo “acquistato” con i soldi destinati alla sanità
In termini assoluti, al settore della sanità sono stati destinati circa 7,4 miliardi nel 2021. Nello specifico è stato finanziato l’acquisto di vaccini anti SARS-Cov2 e farmaci per la cura dei pazienti affetti da Covid-19 (complessivamente 2,8 miliardi nel 2021). Sono state assegnate risorse per 2,5 miliardi nel 2021 per gli interventi di competenza del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19. Per rafforzare il piano strategico nazionale per la somministrazione dei vaccini sono stati previsti complessivamente, per l’anno in corso, oltre 0,7 miliardi. Fondi finalizzati al coinvolgimento nella campagna del personale sanitario e alle attività relative alla logistica, allo stoccaggio e alla somministrazione dei vaccini. Ma anche alle campagne di informazione e sensibilizzazione della popolazione.
Ancora, per l’abbattimento delle liste d’attesa sono state prorogate al 31 dicembre 2021 le disposizioni emanate nel corso del 2020. Disposizioni che consentono ai dirigenti medici e sanitari e al personale del comparto sanità, l’effettuazione di prestazioni aggiuntive; prevedono il reclutamento di altro personale e permettono l’acquisto da privati di prestazioni di specialistica ambulatoriale (0,4 miliardi nel 2021). Sono state infine aumentate le risorse per agevolazioni finanziarie destinate al potenziamento della ricerca e la riconversione industriale del settore biofarmaceutico e alla produzione di nuovi farmaci e vaccini per fronteggiare in ambito nazionale le patologie infettive emergenti (0,2 miliardi nel 2021).
Ma nella NADEF la parola “anziani” compare una volta sola…
Nonostante i tanti numeri ottimistici, scorrendo le 136 pagine della NADEF, si nota che la parola “anziani” compare una sola volta. È nell’elenco dei disegni di legge che saranno collegati alla manovra di bilancio 2022-2024. Fra questi, c’è infatti quello dedicato al “Sistema degli interventi a favore degli anziani non autosufficienti”. Ma – osserva su Huffingtonpost.it Gianmario Gazzi, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali (CNOAS) – “non si aggiunge nulla sul rifinanziamento e il rafforzamento del Piano per la non autosufficienza che scade quest’anno. Il Fondo è strutturale, non soltanto va rifinanziato, ma va rafforzato con risorse aggiuntive che devono trovare spazio nella Legge di Bilancio”.
“La sensazione è che il lungo e importante elenco dei collegati ottemperi agli obblighi del PNRR con riforme da mettere in campo subito e risorse da spendere entro il 2026, ridisegni per queste persone non autonome e spesso sole, un Welfare a progetto o peggio a costo zero. Spenderemo soldi senza un vero progetto complessivo – teme Gazzi –, senza livelli essenziali da raggiungere, senza un quadro di diritti da garantire. La NADEF, insomma non si aggiorna sugli anziani non autosufficienti, anzi, li dimentica”.
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