La pandemia ha completamente mutato il modo di affrontare le giornate, di socializzare, di lavorare, di utilizzare i mezzi per la mobilità ed altro ancora. Tutto questo ha avuto ricadute non positive anche sul settore immobiliare, che sono iniziate e dispiegheranno tutta la loro criticità, purtroppo, nei prossimi mesi.
L’immediatezza, causa il blocco delle attività, ha visto una accentuata morosità ed una maggiore richiesta di rinegoziazione dei canoni di locazione, fatte salve privilegiate eccezioni derivanti dalle cosiddette rendite di posizione, mettendo in discussione, causa anche la pesante tassazione sul settore immobiliare, la redditività del mattone, cosa sulla quale gli Italiani hanno sempre creduto, memori del fatto che i nostri nonni dicevano che è un bene che non tradisce mai.
In questo scenario viene spontaneo l’interrogativo su quale destino potranno avere le centinaia e centinaia di negozi con le serrande abbassate e le vetrine vuote, la moltitudine di immobili ad uso uffici e le migliaia di appartamenti che si sono già liberati e che si libereranno nei mesi a venire per le più articolate e differenti motivazioni.
Una situazione che, con molta probabilità, porterà ad una mutazione dell’attuale assetto urbanistico.
Le Amministrazioni comunali dovranno, giocoforza, aprire una riflessione su questo importante e delicato problema che andrà ad incidere sulla situazione sociale ed economica del territorio e sulle entrate derivanti dalla finanza locale. Gli Enti locali saranno chiamati a giocare di anticipo perché subire passivamente gli accadimenti, senza una visione prospettica, sarebbe un grave errore.
Sperare che il tanto atteso vaccino risolva tutti i problemi rappresenta un altro errore, perché le mutate condizioni sociali hanno inciso in maniera significativa sui comportamenti ed hanno tracciato nuovi sentieri sui quali appare estremamente difficile innestare la retromarcia e tornare come prima.
Un’idea sulla quale, intanto, si potrebbe iniziare a riflettere sarebbe quella di far rinascere, nei centri storici, nei quartieri, nei borghi e centri di antica origine, nelle aree collinari e montane, attività artigianali e commerciali di vicinato quale percorso avente un duplice obiettivo: creare nuove opportunità di lavoro per i giovani e offrire un servizio alla residenzialità, composta in una buona percentuale da soggetti di una certa età che possono avere problemi di mobilità.
Per stimolare la rigenerazione di queste realtà produttive, sarà necessaria una triangolazione che veda:
– lo Stato agire per una tassazione meno onerosa sulle imprese e sui redditi immobiliari;
– gli Enti locali agire, con agevolazioni di ogni tipo, in prima fila quelle sulla finanza locale;
– la proprietà immobiliare, grazie ad una minore imposizione fiscale, impegnarsi nel chiedere canoni di locazione maggiormente sopportabili da parte delle imprese, del mondo delle professioni e dei conduttori di abitazioni, siano essi soggetti di una certa età o giovani coppie.
Per quanto riguarda il fenomeno dell’eccesso di turismo, ora scomparso, e che non pochi problemi ha creato alle città, in particolare a quelle d’arte, sarà necessario che le Amministrazioni comunali colgano il forte calo dei flussi turistici per riorganizzare il territorio e la sua offerta ricettiva e ristorativa, perseguendo la formula del: meno offerta – maggiore qualità.
Il suggerimento è quello di agire subito. Attendere le evoluzioni della ricerca in campo scientifico non potrà che aumentare l’attuale situazione di disagio sociale ed economico.
Giorgio Sartori – Presidente 50&Più Verona
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