Ho letto che un pronunciamento della Corte di Cassazione ha dato il via libera alla rinegoziazione dei canoni di locazione a seguito all’emergenza Covid ed alle misure introdotte dal Governo nel corso degli ultimi mesi.
Il Tribunale di Roma, con un’ordinanza datata 27 agosto 2020, ha dato ragione a un ristoratore, che, con un ricorso d’urgenza, aveva chiesto sia di ridurre il canone di locazione per i mesi di chiusura forzata causa la pandemia, sia, soprattutto, che la proprietà non facesse scattare la fideiussione versata come garanzia degli obblighi contrattuali.
A fronte di questa situazione emergenziale si deve rilevare che sembra ancora vigente la norma sui valori minimi dei canoni di locazione, introdotta con la legge finanziaria 2005 n.344 del 30 dicembre 2004, la quale consente di escludere accertamenti fiscali automatici da parte dell’agenzia delle entrate. L’obiettivo di questa norma, emessa in “tempi di normalità sanitaria”, era quello di colpire l’ omissione di materia imponibile al fine di pagare imposte ridotte e, inoltre, per evitare canoni al di sotto del valore immobiliare del locale in affitto.
I valori di riferimento vengono pubblicati dall’Agenzia delle entrate nella parte dedicata all’ O.M.I. – osservatorio mercato immobiliare, che viene aggiornato con cadenza semestrale.
Non mi è dato di capire, considerata l’eccessiva pletora di norme inserite nei mensili decreti Covid-19, non ultimo quello sul rilancio, se la disposizione sui valori minimi contrattuali è stata sospesa o soppressa. Se fosse tuttora vigente, striderebbe con la Giurisprudenza e getterebbe nella confusione ed incertezza la proprietà immobiliare, coloro che assistono il Contribuente nel pesante e difficile rapporto con il Fisco, in prima battuta il nostro Caf 50&Più e le stesse Agenzie delle entrate.
Giorgio Sartori – Presidente 50&Più Verona
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