È terminata ieri a Roma la quarta valutazione del MIPAA, il Madrid International Plain of Action on Ageing. A vent’anni dalla promulgazione del primo Piano d’Azione Internazionale sull’Invecchiamento, l’Italia ha ospitato l’ultima Conferenza Ministeriale per la sua revisione quinquennale. Anche 50&Più era presente.
Lotta all’esclusione, agli abusi, all’ageismo, all’emarginazione; condivisione di buone pratiche; tutela dei diritti degli anziani; transizione demografica; sviluppo sostenibile; politiche per l’invecchiamento attivo, caregiving informale e assistenza sanitaria; ingresso degli anziani in una società sempre più digitalizzata; silver economy: sono solo una parte degli argomenti affrontati durante le giornate del MIPAA, la conferenza ministeriale per il Piano di Azione Internazionale sull’Invecchiamento organizzata dall’UNECE, la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite.
Questa volta è stata l’Italia ad ospitare i lavori, dal 15 al 17 giugno, con la guida e il coordinamento della ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti. Il nostro Paese, dopo tutto, è quello che si potrebbe definire una sede “naturale” visto che può contare su un primato: oltre 13 milioni di over 65. Con questa demografia possiamo rappresentare un laboratorio privilegiato (e forse anche obbligato) per avviare strategie e sostenere un importante cambiamento culturale sul tema della vecchiaia. «Abbiamo quasi un dovere anagrafico – ha detto Monsignor Vincenzo Paglia a margine del suo intervento nella seconda giornata di lavori –. Siamo un ambiente di sperimentazione perfetto grazie alla numerosità dei nostri anziani».
Il Joint Forum, un legame tra società civile e scienza prima del MIPAA
Se il XX secolo verrà ricordato come il momento dell’esplosione demografica, il XXI rischia di esserlo come quello del cosiddetto “longevity shock”. È vero: viviamo di più, invecchiamo meglio, ma è anche vero che la struttura familiare sta cambiando. Aumentano le diseguaglianze sociali, mentre le migrazioni e il cambiamento climatico stanno modificando il volto del pianeta.
È in atto una complessa transizione demografica in uno scenario pandemico che ha messo a nudo ogni fragilità e precarietà sociale del mondo anziano. Come affrontare allora l’impatto dell’invecchiamento e migliorare l’aspettativa di vita non solo di chi invecchia oggi ma anche di chi lo farà in futuro? Quando si parla di problemi legati al trascorrere degli anni, infatti, non bisogna affrontare “solo” aspetti come pensioni, turn over lavorativo, assistenza sanitaria. È invece necessario allargare la platea degli attori interessati al tema, dalla politica alla società civile, per favorire un approccio intergenerazionale e intersettoriale all’anzianità.
Per promuovere una migliore risposta “dal basso” e coinvolgere più soggetti possibili, i lavori della Conferenza Ministeriale sono stati preceduti il 15 giugno da un Forum congiunto di società civile e ricerca scientifica: Una vita appagante lungo tutto il corso della vita-Uno sforzo congiunto della società civile e del mondo della ricerca nella definizione delle politiche. Il Joint Forum ha riunito membri delle ONG e della comunità di ricerca in tutta la regione UNECE.
È la prima volta, nell’ambito del Piano di Madrid, che la società indica alla scienza verso quale direzione procedere, quali strade intraprendere sull’anzianità. Questo ha prodotto, in modo diretto, una dichiarazione congiunta che può dare elementi utili ai politici per descrivere e affrontare la realtà e, in modo indiretto, una forma di ricerca partecipativa che può ridurre discrepanze e disuguaglianze.
La dichiarazione del Joint Forum – attraverso oltre 30 punti – affronta gli obbiettivi raggiunti e mancati dal MIPAA, suggerisce percorsi e strumenti per perseguire un maggiore rispetto dei diritti in terza età, promuove l’invecchiamento attivo e la partecipazione degli anziani, sostiene la necessità di garantire un accesso equo alle cure e al sostegno dei caregiver, incentiva il dibattito sull’invecchiamento, traccia gli scenari futuri con particolare riferimento alle emergenze da risolvere (lotta all’ageismo, al digital divide, etc.).
Dopo questa quarta revisione del MIPAA, Scienza e Società Civile si sono quindi impegnate ad intensificare il loro coinvolgimento e dialogo dandosi appuntamento al prossimo incontro tra altri cinque anni. Ma soprattutto hanno invitato i governi a sostenere la stesura di una Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti degli anziani. Solo questo potrebbe garantire un’equa applicazione dei diritti umani universali in età avanzata sia a livello nazionale che mondiale.
Cosa è cambiato con MIPAA +20 e cosa cambierà in futuro
Con questo nuovo ciclo di consultazioni a Roma il MIPAA ha dato voce a tutti quei governi che sono interessati all’invecchiamento all’interno di un contesto economico e sociale che non vuole perdere di vista i diritti degli anziani e che intende riconoscerne il contributo e sottolinearne le aspettative. Questa è una delle novità e, contemporaneamente, il filo rosso che unisce tutti i trattati che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni.
Sostenendo la parità di genere, le pari opportunità e la fruizione dei diritti, la Conferenza Ministeriale UNECE ha generato una dichiarazione capace di dare alla politica elementi per interpretare la realtà odierna in materia di invecchiamento attivo, proprio in un momento in cui è più forte questa esigenza di tutelare chi è più fragile.
Il concetto di invecchiamento attivo è stato parte integrante del MIPAA sin dalle sue origini. All’inizio si usava per indicare quasi esclusivamente il prolungamento della vita lavorativa. Poi, negli ultimi anni si è verificato un cambiamento nell’approccio grazie alla presa in carico di tanti altri aspetti collegati alla terza età. Perché oggi «l’obiettivo principale dell’invecchiamento attivo – come ha sottolineato Andrea Principi, ricercatore dell’INRCA e uno dei principali relatori del MIPAA – è migliorare le condizioni di vita delle persone, incrementarne l’aspettativa di vita, ridurre la spesa pubblica nella sanità, aumentare l’autovalutazione positiva della propria esistenza». L’invecchiamento attivo rappresenta, dunque, un’opportunità per fondere sviluppo economico e rispetto dei diritti umani. Perché la società è più forte quando le persone anziane hanno un ruolo maggiormente attivo.
La Conferenza si è conclusa con l’adozione della dichiarazione che ha riconfermato l’impegno dei Paesi per attuare il Piano internazionale di Azione di Madrid sull’invecchiamento e la relativa strategia di attuazione regionale (MIPAA/RIS). Negli ultimi 5 anni sono stati raggiunti progressi significativi nel riconoscimento delle potenzialità delle persone anziane, nell’incoraggiare una vita lavorativa più lunga, nell’assicurare un invecchiamento dignitoso. Rimangono molte sfide ancora aperte e riguardano la protezione sociale, le cure a lungo termine, il mercato del lavoro: servono maggiori progressi nella promozione della salute, nella partecipazione delle persone anziane ai processi decisionali, nella creazione di ambienti a misura di anziano, nella solidarietà intergenerazionale, nella lotta all’ageismo, nel riconoscere il ruolo delle persone anziane in situazioni di emergenza e conflitto.
50&Più alla Conferenza Ministeriale UNECE
Ma le giornate dedicate al MIPAA sono state l’occasione per condividere esperienze, parlare di progetti, proporre idee sul tema dell’invecchiamento attivo, raccontare cosa fanno le associazioni e la società civile per gli anziani.
50&Più ha partecipato sia al contest video indetto per l’occasione da AGE Platform Europe su quanto fanno le associazioni per sostenere e incentivare l’invecchiamento attivo sia alla poster exhibition sui progetti realizzati in tempo di Covid in aiuto della popolazione anziana.
Mentre il cortometraggio si è aggiudicato la possibilità di essere proiettato insieme ad altri nove vincitori nelle aree adiacenti la sala conferenze, la poster exhibition di 50&Più ha raccontato l’esperienza e i risultati di “Zoom-I Webinar di Spazio50” nel contrasto al digital divide.
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