C’è un disturbo vascolare noto sin dall’antichità, eppure legato a doppio filo con due degli aspetti tipici dei nostri tempi, in cui si vive a lungo e si conduce una vita comoda. Parliamo delle varici, o vene varicose, che in Europa riguardano il 10-20% della popolazione, soprattutto dopo i 40 anni e con un’incidenza tre volte maggiore fra le donne.
CHE COSA SONO?
Si tratta di vene superficiali delle gambe che assumono un tipico aspetto dilatato e tortuoso e nelle quali la circolazione del sangue risulta alterata e difficoltosa. Perché ciò accade? Le pareti dei vasi sanguigni cedono, si allargano e si allungano con un andamento tortuoso; le valvole all’interno dei vasi che normalmente regolano il flusso del sangue, impedendone il deflusso verso il basso, iniziano a funzionare male, e il sangue per effetto della gravità tende quindi ad accumularsi nei vasi venosi della parte inferiore delle gambe. Talvolta le varici sono una delle manifestazioni della più ampia malattia venosa cronica, o insufficienza venosa cronica, e possono accompagnarsi alle teleangectasie (i cosiddetti “capillari” in evidenza, che hanno una valenza soprattutto antiestetica). Solitamente il fenomeno riguarda la più lunga fra le nostre vene superficiali, la safena, che si estende dalla caviglia all’inguine, e le vene ad essa collegate.
I SINTOMI
Non sempre le vene varicose danno sintomi evidenti, talvolta sono molto visibili ma non arrecano fastidio, altre al contrario si associano a una sensazione di pesantezza delle gambe, al prurito e gonfiore delle caviglie quando si sta in piedi, crampi, formicolii e difficoltà a stare fermi in condizioni di riposo o nel sonno. In genere danno dolore solo in condizione particolari, come quando si forma una trombosi (con l’infiammazione e la formazione di coaguli di sangue).
LE TERAPIE
Che cosa si può fare per alleviare i sintomi e prevenire le complicanze delle vene varicose? Innanzitutto non sottovalutare ciò che a volte ci appare come un problema meramente estetico: una visita e il parere del medico non guasteranno. Lo specialista potrà prescrivere un esame diagnostico più approfondito come l’ecocolordoppler per valutare l’anatomia e la funzionalità dei vasi sanguigni, identificare eventuali trombi e osservare il flusso di sangue. Se la situazione non è complicata si potrà adottare un metodo non invasivo come l’uso di calze elastiche, che comprimono gradualmente le vene. Ci sono poi farmaci da assumere per bocca per proteggere i vasi e farmaci da applicare localmente per attenuare i sintomi. Quando invece la compressione non basta, si può intervenire con due strategie. La prima è chiudere la vena dilatata tramite l’iniezione di sostanze sclerosanti (terapia sclerosante) oppure l’ablazione con laser o radiofrequenza. La seconda è rimuovere chirurgicamente la vena patologica, tutta o in parte, praticando delle piccole incisioni e “sfilando” il vaso dilatato (stripping). Sarà il chirurgo a valutare se rimuovere la vena o se cercare di preservarla. L’intervento serve a risolvere la situazione ma non a prevenire la formazione di altre vene varicose.
I FATTORI DI RISCHIO (E DI PREVENZIONE)
Chi ha sperimentato le vene varicose spesso lo sa bene: la familiarità conta, insieme alla genetica, all’età, al sesso (le donne sono molto più esposte) e ai fattori ormonali (livelli elevati di estrogeni, gli ormoni femminili, sono legati ad un rilassamento delle pareti dei vasi; inoltre, non di rado le vene varicose compaiono in gravidanza). In una certa misura, poi, influiscono anche fattori modificabili, legati cioè ai comportamenti e alle abitudini. Conoscerli permette non solo di comprendere meglio la problematica, ma anche di mettere in atto le strategie che abbiamo a disposizione per prevenire le varici. La sedentarietà, la postazione eretta prolungata (ortostatismo) e il sovrappeso, in particolare, possono facilitare il ristagno e la cattiva circolazione del sangue dai piedi verso il cuore, facilitando l’insorgenza delle vene varicose nei soggetti predisposti. L’esposizione prolungata degli arti inferiori al calore contribuisce alla dilatazione dei vasi. Anche l’alimentazione può giocare una parte da tenere in considerazione: una dieta ricca di frutta e verdura, oltre a favorire il controllo del peso, permette di assumere i micronutrienti (vitamine e flavonoidi) ad azione antiossidante che aiutano a preservare i vasi sanguigni.
L’importanza di un intestino in salute
Anche la stitichezza c’entra con la prevenzione delle vene varicose. Come? Può contribuire a ostacolare il ritorno venoso con l’aumento della pressione a livello addominale e un rallentamento del flusso sanguigno in quest’area. Bene quindi favorire il transito intestinale bevendo almeno 1,5 litri d’acqua al giorno (due litri se la circolazione delle gambe risulta già affaticata), non facendo mancare frutta, verdura e altri alimenti ricchi di acqua e di fibre (legumi, cereali, frutta secca, alimenti integrali). Possono aiutare anche semi di lino e di psillio; meglio invece limitare il consumo di patate, alimenti ricchi di amidi o prodotti che hanno un’azione astringente come il cioccolato.
La vena safena
L’origine del nome “safena” è incerta. Secondo alcune fonti, infatti, deriverebbe dal latino medievale saphena, a sua volta derivante dall’arabo safin, ovvero “nascosta”. Di significato opposto, invece, l’ipotesi etimologica che imputa l’origine al greco safaini, ovvero “facilmente visibile”.
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