La televisione entrò nelle case degli italiani nel 1954 con le prime trasmissioni. Era il 3 gennaio, una data che cambierà per sempre la storia del nostro Paese. D’ora in avanti, infatti, saranno i notiziari e i programmi di varietà a scandire le giornate.
Dopo quel fatidico giorno di gennaio di tanti anni fa, la televisione stabilirà un “prima” e un “dopo”. Le famiglie si ritroveranno sedute a tavola, davanti al piccolo schermo ad ascoltare fatti accaduti. Qualche anno dopo, anche a seguire pubblicità e spettacoli e l’intramontabile Carosello.
Prima della televisione c’era (solo) la radio
Ma prima della TV? Ovviamente c’era la radio. Un’altra storia da raccontare: sono infatti iniziati da poco gli Anni ’20 e una piccola rivoluzione si sta affacciando in Italia, partendo dal quartiere Parioli, a Roma. È la prima trasmissione radiofonica. La voce della violinista Ines Donarelli non segna solo una data, apre uno spartiacque.
“URI (Unione Radiofonica Italiana). 1-RO: Stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana per il servizio delle radioaudizioni circolari. Il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto “Opera 7”, I e II tempo”: è questo il primo messaggio trasmesso.
Le voci di Vittorio de Sica e Alberto Sordi fanno invece compagnia e divertono. Trent’anni più tardi, però, a cambiare usi e costumi degli italiani saranno le trasmissioni televisive e i telegiornali.
1954, la televisione soppianta la radio: è lei, la regina degli italiani
E mentre le trasmissioni radiofoniche sono diffuse con regolarità su tre reti nazionali, saranno le trasmissioni televisive e i telegiornali a fare incursione nella vita di milioni di italiani, per mutarne lo stile. È il 3 gennaio del 1954, signori! Inizia lo spettacolo. I programmi durano quasi quattro ore, senza pubblicità. Le trasmissioni iniziano alle 17.30 con La Tv dei ragazzi, s’interrompono per riprendere con il telegiornale alle 20.45 e durano fino alle 23.00.
Le ore 20.45 diventano un appuntamento immancabile nelle case degli italiani: a quell’ora si cena, davanti al televisore, e si ascoltano le notizie. Nasce ora la frase: “Lo hanno detto in televisione” – a significare l’autorevolezza del nuovo medium – che resterà una costante anche nei decenni a venire. Alla fine del ’54 la televisione raggiunge il 58% della popolazione, nel 1961 – invece – il 97% degli italiani.
Dopo Carosello tutti i bambini a letto!
Nel 1957 viene trasmesso Carosello per la prima volta. Un contenitore pubblicitario che mamma Rai immagina per rinunciare alla staticità degli annunci diffusi con la mera lettura di un testo. Siparietti comici, scenette divertenti che tengono incollati grandi e piccoli allo schermo, all’epoca la televisione è ancora solo monopolio di Stato. La prima sigla di Carosello è un brano del repertorio napoletano dell’Ottocento dal titolo Pagliaccio, ma negli anni ce ne sono state diverse.
Sono trascorsi 67 anni dalla prima trasmissione in televisione, dai primi telegiornali. Da allora tante cose sono cambiate: approcci, stili, contenuti. A volte il buonsenso scema e la volgarità regna, a volte si resta esterrefatti dinanzi a tanta meraviglia. Eppure la televisione, nata anche come mezzo per educare oltre che informare, resta un riuscito esperimento di socialità, a partire dalla famiglia.
© Riproduzione riservata