Nel 2018 la rivista Time lo ha inserito tra le 50 persone più influenti al mondo – accanto a Bill e Melinda Gates, ai Nobel James P. Allison e Tasuku Honjo – 01
«Bisognerebbe avere dei programmi universitari governativi che implementino la presenza dei nutrizionisti». A dirlo è Valter Longo, biochimico italiano celebre negli States per via dei suoi studi sull’invecchiamento, che gli sono valsi la menzione della rivista Time quale “guru della longevità”. Oggi Longo è professore di Biogerontologia e direttore dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California – Davis School of Gerontology di Los Angeles, uno dei centri più importanti per la ricerca sull’invecchiamento e sulle malattie correlate all’avanzamento dell’età, dove svolge ricerca di base nonché ricerca clinica su nutrizione, genetica e invecchiamento.
Ha chiara la stretta connessione tra alimentazione e salute e dice: «Nove anni fa avevamo chiesto 10mila nutrizionisti facendo appello al Governo. Se avessimo avuto 10mila nutrizionisti che seguono i 10 milioni di italiani più malati, avremmo avuto degli effetti enormi».
Corretta alimentazione piuttosto che farmaci?
Non ha senso imbottire tutti di farmaci che, tra l’altro, non vengono neanche dall’Italia. Sono farmaci stranieri. Non che il farmaco non sia necessariamente positivo – ci sono farmaci che sono molto utili -, ma l’idea è di usare l’alimentazione per cercare di minimizzare l’uso dei farmaci. Il che avrebbe bisogno di un vero esercito di professionisti.
Il tema della longevità e dell’alimentazione hanno dunque attinenza. Ma in che modo?
Un topo vive tre anni e dopo un anno e mezzo inizia a sviluppare tumori. Una persona di 80 anni ci mette 40/45 anni a sviluppare tumori. Quindi la longevità ha il controllo su tutto. Ai topi geneticamente modificati non viene mai o quasi mai il cancro, quindi è ovvio che un solo gene riesce ad arginare diverse malattie. L’alimentazione, dunque, è in grado di controllare i geni, che a loro volta controllano l’invecchiamento, che a sua volta controlla le malattie.
Il suo laboratorio è stato il primo ad aver identificato alcuni dei geni coinvolti nel processo di invecchiamento e a dimostrare che la loro inattivazione può ridurre l’incidenza o la progressione di più malattie nei topi e nell’uomo. È questo che vogliamo ottenere? Abbattere l’invecchiamento dell’uomo?
Non userei il verbo abbattere perché sembra che si voglia vivere forever. L’idea è quella di arrivare dove è arrivato Salvatore Caruso, a 110 anni relativamente sano. Si ricordava ancora tutto. Come lui, Emma Morano, 117 anni in relativa salute. Uno del profondo Sud; l’altra, dell’alto Nord. Certo, non abbiamo la garanzia che tutti ci arriveranno, ma sappiamo che possiamo farci arrivare molte più persone di quelle che ci arrivano oggi. Adesso, arrivare a 110 anni sani è ancora una cosa estremamente rara.
Qual è la ricetta per una vita in salute e longeva?
L’over 50, fino a 65 anni, può seguire una dieta pescetariana, basse proteine, tanto cibo, ma principalmente vegano, con pesce un paio di volte alla settimana. Quando si arriva ai 65/70 anni, ci deve essere cambiamento graduale verso una dieta più varia. Più uova, carne bianca, più prodotti derivati dal latte (ad esempio, yogurt e formaggi). Non a caso, Emma Morano mangiava tre uova al giorno e, dopo i 100 anni, assumeva anche cento grammi di carne cruda al giorno.
Perché in età più giovane è consigliata una dieta vegana, mentre varia dopo i 65?
Il sistema diventa sempre più inefficace. Quindi, ad esempio, la sintesi dei muscoli – delle cellule del muscolo – ha bisogno di più aminoacidi, di più proteine. Dunque, il sistema fa molta più fatica: ha bisogno di integrare e necessita di più nutrienti per riuscire a fare ciò che faceva prima con molto meno.
Oggi, con la pandemia in atto, possiamo provare a difenderci dagli attacchi del Covid anche a livello alimentare?
Sicuramente possiamo provare a difenderci, ad esempio, aggiungendo alla Dieta della longevità la dieta mediterranea. Ad esempio, se nella prima dieta c’è pesce un paio di volte alla settimana, nella seconda sono ammessi lo yogurt, formaggi, il pollo e un po’ di carne. Vale a dire che, essendo molto più permissiva, nei momenti di alta esposizione al rischio la persona trarrebbe beneficio dal mangiare un po’ di più che di meno. Soprattutto se è normopeso e senza problemi cardio-metabolici.
Secondo la sua esperienza, c’è attinenza tra alimentazione e l’insorgenza di determinati generi di tumori?
Non c’è dubbio. Esistono molti studi che associano i tipi di dieta all’incidenza dei tumori e, in particolare, di certi tipi di tumori: cancro alla prostata, cancro alla mammella e cancro al colon. Questi sembrano essere quelli più influenzati e, tra l’altro, i più comuni. Quindi, una dieta della longevità, pescetariana, con bassi livelli di proteine – almeno fino ai 65/70 anni -, in base ai nostri studi sembra essere associata a una forte riduzione del rischio di sviluppare tumori.
La sua dieta “Mima Digiuno” in cosa consiste?
Si tratta di cinque giorni di dieta vegana con basse proteine, bassi zuccheri, alti grassi e relativamente alti carboidrati che, però, provengono al 100% da verdure.
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