Per conoscerli uno a uno, occorrerebbe girare il mondo intero. Sono giovani, giovanissimi, che – con costanza e ostinazione – stanno provando a imprimere un passo di svolta al Pianeta: ambientalisti, attivisti. Tutti, e per ragioni diverse, indiscutibilmente solidali
Loro anticipatrice è stata di certo una ragazza come Malala Yousafza, la più giovane attivista Premio Nobel, il cui impegno l’ha resa nota in tutto il mondo. Classe 1997, si è battuta per portare nelle zone più svantaggiate il diritto all’istruzione dopo esser stata lei stessa vittima dei talebani. Come lei, ad altre latitudini e per ragioni diverse, di sicura ispirazione la figura della non meno nota Greta Thunberg, promotrice di un movimento – quello dei “Fridays For Future” – che, dalla Svezia, ha raggiunto ogni angolo del pianeta in nome dello sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico.
Ogni loro singola storia meriterebbe un racconto a sé. Ogni vicenda reca impresso un concetto di futuro che, per la verità, somiglia poco a questo presente. Ma non sono solo storie eclatanti, storie che traghettano milioni di teenager: tra di esse, volti e impegno ignoti, uniti però dallo scopo essenziale del bene comune.
A metterli insieme, ci ha già provato People – il settimanale statunitense -, che ha provato a rintracciare tra le persone comuni dieci esempi di adolescenti che stanno rivoluzionando il mondo attraverso le loro idee. Ma ovvio che sia una lista parziale, come parziale sarà di certo l’elenco di testimonianze che, qui, vi vogliamo proporre.
Si va da Jordan Mittler, adolescente newyorchese che, durante la pandemia, ha tenuto corsi per gli anziani affinché potessero imparare l’uso degli smartphone. Dopo un lungo volontariato in una casa di riposo, ha creato una società – la Mittler Senior Technology – con la quale ha insegnato gratuitamente, a oltre duemila anziani, a districarsi tra FaceTime, Zoom, homebanking e acquisti online.
Dalle nostre parti e fuori dalla cerchia strettamente tecnologica, hanno agito, nella stessa delicata fase, giovani come Aruna Rossi, di Cento (Fe) che, proprio per il suo impegno, è stata premiata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “per la passione con cui si è dedicata, insieme agli amici del gruppo Agesci, al dialogo con gli anziani costretti all’isolamento a causa della pandemia. Il dialogo si è sviluppato nella forma epistolare, dando vita al progetto “Amici di penna” e facendo emergere nell’incontro tra generazioni una grande ricchezza di contenuti e sentimenti”.
Attenti alla sostenibilità ambientale, dunque, promotori dei diritti delle donne, delle minoranze, degli anziani, immaginano un mondo di innovazione e libertà.
E se provi ad ascoltarli, questi giovani, magari anche attraverso radio che danno loro voce – come Radioimmaginaria di Bologna -, il messaggio che emerge è forte e chiaro: non si pongono come giovani che vogliono salvare il Pianeta, quanto piuttosto chi la abita. Non è la Terra a dover essere messa in salvo ma, appunto, la vita, l’umanità. Non a caso, la stessa Radioimmaginaria ha ricevuto anch’essa un riconoscimento dal nostro Capo dello Stato: una realtà ideata dai giovani e che vede stabilmente in campo più di centocinquanta speaker – tutti adolescenti – che, anche durante il periodo di lockdown, non hanno mai smesso di andare in onda.
Come loro, instancabile, l’indiana Licypriya Kangujam, che ha iniziato ad appena otto anni a partecipare ai summit sul clima tant’è che, all’epoca studentessa delle elementari, partecipò appunto alla Cop25 di Madrid. Nel 2019 – oggi ha 12 anni – Licypriya ha vinto il Premio internazionale per la pace dei bambini e si è fatta conoscere per aver manifestato davanti alla sede del Parlamento indiano chiedendo di promulgare una legge sul cambiamento climatico.
Leah Namugerwa, invece, che di anni ne ha 18 anni, è cresciuta in Uganda e ha già partecipato al summit dell’Onu sul clima, che si è tenuto a New York. Per oltre otto mesi, è scesa in piazza a Kampala per chiedere la messa al bando dei sacchetti di plastica. Sua coetanea è Autumn Peltier, impegnata sui temi della salvaguardia dell’acqua. È canadese e sul volto ha impressi meravigliosi i tratti della comunità cui appartiene – quella che risiede nel Wiikwemkoong Unceded Territory: una comunità indigena dell’Ontario -, e ha già avuto a più riprese occasione di confronto anche col Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, su temi legati, appunto, al diritto all’acqua.
Sorelle, di sangue ma anche di impegno civile, le due ragazze indonesiane Melati e Isabel Wijsen. Anche loro, come Leah Namugerwa in Uganda, si occupano di ambiente da quando avevano rispettivamente 10 e 12 anni. Nel 2013 promossero l’iniziativa “Bye bye plastic bags” per eliminare l’uso dei sacchetti di plastica attraverso una campagna di sensibilizzazione che, ad oggi, ha coinvolto più di 16mila studenti in dodici Paesi. Nel 2017 si sono rese promotrici di un’iniziativa dal titolo “One island one voice”, che ha permesso la raccolta di oltre 135 tonnellate di plastica.
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