Il vaccino contro l’herpes zoster potrebbe proteggere anche dal rischio di demenza: lo studio californiano.
Uno studio della Stanford University in California, pubblicato in anteprima sul sito MedRxiv, ha messo in relazione il vaccino contro il virus del cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio” con una minore probabilità di andare incontro a patologie neurodegenerative.
La ricerca
Gli studiosi hanno preso in esame quasi 300 mila soggetti adulti residenti nel Galles, nati fra il 1925 e il 1942, e hanno valutato i certificati di morte e l’assistenza primaria e secondaria ricevuta in vita. È emerso che la percentuale di chi aveva ricevuto il vaccino passava dallo 0,01% dei più anziani al 47,2% di chi era nato negli anni successivi. Inoltre, al crescere dei vaccinati si era ridotto il rischio di demenza del 19,9%. E l’effetto protettivo del vaccino sembrava essere più marcato nelle donne rispetto agli uomini.
Una risposta immunitaria innescata dal vaccino?
L’ipotesi è che il vaccino inneschi una risposta immunitaria che aiuta a ridurre il rischio di demenza. Tuttavia, non è detto che l’effetto non sia solo quello di ritardarne l’insorgenza. Al momento lo studio non può definirsi concluso perché manca una sperimentazione clinica che possa confermare o smentire i risultati ipotizzati con il campione del Galles.
Le cause alla base della demenza restano, quindi, per lo più ignote al momento. E, come ben sappiamo, la ricerca non ha ancora prodotto efficaci metodi di prevenzione. L’ipotesi che possa essere influenzata da agenti infettivi è però fra le più indagate e gli studi sugli Herpesvirus lo dimostrano.
Le prime ipotesi di correlazione fra Herpesvirus e demenze
Negli anni Novanta fu avanzata per la prima volta la possibilità che le infezioni virali potessero contribuire allo sviluppo di patologie neurodegenerative. Un biofisico dell’Università di Manchester, Ruth Itzhaki, trovò tracce di Herpesvirus nei campioni di tessuto cerebrale prelevati dopo la morte di persone con malattia di Alzheimer.
Le differenze di genere
Nel caso dello studio californiano, sono state osservate anche le differenze tra i sottogruppi del campione, visto che il “fuoco di Sant’Antonio” è più comune nelle donne. Proprio nella popolazione femminile, l’effetto protettivo sarebbe risultato più forte nella malattia di Alzheimer, ma non nella demenza vascolare.
“Lo studio è ben fatto, ma non conclusivo”, ha sostenuto l’epidemiologa Maria Glymour dell’Università della California invitando alla cautela. “È proprio l’effetto nelle donne potrebbe mettere in discussione il fatto che esista una relazione causale tra vaccino e demenza. I risultati andrebbero ora confermati da una sperimentazione clinica vera e propria.”
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