Qual è l’atteggiamento degli italiani nei confronti del vaccino e della vaccinazione contro il Covid-19? Vorrebbero essere più informati? E dove l’informazione è giudicata più carente? Le risposte sono arrivate da un’ampia indagine condotta dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) e il Laboratorio Management e Sanità (MeS) dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Sono stati coinvolti 12.322 residenti di tutte le Regioni e Province autonome. La raccolta dati è avvenuta tra il 22 dicembre 2020 ed il 28 gennaio 2021 con l’obiettivo di conoscere quali sono le fonti di informazione relative al virus, quali siano i canali più desiderati e qual è il grado di propensione degli italiani a vaccinarsi contro il Covid-19.
Il vaccino per tornare alla normalità
Il vaccino contro il Covid-19 è il modo più rapido per tornare alla normalità: lo pensa il 69,4% degli italiani, mentre solo l’11,7% non è d’accordo. La fascia di popolazione che più si trova in accordo con tale affermazione è quella sopra i 65 anni (76,3%). Vaccinarsi sì, e il prima possibile. È quello che esprimono oltre 6 italiani su 10. C’è però anche un 17,6% degli italiani che non sembra intenzionato a vaccinarsi.
La fascia di popolazione che più risulta propensa alla vaccinazione è quella sopra i 65 anni (75,4%). Le percentuali di disaccordo maggiori (22,2%) le ritroviamo invece nella popolazione con un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Non solo: quasi 7 over 65 su 10 credono che i rischi legati al Covid-19 siano maggiori degli effetti collaterali del vaccino. Il dato è superiore alla media nazionale (pari al 62,8%). Non si trova d’accordo il 17,6% della popolazione tra i 35 e i 44 anni.
Diffidenza verso le case farmaceutiche
Il vaccino contro il Covid-19 è un grande business per le case farmaceutiche e non c’è da fidarsi. La pensa così il 25,7% della popolazione italiana, ma non è d’accordo con questa affermazione il 42,3% degli italiani. La quota di coloro i quali non sono né in accordo né in disaccordo è quasi un terzo (32%) della popolazione. La fascia di popolazione che più si trova in accordo con tale affermazione è quella con età compresa tra i 45 e i 54 anni (30,1%). Le percentuali di disaccordo maggiori (56,1%) le ritroviamo invece nella popolazione più giovane con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni.
La diffidenza per quasi un italiano su tre (34,6%) deriva dall’affermazione che il vaccino contro il Covid-19 sia stato sviluppato troppo velocemente per essere certi che sia sicuro ed efficace. Analogamente il 35% degli italiani non è d’accordo con questa affermazione. La quota di coloro i quali non sono né in accordo né in disaccordo è pari al 30,3% della popolazione.
I vaccini sono sicuri? Per il 64,5% degli over 65 sì
Il 54,1% della popolazione italiana pensa che i vaccini siano tra i prodotti farmaceutici più sicuri. Solo il 13,8% degli italiani invece non è d’accordo. La fascia di popolazione che maggiormente condivide la prima affermazione è quella sopra i 65 anni (64,5%). Percentuali di disaccordo maggiori (17,5%) le ritroviamo invece nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni.
Il 74,2% della popolazione italiana pensa sia giusto far vaccinare i propri genitori o familiari anziani contro il Covid-19 appena possibile, mentre il 10% degli italiani non sembra d’accordo. La fascia di popolazione che più si trova in accordo con tale affermazione è quella sopra i 65 anni (79,6%). In più, risulta anche la più convinta (pari al 56,1%) a introdurre limitazioni per coloro che, pur potendo, decidono di non vaccinarsi.
E l’informazione? I più informati sono gli over 65
Il 42,7% della popolazione italiana valuta il proprio livello di conoscenze sulla vaccinazione contro il Covid-19 sia buono o ottimo, mentre il 23,3% ritiene di avere conoscenze scarse o sufficienti. Circa 1/3 della popolazione pensa di avere un livello di conoscenze discrete rispetto a questo tema. Tra gli over 65 troviamo la maggior fetta di popolazione che valuta il proprio livello di conoscenze sulla vaccinazione contro il Covid-19 buono o ottimo (48,7%). La più disinformata è la fascia di età tra i 45 e i 54 (26,9%).
Dall’indagine emerge chiaramente che la principale fonte di informazione sul tema Covi-19 è stata sino ad ora la Tv, seguita da internet. Questi due canali di comunicazione superano di gran lunga le altre opzioni di risposta, con uno scarto sulla terza classificata, istituzioni sanitarie, di oltre 20 punti percentuali. Infatti, il 66,6% e il 45,3% degli italiani riconosce la Tv e internet rispettivamente come il primo e secondo canale principale di comunicazione. Il passaparola tra amici e conoscenti risulta all’ultimo posto (5,6%), mentre medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e medici specialisti sono sotto la soglia del 20% (14,5% e 8,5% rispettivamente).
Maggiore informazione dalle istituzioni sanitarie
Alla domanda “da chi vorrebbe maggiori informazioni sul Covid-19”? La popolazione italiana dichiara che vorrebbe maggiori informazioni in prima battuta dalle istituzioni sanitarie (54,6%) e quindi dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta (45,5%), quindi dai medici specialisti (34,5%). Solo il 30,2% della popolazione dice di voler maggiori informazioni dalla Tv e ancor meno da internet (15,3%). Meno del 10% della popolazione dichiara di voler maggiori informazioni da amici e conoscenti, dalla famiglia, da social media e quotidiani.
Più efficacia nella comunicazione
«I dati che abbiamo presentato possono essere molto utili per promuovere azioni a livello locale, regionale e nazionale per convincere la popolazione a vaccinarsi – dichiara la professoressa Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -. Abbiamo ancora il 17% di persone che non intendono vaccinarsi e un ulteriore 17% di indecisi. Comunicazione efficace, logistica adeguata, efficienza e professionalità nel processo di erogazione sono le parole chiave per il successo della campagna vaccinale».
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