L’Intelligenza Artificiale al servizio dei più fragili: il Policlinico Gemelli ha messo a punto un algoritmo per individuare, fra i pazienti che transitano in ospedale, coloro che necessitano di strategie di prevenzione vaccinale “su misura”.
Le persone anziane e con patologie croniche sono sempre più numerose per ragioni demografiche, e perciò occorre proteggerle. Secondo questo principio il Piano Nazionale per la prevenzione vaccinale 2023-2025 sta promuovendo la diffusione capillare dei centri di vaccinazione. Un modo per renderli raggiungibili e fruibili da tutti, mettendo in comunicazione i pazienti più bisognosi con le strutture. Il Policlinico Gemelli ha messo in luce che su 90mila pazienti dimessi all’anno, circa la metà è composta da soggetti potenzialmente fragili (oncologici, diabetici, immunodepressi, trapiantati). Per questi deve essere programmata una protezione vaccinale contro influenza stagionale, Covid, polmonite da pneumococco, herpes zoster e virus respiratorio sinciziale. Pertanto è necessario individuare questi soggetti e coinvolgerli nelle campagne di prevenzione, ed è qui che entra in gioco l’Intelligenza Artificiale in relaziona ai vaccini.
Prevenzione e salute digitale
Un algoritmo di Intelligenza Artificiale messo a punto dal Gemelli e sviluppato nell’ambito del progetto Dare, DigitAi lifelog pRevEntion, è applicato ai registri sanitari elettronici dell’ospedale per individuare i soggetti più a rischio. Questi pazienti sono poi contattati con la proposta di un’offerta vaccinale presso l’ambulatorio ospedaliero, o i centri vaccinali di riferimento della Asl Roma 1 che collabora al progetto.
La fase pilota della sperimentazione appena partita durerà sei mesi e coinvolgerà i pazienti del Centro Malattie Apparato Digerente e gli emodializzati, con l’obiettivo di estendere l’attività a tutti i soggetti in condizioni di fragilità.
Il Programma Ospivax
Già dallo scorso anno, presso il Policlinico, è attivo il programma Ospivax, lanciato dall’Osservatorio italiano prevenzione, che invita alla vaccinazione non solo i pazienti vulnerabili ma anche gli operatori sanitari e i caregiver, in un’ottica di protezione allargata. Se la vaccinazione anti-influenzale va ripetuta una volta l’anno a partire dal mese di ottobre, per i soggetti fortemente immunodepressi potrebbe essere necessaria una somministrazione più frequente (ogni 4 o 6 mesi). Quindi avere un contatto diretto e personalizzato con i centri ospedalieri potrebbe favorire il rispetto delle tempistiche e dunque una maggiore prevenzione, oltre all’abbattimento del rischio di ospedalizzazione a causa di complicazioni evitabili.
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