Sviluppare un vaccino normalmente richiede molti anni di lavoro e grandi investimenti economici. La pandemia da Sars-CoV-2 – il nuovo Coronavirus – ha invece spinto i ricercatori delle case farmaceutiche a lavorare a ritmi serrati per ottenere un vaccino sicuro, efficace e soprattutto disponibile in breve tempo in tutto il mondo.
Gli ingenti investimenti economici degli Stati hanno dato il loro contributo per finanziare la ricerca. L’Ente regolatore europeo – l’EMA, European Medicines Agency – ha fatto il resto, mettendo a punto un processo per monitorare tutti i passi effettuati e stabilendo un livello minimo di efficacia maggiore del 50% per l’immissione dei prodotti sul mercato.
Nessun passaggio, dunque, è stato saltato e nessuna sperimentazione è stata meno rigorosa. L’accelerazione imposta dall’emergenza sanitaria nulla ha tolto alla sicurezza dei vaccini. E i risultati sono stati sorprendenti: in pochi mesi sono stati identificati molti prototipi di vaccino, parte dei quali sono già in fase di sperimentazione. Tre sono quelli attualmente già in uso nell’Unione Europea: Pfizer-Biontech, Moderna, Vaxzevria (ex AstraZeneca). A breve arriverà anche quello della Johnson&Johnson. Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono quelli attualmente in uso e quali in attesa di approvazione.
Pfizer-Biontech, il primo approvato in Europa
È il primo vaccino che è stato approvato in Europa. Viene somministrato con due dosi intervallate da tre settimane e si conserva tra i -90°C e i -60°C. Un frammento di RNA messaggero che contiene le informazioni per produrre la proteina S (spike) viene inserito in nanoparticelle lipidiche che consentono all’RNA messaggero di arrivare intatto nel corpo umano, dove inizia la produzione transitoria della proteina spike. Il corpo umano riconosce la proteina come estranea e attiva la risposta anticorpale senza sviluppare l’infezione e, quindi, la malattia. In questo modo il corpo umano può produrre gli anticorpi da usare per combattere il virus, senza danni, qualora lo incontri.
Moderna, un’altra “arma” anti-Covid a RNA
Basato sulla stessa tecnologia di Pfizer, cioè molecole di RNA in grado di costruire la proteina spike che stimola la produzione di anticorpi, Moderna è arrivato in Italia all’inizio di gennaio. Anche qui non si introduce il virus vero e proprio. Prevede la somministrazione di 2 dosi intervallate da 4 settimane, dai 18 anni in su. Si conserva tra i -25°C e i -15°C.
Vaxzevria (ex AstraZeneca), il vaccino a vettore virale
Il funzionamento e la preparazione di Vaxzevria (ex AstraZeneca) sono diversi. Si basa sul vettore virale, cioè utilizza un virus (dello scimpanzé), innocuo per l’uomo, che funge da navicella per trasportare nelle cellule umane il codice genetico delle proteine della glicoproteina S di SARS CoV-2. L’obiettivo è sempre lo stesso: l’attivazione del sistema immunitario affinché produca anticorpi in grado di combattere il Coronavirus, qualora il corpo umano entri in contatto con esso. L’Italia ha dato il via libera alla somministrazione agli over 65 (esclusi quelli estremamente vulnerabili). Si somministrano due dosi a distanza di un tempo che va da 4 a 12 settimane. La conservazione stabile avviene in frigorifero tra i 2°C e gli 8°C.
Janssen, tutto in un’unica iniezione
Prodotto dalla Johnson&Johnson e autorizzato prima negli Stati Uniti d’America, ad aprile arriva anche in Italia. È l’unico anti-Covid monodose, quindi non ha bisogno di richiamo. Si conserva in frigorifero tra i 2°C e gli 8°C. Anch’esso vaccino a vettore virale, in questo caso l’inoculazione viene trasportata nell’organismo da un adenovirus (umano). Un frammento di DNA corrispondente alla proteina spike viene inserito in un virus, innocuo per l’uomo e opportunamente modificato. Il virus infetta le cellule e il DNA viene così letto e tradotto in proteina, che è l’antigene contro cui si genera la risposta immunitaria.
Sputnik, direttamente dalla Russia
Tra i vaccini già in uso in altre parti del mondo e sotto esame per l’introduzione in Europa vi è quello russo, Sputnik. Il meccanismo di funzionamento è quello dei vaccini vettoriali: indurre la produzione di spike nelle cellule dell’ospite per stimolare la risposta immunitaria. Le due dosi, con 21 giorni tra la prima e il richiamo, vengono veicolate da due diversi adenovirus che trasportano la proteina spike. È prodotto con formulazione congelata (-18 °C) e liofilizzata (tra 2°C e 8°C).
ReiThera, la risposta “made in Italy”
Allo stato attuale in fase avanzata di sperimentazione clinica, il vaccino “made in Italy” di ReiThera segue anch’esso la tecnologia a vettore virale e, salvo particolari problematiche, dovrebbe essere disponibile da settembre.
Come avviene la vaccinazione?
Le persone vengono vaccinate in base a un Piano Strategico Nazionale, tenendo conto di diversi elementi come la fascia d’età e le condizioni di salute, e solo dopo le cosiddette “categorie prioritarie”. Queste sono rappresentate da: personale medico sanitario, scolastico, forze dell’ordine, soggetti con gravi disabilità o vulnerabilità e over 80. Il cittadino può solo decidere se aderire o meno alla campagna vaccinale, ma non può scegliere il tipo di vaccino da farsi iniettare.
Quanto sono efficaci i vaccini?
Se guardiamo all’efficacia in termini di riduzione del rischio di sviluppare le forme più gravi di Covid, i dati disponibili documentano che tutti e tre i vaccini attualmente in uso in Italia hanno la stessa efficacia e scongiurano complicazioni. Da un punto di vista della salute pubblica, quindi, sono efficaci perché riducono il rischio di intasare gli ospedali togliendo spazi e risorse per altre patologie.
I principi in base a cui si valuta l’associazione causa-effetto tra vaccini ed effetti collaterali sono numerosi, rigidi e standardizzati, nell’ottica della prudenza. Se dovesse essere riconosciuta un’associazione causale tra vaccinazione ed effetti collaterali, si prendono provvedimenti drastici, fino a interrompere la vaccinazione stessa. In caso contrario, i lotti di vaccino, prima sospesi, vengono nuovamente rilasciati. Come per i farmaci, la sospensione di lotti è un evento frequente ed è un elemento di garanzia per i cittadini.
La campagna vaccinale è in corso ma siamo ben lontani dall’immunità di gregge globale. Ad oggi infatti è stato somministrato un numero di dosi tale da coprire circa il 4% della popolazione mondiale.
Uno sguardo sul mondo: chi sta vaccinando di più
Con 150.273.292 vaccini effettuati gli Stati Uniti guidano la classifica della somministrazione vaccinale. Stanno somministrando, inoltre, a ritmi più veloci di qualsiasi altro Paese europeo. Seguono Cina, India e UK con 35.014.074 che procede molto spedita. L’Italia occupa la 13esima posizione con 10.199.283 vaccini.
Per quel che riguarda il rapporto tra dosi somministrate e popolazione, Israele che è stata tra i primi a credere nella vaccinazione di massa, risulta in testa con 115.88% (55.29% della popolazione vaccinata), seguita da Emirati Arabi 84.01%, Cile 54.73% e UK 51.58%. L’Italia occupa invece la 21esima posizione: 16.87% di dosi somministrate con il 5,28% della popolazione vaccinata (Fonte: Our World in Data).
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