Quando si va in montagna a 50 anni e più, quali particolari consigli tenere a mente? Cosa fare, e anche cosa assolutamente non fare, quando si va in passeggiata? A cosa prestare attenzione e cosa evitare? Come vestirsi e cosa portare con sé? Ecco alcune raccomandazioni del Club Alpino Italiano (CAI).
Dedicati a coloro che hanno scelto di passare le proprie vacanze al fresco di verdi pinete, rifugi e prati, abbiamo chiesto alcuni consigli al CAI, Club Alpino Italiano. La storica associazione nazionale di alpinisti e appassionati di montagna, fondata da Quintino Sella a Torino nel 1863, conta oggi una fitta ramificazioni di sedi in tutta Italia.
Ne abbiamo parlato con Elio Candussi, il Coordinatore dei gruppi Seniores del Triveneto del CAI, che ci ha spiegato come Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, insieme alla Lombardia, siano le Regioni italiane dove è presente il maggior numero di questi gruppi senior. L’attenzione agli over, poi, la si trova anche sul sito del CAI dove è possibile consultare ulteriori raccomandazioni e manuali, tra cui il libro “Ancora in cammino – escursionismo nella terza età” a cura di Maurizio Carbognin.
Camminare con la testa
“La montagna, come il mare, è affascinante, incantevole nelle sue bellezze – ci racconta Elio Candussi del CAI – ma talvolta sa essere un ambiente molto severo e punitivo verso chi la affronta in modo irresponsabile. Prima di andare in montagna bisogna quindi conoscerla. È saggio analizzare i suoi pericoli e attrezzarsi per tenerli sotto controllo, conoscere i propri limiti personali e valutare i conseguenti rischi che ci si assume. In montagna si cammina prima con la testa e poi con le gambe!”
Comportamenti irresponsabile
“Man mano che la frequentazione con la montagna diventa sempre più semplice, con impianti di risalita che portano senza fatica a 2000 metri e oltre, – mette in guardia Candussi – l’escursionista di città è portato a sottovalutare i rischi perché non conosce la montagna e i suoi pericoli. Tutto sembra facile, accessibile, alla portata di tutti. Si pensa che, mal che vada, col telefonino è possibile chiamare il Soccorso Alpino, che verrà subito a prestare aiuto. Ma occorre tenere bene a mente che non è un’ambulanza, in grado di raggiungere ogni luogo in tempi brevissimi. In un bosco o in una foresta, si è difficilmente visibili dall’alto. Un elicottero del 118 non è un taxi, che va a prelevare l’escursionista incauto solo perché stanco. E soprattutto il comportamento irresponsabile dell’escursionista rischia di distogliere l’attività di soccorso di un infortunato che sta veramente male”.
Fare attenzione
Tra i pericoli oggettivi dell’ambiente montano, il responsabile CAI Seniores ne elenca alcuni tra i principali. “La caduta pietre, provocata da altri escursionisti o da stambecchi al pascolo. Valanghe, ghiaccio, terreno scivoloso a causa di neve o fango. Un percorso ripido che porta affaticamento o un percorso esposto che crea il problema delle vertigini. Ci sono poi pericoli derivanti da vari animali, come vespe, zecche, vipere e processionaria, tralasciando i mammiferi più o meno grossi che invece sono molto rari da incontrare. Anche le rete di copertura dei cellulari non sempre disponibile, può creare qualche difficoltà. Sicuramente possono essere nocive le condizioni meteorologiche avverse, come fulmini e pioggia, freddo o caldo eccessivi, vento e radiazione solare, e la nebbia che crea forte disorientamento”.
Alcune accortezze
Quindi ecco le raccomandazioni del Club Alpino Italiano, date dal Coordinatore dei gruppi Seniores, Elio Candussi. “Per conoscere i pericoli presenti in una certa località, quel determinato giorno, è facile trovare le informazioni su internet. Consultare online i bollettini meteo, i bollettini valanghe, la descrizione dei sentieri CAI e la relativa manualistica. A 2000 metri sul livello del mare, devo poi considerare che l’apporto di ossigeno al sangue è diminuito del 20%, aumenta l’irraggiamento solare e il fabbisogno di liquidi”.
“Quanto al vento – precisa Candussi – devo sapere che se soffia a 50 km/h, la temperatura percepita è di circa 15 gradi inferiore rispetto a quella indicata dal termometro. Di conseguenza, è sempre necessario attrezzarsi con uno zaino, abbigliamento e scarponi, adeguati alla quota e al meteo. Devo essere pronto ad affrontare non solo l’escursione programmata, ma anche tutte le eventuali emergenze che mi possono capitare. Dai cambiamenti improvvisi del tempo, ai piccoli incidenti, come una semplice slogatura, una escoriazione o una puntura d’insetto”.
Più rischi per i senior?
“Il principale pericolo dipende dallo stato di salute di ciascuno – chiarisce ancora Elio Candussi – Il rischio zero non esiste e questi concetti valgono per chiunque frequenti la montagna, indipendentemente dalla sua età. Al giorno d’oggi, sempre più persone vanno in montagna e sempre più numerosi tra loro sono i senior, grazie alle politiche di promozione degli stili di vita attivi come antidoto agli effetti negativi dell’invecchiamento. Vero è che ci sono pericoli aggiuntivi e quindi che bisogna valutare i rischi con accresciuta prudenza”.
“Soggetti più anziani possono essere affetti da patologie come ipertensione, cardiopatie, asma, fragilità dell’articolazione coxo-femorale e del ginocchio, diabete mellito, cataratta, prostatite per i maschi. Diverse di queste patologie si combattono assumendo dei farmaci. Se questi possono avere controindicazioni andando in montagna, sarà sicuramente il proprio medico a saperlo indicare. Facciamo l’esempio degli ipertesi. A 2000 metri di quota o con un gran caldo, la pressione arteriosa può variare molto, quindi occorre modificare la dose del farmaco che si prende solitamente per tenere bassa la pressione”.
Conosci te stesso
Per conclude le raccomandazioni del Club Alpino Italiano, il referente del CAI Seniores, Elio Candussi, ci lascia con una considerazione sulla terza età. “L’invecchiamento non è una malattia. C’è però un processo fisiologico che comporta una diminuzione della prestanza fisica e della resistenza allo sforzo. Rispetto ad un giovane, per un uomo di 65 anni è diminuita ad esempio la vigoria fisica (con una massa muscolare diminuita del 30%). Diminuisce la capacità respiratoria e l’udito, la capacità di concentrazione, la velocità di reazione a improvvisi pericoli, la sensibilità alla sete con rischio di disidratazione. Ogni escursionista anziano dovrebbe quindi imparare a conoscere se stesso e i propri limiti, legati all’età e alle eventuali patologie con cui convive”.
(Foto in galleria: @Elio Candussi e @CAI Seniores)
Alcune foto del Seniores CAI
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