Per molti rappresenta il trampolino di lancio verso un futuro radioso, uno spazio dove coltivare sogni, stringere amicizie che durano tutta la vita e acquisire competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro. Per altri, una tappa obbligata che affrontano condizionati da fattori esterni, dalla famiglia, dai modelli e dagli stereotipi che la società impone. L’università può essere tutto questo e anche il suo contrario, perché molto dipende dall’entusiasmo, dalla volontà e dalla determinazione: ma tutto dipende dalla libertà di essere e di scegliere.
L’università viene presentata, spesso, come una fabbrica dei sogni, un luogo dove ogni desiderio può prendere forma. I genitori, spesso, con le migliori intenzioni, proiettano sui figli un desiderio di riscatto, un’ambizione, spingendoli verso facoltà prestigiose che possano favorire carriere remunerative.
Gli studenti, a loro volta, vedono nel titolo di studio l’unica chiave per il successo. Ma siamo sicuri che questa sia l’unica realtà possibile? L’università non è una garanzia di felicità né un passaporto per il mondo del lavoro. Anzi, può trasformarsi in una incubatrice di ansie e frustrazioni. Le lezioni noiose, gli esami stressanti, la competizione con i compagni: sono solo alcuni degli ingredienti di un cocktail che rischia di inebriare e disorientare i giovani.
Senza tediare i lettori, è doveroso ricordare come il timore di non essere all’altezza e l’angoscia di deludere gli altri abbiano portato a epiloghi anche tragici: secondo l’Istat, il 5% dei 4.000 suicidi annui in Italia è rappresentato proprio dalla fascia dei giovani d’età inferiore ai 24 anni.
Perché frequentare l’università
Frequentare l’università, dicevamo, non equivale ad assicurarsi il successo nel mondo del lavoro – e di questo siamo assolutamente certi – ma rimane un’esperienza fondamentale per la crescita personale e intellettuale. Perché l’università è un luogo dove si impara a pensare in modo critico, a confrontarsi con idee diverse e a sviluppare le proprie capacità. E questo avviene anche perché frequentare l’università non significa solo sedersi tra i banchi, ascoltare la lezione e prepararsi al meglio per un altro esame da ‘mettere sul libretto’, per usare un’espressione cara ai giovani.
Significa anche acquisire la responsabilità e la consapevolezza di intraprendere un percorso che dipende esclusivamente da chi lo avvia. Significa partecipare a eventi e iniziative, entrare a far parte dell’associazionismo, ascoltare le istanze degli altri studenti, vivere il campus e diventare – perché no – megafono di altre voci, fino a intervenire nelle politiche strutturali e dare risposte. È qui che si costruisce la propria identità e si gettano le basi per un futuro, magari non sempre roseo, certo, ma sicuramente più consapevole e autentico.
L’università e i luoghi comuni
Allora, cosa possiamo fare per smontare alcuni dei luoghi comuni sull’università e aiutare i giovani a fare scelte più consapevoli? Innanzitutto, è fondamentale sfatare il mito del successo garantito. L’università non è un percorso lineare e privo di ostacoli. Ci saranno momenti di difficoltà, di scoraggiamento e di incertezza. Ma è proprio attraverso queste esperienze che si impara a crescere e a maturare.
È importante invitare i giovani a riflettere sulle proprie passioni e i propri interessi. Scegliere una facoltà solo perché è considerata prestigiosa è un errore che si paga, e a caro prezzo. Seguire il proprio cuore e costruire un percorso di studi che sia in linea con le proprie aspirazioni è fondamentale. L’università è solo una delle tante tappe della vita, è un’esperienza complessa e articolata, che può regalare grandi soddisfazioni ma anche generare molte perplessità. Sta a noi, come individui e come società, creare un ambiente più accogliente e meno pressante, dove i giovani possano sentirsi liberi di esprimere loro stessi e costruire il proprio futuro.
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