«Che bello sentire la tua voce!». Quante volte ci è capitato di dirlo mentre rispondiamo alla telefonata di un amico o di un famigliare. E non è mai una frase di circostanza. Perché la voce è capace di suscitare emozioni forti e di farci sentire vicine persone lontane.
La voce può addirittura renderci famigliari individui che non abbiamo mai incontrato in vita nostra. Come i conduttori di un programma radiofonico o gli autori dei tanti podcast molto in voga in questo periodo (un esempio fra tutti, le lezioni di storia di Alessandro Barbero).
Lo strapotere che le immagini hanno avuto negli ultimi anni non è riuscito ad eliminare dalla scena la comunicazione attraverso la voce. La radio resiste e anzi trova sempre più stimatori, i podcast (registrazioni audio sui più svariati argomenti) stanno riscuotendo grande successo, i messaggi vocali di WhatsApp spopolano. Insomma se è vero che la nostra società si sta avviando verso una nuova cultura orale, la voce e non solo l’immagine, sarà sempre più protagonista. Abbiamo chiesto al professor Roberto Pani (nella foto accanto), psicologo professore dell’Alma Mater Studiorum, Scuola di Psicologia dell’Università di Bologna, di spiegarci qual è il potere psicologico della voce.
Professore, oggi che molte persone anche anziane sono sempre più costrette a restare a casa, quale conforto può dare l’ascolto di una voce amica?
Da molti anni la nostra società è totalmente invasa da immagini visive. Ma ora la voce sta riacquistando un ruolo importante perché soprattutto nelle condizioni attuali se ne apprezza il potere evocativo. Ascoltando una voce che racconta una storia, per esempio, ci viene lasciata aperta la possibilità di immaginare luoghi, volti e persone. Insomma di fantasticare. Una possibilità che le immagini non danno. Una trasmissione radiofonica o un audiolibro possono scatenare la nostra immaginazione, possono in sostanza farci sognare.
La voce è un segno distintivo di un individuo, ognuno ha il suo timbro e la sua tonalità. Succede a tutti di riconoscere una persona solamente dalla voce. Esiste un legame tra voce e personalità?
Certamente. Basti pensare ad alcuni leader politici del passato che hanno usato la voce come strumento di persuasione adottando un particolare tono pomposo e perentorio per imporsi sugli interlocutori e consegnare l’immagine di uomo forte e potente. Va ricordato poi che la voce è la caratteristica umana che cambia meno nel tempo e che rimane quindi per tutta la vita un tratto caratterizzante dell’individuo.
Quando si invecchia però la voce può subire alcune modifiche…
Sì ed è un peccato. È un aspetto a cui non si presta la dovuta attenzione. Siamo tutti concentrati a preservare la nostra immagine e trascuriamo spesso la salute delle corde vocali. Senza pensare che mantenere un timbro di voce pulito e chiaro rende le persone meno fragili agli occhi degli altri e anche di se stessi.
Secondo lei una voce amica può compensare gli abbracci, le carezze, la vicinanza fisica con le persone a cui si vuole bene di cui in questo periodo si sente così tanto la mancanza?
La voce ha un grande impatto emotivo. Attraverso il tono della voce possiamo percepire molte emozioni, dolci, aggressive risolute, ironiche, sincere. Tutto ciò viene percepito a livello inconscio e può darci grandi benefici, equivalenti a quelli del contatto fisico. Per questo è importante continuare a parlare al telefono con le persone che vivono sole e che non possiamo incontrare per timore di contagiarle. Una voce amica può dare tanto conforto.
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