Secondo uno studio dell’Hope College, in Michigan (Usa), le persone con una vita sessuale soddisfacente dopo i 62 anni hanno una salute cognitiva migliore. Addirittura, sembrerebbero cognitivamente 5 anni più giovani rispetto ai coetanei che coltivano meno questo aspetto.
Lo studio ha coinvolto 1.683 persone di età pari o superiore ai 62 anni e tutte loro hanno partecipato a test cognitivi. L’obiettivo era quello di valutare sei aree principali come la memoria di lavoro; l’attenzione e le abilità visuospaziali. Ne è emerso come avere una vita sessuale soddisfacente dopo i 62 anni produca dopamina, diminuendo lo stress e quindi la formazione di nuovi neuroni nell’ippocampo, quell’area del cervello associata alla memoria. “Le persone con relazioni sessualmente più soddisfacenti possono sperimentare livelli più elevati di dopamina, che sono stati collegati a un miglioramento della memoria nei senior”, si legge sul Journal of Sex Research, rivista scientifica su cui gli autori hanno pubblicato lo studio.
La sessualità dopo i 75 anni
I dati, però, sembrano ancora più incoraggianti per i senior con un’età compresa tra i 75 e i 90 anni. Secondo quanto emerso, infatti, la vita sessuale in questa fase di vita non dev’essere necessariamente soddisfacente, ma è sufficiente che sia frequente. Coloro che riportavano di aver avuto dei rapporti una volta settimana ricevevano punteggi più alti nei test cognitivi.
Sessualità e invecchiamento: ancora troppi tabù
Lo studio sembrerebbe quindi confermare come la salute sessuale sia un aspetto importante di tutte le fasi della vita di una persona. Un messaggio ribadito più volte dall’OMS che, già dal 1975, la definisce una “integrazione di aspetti somatici, affettivi, intellettivi e sociali dell’essere sessuato realizzata in maniera che valorizzi la personalità, la comunicazione e l’amore”. Eppure, il diritto all’intimità sembra venir meno quando si tratta di anzianità e invecchiamento. A livello sociale e culturale, infatti, i senior, vengono spesso raccontati o percepiti senza alcun desiderio sessuale in una vera e propria forma di ageismo. Questi stereotipi si legano da un lato al presupposto che la sessualità sia legata alla procreazione e alla vita coniugale, dall’altro alla narrazione di società che esalta la bellezza dei corpi giovanili e atletici.
I dati contro gli stereotipi
Tuttavia, le statistiche confutano (fortunatamente) il senso comune. Secondo una rassegna condotta da ricercatori italiani, circa un terzo degli anziani intervistati tra i 65 e i 106 anni si dichiara ancora interessato alla sessualità. Anche in quelle occasioni in cui ci sono meno possibilità di coltivarla, indipendentemente dall’età. Mentre secondo quanto riportato dal Censis, che ha intervistato 1.298 anziani italiani, molti di loro si ritengono sessualmente soddisfatti. All’interno del campione, inoltre, il 73,4% degli italiani tra i 61-70 anni e il 39,1% degli ultrasettantenni si dichiarano sessualmente attivi.
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