Una “stanza degli abbracci”, un luogo dove gli anziani ospiti delle case di cura possano abbracciare i loro cari anche in tempi di pandemia, in piena sicurezza. L’idea, non nuova, è già stata sperimentata in altri Paesi come Brasile e Stati Uniti. In Italia i primi a realizzarla sono stati gli operatori del Centro servizi alla persona “Domenico Sartor” di Castelfranco Veneto.
Le “emozioni di un abbraccio”
In concreto la stanza è un unico ambiente separato da uno speciale materiale plastico, morbido e trasparente, attraverso cui è possibile stabilire il contatto fisico – non solo visivo – con i propri familiari. Le due postazioni separate dal muro di plastica, collocate una di fronte all’altra, prendono il nome di “emozioni dell’abbraccio”. Gli abbracci e le strette di mano sono assicurati da speciali guanti inseriti nella parete di plastica nei quali infilare le braccia.
Un esempio per i luoghi di cura
Vicine ma separate, le persone sono così protette da eventuali contagi. E, nello stesso tempo, sperimentano sensazioni ed emozioni in grado di aumentare il livello di benessere psico-fisico.
Il progetto potrebbe essere presto ripreso da altre Rsa, in modo da alleviare la solitudine delle persone anziane all’interno delle case di riposo. Del resto, in questi mesi si è parlato molto di scalfire il senso di solitudine di quegli anziani lontani dalle loro famiglie. Nonostante ospedali, case di cura e Rsa si prodighino per cercare di porvi rimedio, attraverso la tecnologia, si tratta pur sempre di palliativi, che non possono sostituire il calore di una stretta.
Il contatto fisico è importante ad ogni età
Ma il bisogno di contatto fisico non è una necessità solamente per chi è costretto a vivere in una struttura. La pandemia – con l’inevitabile crescita del distanziamento sociale – sta peggiorando la condizione di isolamento a tutte le età. E i governi cercano di porvi rimedio, compatibilmente con la necessità di nuovi lockdown.
Un “compagno di coccole” per i Belgi
È di questi giorni la notizia che in Belgio è nata la figura del “knuffelcontact”, ovvero del “compagno di coccole”. Il primo ministro belga Alexander De Croo, annunciando l’avvio del secondo lockdown, ha spiegato che, tra le nuove regole riguardanti la vita sociale, si prevede la possibilità di invitare a casa un “compagno di coccole”, uno per ogni membro della famiglia. Anche se, naturalmente, non potranno essere presenti più di uno per volta.
Le “bolle di sostegno” per gli Inglesi
Anche la Gran Bretagna ha introdotto un provvedimento analogo. Si tratta dei “support bubble”, o “bolle di sostegno”. Qui, infatti, i single che vivono da soli – o i genitori single con figli minorenni – possono formare una “bolla di sostegno” con un’altra famiglia. Ogni bolla è costituita da un gruppo di persone che mantengono uno stretto contatto fisico tra loro. Le persone che fanno parte di ciascuna bolla possono pernottare nelle rispettive case, visitare insieme luoghi all’aperto, viaggiare nello stessa macchina, senza dover rispettare un rigido distanziamento sociale. Formare una bolla di sostegno significa diventare una famiglia a tutti gli effetti.
Una bolla anche per gli over 70
Ma il governo inglese ha pensato di estendere il provvedimento anche agli over 70, pur nella consapevolezza che si tratti di una categoria maggiormente a rischio. A loro, del resto, si richiedono maggiori precauzioni. Per esempio, si sconsiglia di far parte di una bolla dove sono presenti lavoratori sanitari.
Naturalmente le normali misure di sicurezza devono essere seguite con precisione e possibilmente rafforzate. Pertanto tutti gli appartenenti alla stessa bolla che comprenda eventuali over 70, devono prestare maggiori attenzioni dentro e fuori casa. Incluso mantenere una distanza di almeno 2 metri e osservare adeguate misure igieniche, come il lavaggio frequente delle mani con acqua calda e sapone.
Dopotutto gli esseri umani hanno un naturale bisogno di socialità. La parte della nostra mente deputata alla relazione con gli altri vive il distacco fisico, anche se ineluttabile, come un lutto, una minaccia al proprio equilibrio. L’isolamento non scelto è quindi una condizione innaturale. Mette a rischio la salute fisica e mentale degli individui e rafforzare le relazioni in sicurezza è parte di una strategia efficace nella lotta al virus.
(Immagine di apertura tratta da: Centro Anziani “Domenico Sartor”)
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