Nell’attesa di capire se l’emergenza è ormai alle spalle o se l’abbiamo solo arginata, la domanda è d’obbligo: qual è eredità ci ha lasciato il Covid a livello sanitario? Anche se le competenze digitali continuano a scarseggiare, l’emergenza sta creando una sanità sempre più digitalizzata.
A dircelo è l’ultima ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano sulla Connected Care. Secondo il Rapporto Connected Care ed emergenza sanitaria: cosa abbiamo imparato e cosa fare adesso? se da una parte il Coronavirus ha messo a dura prova la nostra Sanità, dall’altra ha accelerato la trasformazione digitale.
L’accelerazione della telemedicina
Tutto sembra ormai avviato alla rivoluzione, dalle strutture sanitarie al modo di operare dei medici di medicina generale, sino alla comunicazione medico-paziente, con un generale incremento della telemedicina. Ad esempio, oltre il 50% delle strutture sanitarie si è organizzata per consentire ai suoi dipendenti di lavorare in modo più agile. Per fare questo, il 31% delle aziende ha investito in strumenti per lo smart working, mentre il 30% ha persino fornito strumenti mobile al personale.
La riorganizzazione digitale: medici sempre più social
Molti pregiudizi sul digitale sono venuti meno in questa fase. Basti sapere che prima dell’emergenza il 56% dei medici di medicina generale impiegava WhatsApp per comunicare con il paziente, ora – secondo il Rapporto – il 69% di loro pensa di utilizzare in futuro Skype e Zoom oppure delle piattaforme dedicate.
Durante la pandemia, e-mail e WhatsApp sono stati i principali strumenti digitali in mano agli operatori sanitari. Questo perché già prima dell’emergenza ne facevano uso. I medici si sono avvalsi soprattutto di smartphone (72%) e computer portatili (61%), seguiti da Virtual Private Network (60%) e altri strumenti per condividere e archiviare documenti (51%).
Dunque, l’apporto del digitale è stato centrale per aumentare la resilienza del Sistema Sanitario. E lo sarà ancora di più in futuro. La tecnologia ha già fatto la differenza in ogni fase: dalla prevenzione all’accesso, dalla cura e assistenza sino alle decisioni cliniche. Tuttavia, l’emergenza sanitaria appena trascorsa (e ancora non terminata) non ha modificato le linee evolutive verso un modello di cura “connesso”. Al contrario ha messo in luce l’urgenza, il ritardo, la necessità di modificare l’attuale situazione, di diffondere il digitale nella Sanità. Motivo per cui bisognerà accelerare la transizione ad un modello più connesso e sostenibile.
Dal successo dell’Intelligenza Artificiale agli strumenti digitali su cui investire
Dopo il primo impatto, sono soprattutto i medici specialisti a mostrare una particolare attenzione verso l’Intelligenza Artificiale: il 60% ritiene che possa essere fondamentale nelle emergenze; secondo il 59% renderebbe i processi delle aziende sanitarie più efficienti; per il 52% potrebbe aiutare a personalizzare le cure e per il 51% le renderebbe più efficaci; per il 50% ridurrebbe persino la probabilità di errori clinici.
Ma oggi si guarda soprattutto alla diffusione della cartella clinica elettronica. Incrementarne l’uso vorrebbe dire raccogliere dati e informazioni più dettagliate sul paziente. Di conseguenza, bisogna investire in soluzioni di Intelligenza Artificiale che consentano di valorizzare il patrimonio informativo a disposizione.
E i cittadini? Cosa ne pensano della Sanità digitale?
Dopo l’emergenza sanitaria è cresciuto anche l’interesse dei cittadini verso la telemedicina. Così, secondo il Rapporto, 1 su 3 sperimenterebbe una tele-visita con il suo medico generale, il 29% con uno specialista, un altro 29% farebbe un tele-monitoraggio dei parametri clinici e 1 su 4 proverebbe una video chiamata con uno psicologo.
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