La televisione è cambiata di più negli ultimi due-tre lustri che nei precedenti 60 anni. Non solo nell’aspetto, passando dagli ingombranti tubi catodici ai moderni televisori piatti, ma soprattutto per la possibilità di accedere ai più vari servizi aggiuntivi e per le modalità di trasmissione.
La tv è diventata smart, non è più un elettrodomestico bensì un concentrato di elettronica, pronto a nuove e incredibili rivoluzioni tecnologiche. L’evoluzione determinante della tv – più importante quasi del fatidico passaggio dal bianco e nero al colore – iniziò con la proposta di alta definizione analogica attivata in Giappone da Sony. In Italia, ad esempio, il film Giulia e Giulia con Kathleen Turner e Sting fu girato con quelle apparecchiature nel 1986. Poi si continuò con la trasmissione – ovviamente solo ai pochissimi apparecchi in grado di riceverla – dei Mondiali di Calcio di Italia ’90. Rigorosamente in diretta e in alta definizione digitale per la prima volta al mondo.
Dalla TV ieri alla TV di oggi
Successivamente, i miglioramenti nell’ambito della microelettronica permisero negli anni Novanta la digitalizzazione di due sistemi di trasmissione e di ricezione. Si tratta di Pal e Secam (in breve abbandonato), che iniziarono a essere commercializzati alle emittenti e ai consumatori. Nel 1991 nasce come ELG, diventando due anni dopo il Digital Video Broadcasting Project, il consorzio industriale, oggi con più di 270 membri e 35 Paesi aderenti. La mission era quella (e lo è ancora) di ottimizzare il passaggio generalizzato dall’analogico al digitale, emanando gli standard (terrestre, satellitare, via cavo e portatile) della tv del futuro.
Tutti, entro luglio 2012, quando in Italia si è completato il passaggio dalla tv analogica al digitale terrestre, fummo costretti a cambiare televisore o ad affiancare al vecchio apparecchio un decoder. Un vantaggio evidente per il miglioramento della qualità delle immagini e dell’aumento esponenziale del numero di canali a disposizione. Ciascuno di essi, infatti, in digitale occupa una porzione di banda dello spettro radioelettrico di trasmissione molto inferiore.
Un cambio di frequenze per un’enorme mole di dati
Inoltre, nel 2018 il numero di smartphone in Italia ha superato quello delle tv e oggi oltre l’80% degli italiani ne possiede uno o più. Il progressivo aumento del consumo di dati tramite questi device, alimentato ancora più dalla pandemia e prossimamente dall’avvento del 5G, richiede, oltre a investimenti massicci in tecnologie, frequenze da sfruttare al meglio per far viaggiare l’enorme mole di dati che i dispositivi mobili richiedono. E che oggi sono forniti tramite lo standard DVB-GEM, che supporta l’HDTV, il Video-on-demand e l’Internet-TV.
L’apparecchio tv, infine, sta assumendo dimensioni sempre più dilatate. I più venduti vanno dai 40 pollici in su, ma vengono visualizzati da distanze ridotte, il che richiede una qualità d’immagine sempre più elevata. Sono aumentati il numero dei pixel (con il 4k o UHD), la dinamica degli schermi (numero dei colori, luminosità e profondità dei neri con l’HDR) e la velocità di rappresentazione dell’immagine (HFR), il che richiede che un maggior numero di dati venga trasmesso verso le abitazioni.
Digitale terrestre di seconda generazione
Queste necessità e i tagli della banda rendono necessario il nuovo balzo dal DVB-T al DVB-T2, attivato per la prima volta in Gran Bretagna nel 2010. Un cambiamento che diventerà definitivo in Italia il primo gennaio 2023. Il DVB-T, infatti, permette di trasportare su ogni minibanda di 8 Hz un unico canale analogico, cinque programmi a definizione standard e tre in HD (persino qualcuno in più perdendo in qualità).
Mentre il T2, dopo vent’anni di studi, raddoppia il numero di programmi trasmissibili da una stessa frequenza oppure ne migliora sensibilmente la qualità e i contenuti. Non solo, necessita anche di minore potenza per irraggiare un medesimo territorio oppure con la stessa potenza raggiunge una più ampia zona di emissione. E poi mantiene il segnale con più facilità e diminuisce i disturbi al flusso delle immagini o dei dati. Ci piace ricordare che in questo standard europeo c’è un grande lavoro e ben due brevetti esclusivi del Centro Ricerche Rai.
Nuove TV? Ecco il bonus rottamazione e il bonus decoder
La nuova tecnologia però non è compatibile con la precedente, se non per le antenne di ricezione. E il legislatore ha già previsto che tutti gli apparecchi sul mercato dal 22 dicembre 2018 debbano essere attrezzati a ricevere il digitale terrestre di seconda generazione. I molti che hanno un televisore acquistato precedentemente possono controllarne la compatibilità sintonizzandolo sui canali 100 o 200 del digitale terrestre, che evidenzieranno la scritta “Test HEVC Main10” in caso positivo.
In caso negativo possono usufruire fino al 31 dicembre 2022 del bonus rottamazione tv. A fronte dello smaltimento di un televisore pre-2018, infatti, è possibile ottenere uno sconto del 20% fino a un massimo di 100 euro. Questa somma servirà all’acquisto di un nuovo apparecchio a una persona per famiglia (in regola con il pagamento del canone Rai per chi deve versarlo). Basterà semplicemente portare il vecchio apparecchio a un rivenditore aderente all’iniziativa o seguire le indicazioni dei siti di vendita online (Amazon non ha aderito). Più complesso ottenere il bonus tv-decoder fino a 50 euro, legato a un’ISEE famigliare inferiore a 20.000 euro, che vale anche per il nuovo decoder DVB-T2 ed è cumulabile con l’altro fino a 30 €.
Digitale terrestre di seconda generazione: ecco cosa accadrà
Cosa succederà in concreto? Secondo un nuovo calendario i programmi saranno trasmessi in alta definizione, pertanto gli apparecchi non HD saranno inutilizzabili e le emittenti dovranno lasciare la “banda 700”. Questo il calendario che ci porterà a risintonizzare il nostro televisore. Dal 15 novembre al 18 dicembre 2021 la Sardegna; dal 3 gennaio al 15 marzo 2022 Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, province di Trento e Bolzano, Veneto, Friuli, Emilia Romagna. Dall’1 marzo al 15 maggio Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche. Mentre dall’1 maggio al 30 giugno le restanti regioni.
Infine l’1 gennaio 2023, fatti salvi ulteriori slittamenti, avverrà il definitivo passaggio al digitale terrestre di seconda generazione. Un mutamente che obbligherà tutti ad avere una tv compatibile oppure un decoder dedicato. Questo standard dovrebbe essere definitivo, perché, secondo i tecnici, le sue prestazioni sono talmente vicine ai limiti teorici che lo sforzo per implementarlo non sarebbe giustificabile a fronte dell’esiguo vantaggio che ne deriverebbe.
© Riproduzione riservata