Secondo uno studio dell’OMS, i disturbi depressivi colpiscono nel mondo 322 milioni di persone di tutte le età. L’incidenza più alta, però, si registra tra adulti e anziani. La depressione in terza età può portare a non vedere prospettive con il rischio di rinunciare a vivere bene, a mangiare, a fare attività fisica, a curarsi, ad avere una vita sociale. Ne abbiamo parlato con il professor Marco Trabucchi nel suo ultimo webinar.
Un disturbo ancora poco riconosciuto
La depressione è una condizione dell’animo umano che ha profonde conseguenze sulla qualità della vita. Può comparire ad ogni età, con sintomi molto diversi e con una diversa ricaduta sul benessere. Ma si tratta di una condizione che va sempre curata seriamente e non deve mai essere trascurata come potesse scomparire con il tempo. È una malattia e, come molte altre, solo un’attenta cura, con le giuste indicazioni di un medico, permette di riconquistare la normalità, spesso vissuta come un vero e proprio ritorno alla vita. Varie sono le manifestazioni della depressione e solo la loro accurata descrizione permette al medico di fare diagnosi e di definire gli interventi più adeguati, sia sul piano psicologico che farmacologico.
I suoi effetti
La manifestazione più rilevante è la perdita di interesse per la vita e per le situazioni che normalmente provocano piacere come lo stare con gli amici o i famigliari. Talvolta, la persona ritiene di non essere più in grado di “andare avanti”. Ciò comporta la perdita di stima verso sé stessi e ci si ritiene incapaci di affrontare le vicende normali di ogni giorno. Espressione frequente di questo disagio sono gli episodi di pianto, talvolta difficili da contenere, anche in assenza di una causa precisa. La persona depressa, infatti, spesso alla mattina si sveglia particolarmente afflitta da pensieri di tristezza che si accompagnano a pianto.
Possono esserci anche manifestazioni come nervosismo, ansietà, frequente irritabilità, sonno irregolare (svegliarsi presto alla mattina senza la sensazione di essere riposati), difficoltà a concentrarsi. Particolarmente disturbanti sono la perdita di memoria, che talvolta induce a ritenersi affetti da demenza, e le sensazioni dolorose localizzate in varie parti del corpo. Particolarmente rilevante è la sensazione di dolore al capo, che accompagna la persona nel corso della giornata e che non risponde a farmaci specifici per le cefalee. Disturbante è anche la perdita dell’appetito, che può avere conseguenze rilevanti sulla salute somatica.
Depressione in terza età
La depressione nella persona anziana può avere origini diverse, ma non dev’essere associata a un accompagnamento stabile degli anni che passano. In alcuni casi si presenta in assenza di fattori scatenanti, almeno evidenti, e viene definita depressione “maggiore”, legata alla modificazione di alcune sostanza presenti nell’encefalo, i neurotrasmettitori, controllati geneticamente. Di norma queste forme rispondono positivamente ai farmaci quando sono prescritti da un medico competente e ricco di esperienza. Altre volte, e si tratta di condizioni più frequenti, l’origine della depressione è legata alla conseguenza delle malattie croniche, spesso condizioni che pesano sulla vita di tutti i giorni, caratterizzate da sintomi rilevanti (il dolore, le difficoltà respiratorie, il rallentamento della marcia e altri) e anche ai possibili effetti collaterali di alcuni farmaci.
Talvolta, infatti, una malattia cronica limita l’autosufficienza della persona anziana, che soffre per la perdita di libertà e la dipendenza da altri. Ad esempio, la riduzione della vista e dell’udito possono essere fattori che inducono depressione del tono dell’umore perché limitano la libertà dell’anziano. Un altro momento nel corso della vita che può esporre al rischio di depressione è il pensionamento, condizione che comporta spesso un cambiamento radicale dello stile di vita, con riduzione dei contatti sociali e conseguente perdita di stimoli.
La sensazione di perdita
In molti casi, infatti, la depressione è la conseguenza di una perdita, di un lutto, eventi frequenti nelle età avanzate. Non sempre l’anziano è in grado di elaborare da solo una perdita, convivendo con il lutto. Nella vita di coppia la perdita del coniuge può comportare un radicale cambiamento dei ritmi vitali. Per questo ne è maggiormente colpito l’uomo che da vedovo non riesce a ricostruire una vita simile alla precedente. La donna, invece, soffre di meno per il lutto, perché si appoggia al proprio nido, che continua a sviluppare la sua azione protettiva.
La diagnosi
In molti casi il medico di famiglia è in grado di fare una diagnosi, chiarendo le cause e predisponendo adeguati interventi terapeutici. In altre situazioni, invece, è necessaria la collaborazione di uno specialista. Per questo è molto importante mettere il medico nella condizione di capire l’origine dei sintomi. Talvolta, però capita che la persona non ritenga di avere particolari motivi di sofferenza: in queste circostanze il medico dovrà porre domande, alle quali è necessario rispondere con assoluta sincerità, anche se non sempre è facile. Uno dei sintomi più frequenti di depressione, in effetti, è proprio la chiusura in sé stessi e il rifiuto di discutere del proprio sentire. È importante ricordare, però, che chi può contribuire in modo rilevante alla guarigione dalla depressione è la persona che ne soffre. Solo questi, infatti, è in grado di riferire i propri disagi e la profondità di uno stato di sofferenza.
Il trattamento
Ugualmente, l’interessato può scegliere se seguire o meno il trattamento indicato dopo esser stato informato sulla frequenza e la gravità di eventuali sintomi indesiderati provocati dai farmaci. Troppo spesso, infatti, la persona depressa si sottrae dal rispettare le indicazioni, impedendo che le cure prescritte sviluppino la loro potenziale efficacia. Inoltre, in questo modo si impedisce al medico di comprendere l’origine di un eventuale fallimento delle cure, costringendo a inefficaci modifiche del trattamento stesso. Il medico esperto dovrebbe, quindi, al momento della prescrizione, elencare i possibili effetti indesiderati, in modo che il paziente li possa affrontare in maniera informata e serena, anche considerando che il più delle volte l’effetto della terapia sulla sintomatologia depressiva è positivo, ed è quindi più facile tollerare gli eventuali effetti spiacevoli.
Il supporto della famiglia
Un aspetto da non dimenticare per una più efficace guarigione è il coinvolgimento della famiglia e del proprio ambiente di vita. La depressione, infatti, non deve essere interpretata come una condizione che è possibile sconfiggere solo con la buona volontà. Anzi, talvolta, il non sentirsi compreso, o addirittura accusato di cattiva volontà (o di pigrizia), è motivo di ulteriore sofferenza, condizione che riduce le possibilità di guarigione. In queste circostanze è molto importante che il medico sappia considerare l’intero nucleo famigliare, rivolgendo la propria attenzione a tutte le dinamiche, positive o negative, che lo caratterizzano.
È possibile rivedere la registrazione del webinar “Una lotta con la mente: affrontare la depressione in terza età” collegandosi al seguente link.
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