Mercoledì 17 marzo è iniziata la Milano Digital Week, la manifestazione promossa dal Comune di Milano e realizzata da IAB Italia, Cariplo Factory, Hublab e Intesa Sanpaolo.
Un’edizione completamente online a tema “Città Equa e Sostenibile” che parte dalle trasformazioni che negli ultimi 12 mesi hanno interessato il nostro Paese e il mondo intero. “Città Equa e Sostenibile”, infatti, si riferisce a Milano e a tutti quei centri urbani che dovranno delineare nuovi orizzonti economici, sociali e ambientali. Innovazione, inclusività, alfabetizzazione digitale e uguaglianza sono i quattro ingredienti per la ricetta del futuro. E quattro sono anche gli ambiti sui quali si stanno sviluppando gli oltre 650 eventi online, tra conferenze, webinar e talk diretti da più di 200 oratori. Tra questi c’è stato l’incontro “Nonni e nuove tecnologie: un divario da colmare” a cura di Elena Rolandi, psicologa e ricercatrice presso il Laboratorio di Neuropsicologia della Fondazione Golgi Cenci.
La solitudine degli over 65 italiani
E ad aprire l’incontro è stato proprio il direttore della Fondazione, Antonio Guaita, medico geriatra. «La solitudine di cui vorrei parlarvi non è la beata solitudine che ci conquistiamo quando vorremmo stare soli o quando vogliamo prendere una pausa. È la solitudine non scelta che spesso colpisce gli anziani», spiega Guaita. È con i dati alla mano, infatti, che delinea un quadro piuttosto preciso della situazione. «In Italia, il 27,7% degli over 75 dichiara di non avere nessuno da chiamare in caso di bisogno, mentre il 56,8% degli over 65 vive da solo. Sono dati che riflettono due tipologie di solitudine. La prima con una dimensione di effettivo isolamento. La seconda, più soggettiva, che potremmo definire solitudine affollata perché si manifesta quando ci si trova in mezzo agli altri, ma non si riesce a godere di quel tipo di socialità che si desidera o a cui si aspira».
Due tipologie che, secondo il dottor Guaita, sono tra loro strettamente collegate e che si influenzano vicendevolmente con ripercussioni sulla salute degli over 65. «Secondo numerose ricerche scientifiche, la solitudine ha alcune conseguenze negative sullo stato psicofisico di chi la sperimenta. Si va da condizioni di minor autonomia a minori prestazioni visive o uditive, capacità comunicative limitate e una qualità del sonno compromessa. Inoltre, si percepiscono meno sentimenti positivi e aumenta il rischio di demenza», prosegue il dottor Guaita.
L’uso dei social network
Ma, allora, come combattere la solitudine e l’isolamento soprattutto in quest’anno difficile? Secondo la professoressa Emanuela Sala, coordinatrice del progetto Aging in a Networked Society, i social network potrebbero aiutare. «Nel 2018, grazie al finanziamento ricevuto da Fondazione Cariplo, abbiamo avviato un progetto di ricerca che cercava di spiegare com’è invecchiare in una società connessa. Il nostro obiettivo era comprendere le caratteristiche delle reti sociali, sia online che offline, degli anziani e il loro impatto su salute e benessere. E poi volevamo esplorare le modalità d’utilizzo di smartphone e social da parte degli anziani», racconta Sala in questo incontro durante la Milano Digital Week. «I risultati hanno dimostrato come l’utilizzo delle nuove tecnologie fra le persone anziane sia ancora limitato».
«I più connessi sono soprattutto gli anziani “più giovani”, di sesso maschile, che hanno alti livelli di istruzione e godono di ottime condizioni di salute». Secondo alcune ricerche, infatti, l’uso dei social porterebbe loro numerosi benefici. Gli over 65 che utilizzano le nuove tecnologie, infatti, riportano maggiori livelli di soddisfazione per la propria vita e minor solitudine e isolamento sociale sul lungo periodo. «Per questo è importante che i nostri anziani continuino a coltivare queste competenze», ha aggiunto la professoressa Sala. «Lo è anche in questo momento dove, ad esempio, in molte regioni è necessario saper usare la tecnologia per prenotare la somministrazione del vaccino anti-Covid».
Progetti per il futuro: cyber scuola per nonni
È su questi presupposti che la psicologa Elena Rolandi ha spiegato la ricerca avviata da Fondazione Golgi Cenci nei mesi di novembre e dicembre dello scorso anno. Grazie alla collaborazione con alcune scuole della provincia, infatti, gli studenti sono stati coinvolti nello studio della relazione tra nonni e tecnologie. «Abbiamo chiesto ai ragazzi dell’istituto tecnico commerciale e dei licei scientifico, linguistico e delle scienze umane di intervistare i loro nonni e capire quale fosse il loro approccio alle nuove tecnologie. Abbiamo raccolto 513 interviste di persone tra i 60 e 97 anni», ha raccontato Elena Rolandi all’appuntamento della Milano Digital Week.
Una ricerca interessante che ha mostrato come il 40% dei nonni intervistati non abbia alcun tipo di accesso a internet o device digitale. Le motivazioni sono state ricondotte nel 64% a una mancanza di interesse e nel 41% all’incapacità di utilizzare le nuove tecnologie. Ed è da qui che è nata l’idea per la Cyber scuola per nonni che partirà nei prossimi mesi e coinvolgerà proprio i ragazzi del liceo delle scienze umane. Una psicologa esperta di invecchiamento, infatti, terrà un corso a 4 classi in modo che i ragazzi diventino tutor per i propri nonni. La prima parte del corso consisterà in una formazione iniziale sulle competenze di base dove, grazie a una campagna di crowdfunding, saranno anche forniti gli strumenti digitali ai nonni coinvolti. La seconda parte, invece, approfondirà i vari usi del digitale con particolare attenzione alle piattaforme dei servizi e della pubblica amministrazione.
Un progetto educativo, inclusivo e personalizzato sia per ragazzi che per i nonni. «Spesso sono i nonni, in Italia, che si occupano dei nipoti», conclude Elena Rolandi. «Questo sarà anche un modo per i ragazzi di restituire un po’ la cura ricevuta, sperimentando anche una sfida educativa. Ci saranno tante strade quanti saranno i nonni, i ragazzi e i loro bisogni».
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