Il Covid-19 ha portato ad un cambio radicale nelle abitudini dei turisti: viaggiare meno e scegliere mete più vicine, magari all’interno dei confini nazionali. È il turismo di prossimità, un trend in continua crescita
L’esperienza del Coronavirus ci ha cambiati nel profondo. Ci ha fatto rivalutare le cose importanti, ci ha fatto riscrivere la priorità dei nostri valori, invitandoci ad adottare nuovi stili di vita. Ci ha obbligato anche a ripensare al nostro modo di fare turismo e al concetto di globalizzazione. Perché se è vero che, quest’ultima, ci ha dato la possibilità di raggiungere destinazioni lontane grazie alla disponibilità di frequenti scambi tra i paesi, allo stesso tempo, però, ci ha allontanato dalla scoperta di quello che è vicino a casa.
Alzi la mano chi, malgrado possa vantare un passaporto colmo di timbri di ingresso e di uscita in paesi lontani e mete spesso sconosciute, deve però confessare di conoscere ben poco il Belpaese. Ecco, è arrivato il momento di colmare questo gap. E lo si può fare grazie a quello che, nell’ultimo periodo, è diventato molto in voga: il turismo di prossimità.
Il turismo di prossimità
È un nuovo modo di pensare al viaggio, che porta i turisti sempre più verso mete vicine e, se possibile, non affollate. Viaggiare tra i propri confini, nazionali o regionali, dunque, per scoprire ciò che di meraviglioso ci circonda.
Questo modo di concepire il turismo sta assistendo a una grande ripresa per fronteggiare la crisi post pandemia: sono molti gli italiani che hanno optato per questa scelta già nel corso dell’estate 2020, e ancor di più lo saranno quest’anno. Campagne, colline, montagne, natura, borghi sparsi su tutto il territorio italiano: ecco le mete più gettonate della stagione estiva che sta per partire. Una formula che non rappresenta affatto una novità: già negli anni Cinquanta e Sessanta, infatti, aveva reso possibile per molte famiglie viaggiare, cosa che fino ad allora era riservata ai ceti più abbienti.
Le “regole” non scritte del buon viaggiatore
Sono molteplici i fattori che oggi contribuiscono alla rinascita del turismo di prossimità, soprattutto la crisi economica e la paura di viaggiare, che portano ad allontanarsi dalle proprie abitudini. Ma quali sono le regole da seguire per riuscire a vivere questo tipo di vacanza? La prima potrebbe essere quella di partire in periodi non convenzionali, perché facilita soggiorni poco affollati e favorisce il contatto con la popolazione locale. In questo modo si riesce ad ottenere la reale conoscenza del territorio, delle sue usanze e tradizioni: e quanto abbiamo bisogno di riscoprire questi valori dopo i lunghi mesi di isolamento che abbiamo vissuto?
Un’altra caratteristica di questo modo di concepire il turismo è quella della distanza: la meta della vacanza è, infatti, quanto più possibile vicina al proprio domicilio. In questo modo anche i mezzi di trasporto diventano alternativi: addio aereo o traghetto, ci si accontenta delle due ruote, del treno o, perché no, soltanto dei propri piedi.
Il turismo sostenibile
Scegliere mete non troppo lontane rappresenta un vantaggio in primo luogo economico, ma ha anche il merito di diminuire lo stress, i consumi e, soprattutto, di far bene all’ambiente. Il futuro del settore, infatti, è sempre più orientato verso un turismo sostenibile e responsabile. Dimentichiamo di attuare le stesse tipologie delle vacanze pre-pandemia. Adesso i viaggi devono essere ancora più intelligenti e orientati allo “slow travel”, il turismo lento. L’ecosostenibilità, infatti, deve essere al centro delle scelte dei viaggiatori di tutto il mondo. E la natura offre, da questo punto di vista, tutto ciò che un turismo a misura d’uomo e post pandemia dovrebbe offrire: aria buona, distanze ampie, possibilità di camminare ed esplorare territori poco affollati.
Il turismo lento
«Cammina, cammina, che a Roma si arriva. Ma piano piano»: questa frase l’ha sentita spesso pronunciare Magdalena, mentre percorreva la Via Francigena. È partita dal Gran San Bernardo, al confine con la Svizzera, e in un mese e mezzo è arrivata a Roma, percorrendo mille chilometri a piedi. «È stato un viaggio fisico, ma anche interiore – racconta -, ho riflettuto molto sulla mia vita, sono usciti fuori tutti gli scheletri nell’armadio, e piano piano li ho affrontati». Aveva trent’anni quando ha compiuto questo cammino, un’esperienza che, afferma, le ha cambiato la vita. Perché il turismo lento è una forma di viaggio che, come regola base, ci dà la possibilità di prendere il nostro tempo personale. E che ci fa scoprire il territorio, le relazioni umane e anche un po’ noi stessi.
Lo smartrekking
In Lombardia è nata anche un’idea per unire la passione per le escursioni con la necessità di lavorare via remoto. Si chiama “smartrekking”, è stato pensato da Nicola Cortesi ed è un nuovo stile di vita che unisce lo smart working al trekking. Grazie alla diffusione del telelavoro e della banda larga, permette di lavorare anche da rifugi, alpeggi e borghi sperduti. A differenza di un cammino normale, infatti, i cammini di smartrekking sono stati ideati per essere percorribili lavorando da remoto da lunedì a venerdì, all’interno di strutture ricettive dotate di Wi-Fi poste vicino alla partenza di sentieri, e camminando poi di sabato e domenica.
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