Avvengono di giorno e di notte, da un capo all’altro della Penisola. Controlli, pressanti, con l’obiettivo di arginare la diffusione del Covid19. In ogni città, non si può non notarli: posti di blocco sempre più frequenti di Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Locale.
Siamo saliti a bordo di un’auto della Municipale, a Roma, per seguire le loro operazioni. «Andiamo a controllare soprattutto le attività commerciali – ci dice Laura Divona, della Polizia Locale -, verifichiamo se rispettano i nuovi limiti orari (per supermercati e alimentari 8.30/19 Ndr) e se fanno un uso corretto dei Dpi, i cosiddetti dispositivi di protezione individuale. E’ una questione di salute: ne va della sicurezza del personale come dei cittadini che lasciano le loro case per fare la spesa». Mentre scriviamo, le attività che possono restare aperte sono quelle che vengono considerate essenziali: alimentari, farmacie, parafarmacie (che possono avere orario anche più lungo), elettricisti, ferramenta, i meccanici, i negozi di telefonia, quelli che si occupano di assistenza per i computer.
I vigili entrano negli alimentari, controllano, verificano. Nel primo caso, come in altri successivi, accertano il perfetto rispetto della disciplina.
Intanto, fuori, la gente in attesa si dispone in coda rispettando pazientemente le distanze di sicurezza. «C’è meno fila dei giorni scorsi – ci dice uno di essi -. Pian piano chi vende e chi compra si sta abituando a questo nuovo modo di fare la spesa». Mentre camminiamo in compagnia degli operatori della Polizia Locale, un esercente viene notato: sta aprendo la saracinesca della propria vineria. Gli vengono chiesti documenti, le ragioni dell’apertura e ha con sé un’autocertificazione che giustifica lo spostamento. Dichiara alla polizia di «voler semplicemente controllare che tutto sia nella norma in negozio. «Ho timore – spiega – che possano avvenire furti in questi giorni di chiusura obbligatoria».
Ma i controlli non si limitano agli esercizi. «Appureremo se le persone rispettano l’ordinanza e i motivi per cui escono», aggiunge Divona. E le ragioni per le quali si può lasciare casa sono – nel momento in cui scriviamo – ragioni di lavoro, di necessità oppure di salute. Intanto, sono al vaglio nuove restrizioni che potrebbero entrare in vigore già nel weekend.
Avete individuato molti trasgressori?
«All’inizio, soprattutto esercenti che non si erano adeguati alle disposizioni. Meno, gente a piedi che tende a rispettare quanto imposto per decreto».
E in effetti constatiamo, almeno tra gli automobilisti e la gente a piedi, una certa disciplina. In molti hanno un’autocertificazione compilata e dichiarano di spostarsi per lavoro o perché hanno raggiunto la farmacia (e mostrano lo scontrino ai vigili).
«Chi si fa più fatica a ricondurre alle regole è chi continua a praticare attività sportiva all’aperto – continua la dottoressa Divona- . Siamo attivi nei parchi senza recinzioni (quelli recintati sono già chiusi per disposizione del sindaco, Ndr) per far comprendere agli sportivi che vanno mantenute le distanze di sicurezza e di praticare la propria attività nel rispetto della salute propria e altrui. Pensare che non si corrono rischi per il semplice fatto di stare all’aria aperta è un errore».
In totale, nella giornata precedente a quella in cui scriviamo, a Roma sono stati effettuati 25 mila controlli, solo dalla Polizia Municipale.
Pensa che nei prossimi giorni si farà più fatica a far rispettare le regole?
«Ritengo di no – ci dice Laura Divona -. La gente vede che stiamo intensificando i controlli. O almeno lo spero».
Lei ha paura?
«Usiamo tutte le misure di sicurezza, ma è innegabile che una certa apprensione ci sia anche perché ho un papà anziano. So però quanto il nostro lavoro, oggi più che mai, sia indispensabile».
Intanto noi, mentre torniamo a casa, dopo aver lavorato al servizio, veniamo fermati da due pattuglie a distanza di pochi minuti. Prima Polizia e poi Carabinieri: entrambi chiedono documenti e autocertificazione.
I controlli procedono serrati.
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