Un imponente murale di 60 metri sta prendendo forma presso la casa di reclusione di Opera, alle porte di Milano, grazie a un innovativo progetto che vede protagonisti i detenuti prossimi al fine pena.
Sotto la guida esperta dell’artista Carlo Galli, alcuni detenuti stanno trasformando le pareti della struttura in un’opera d’arte che rappresenta molto più di un semplice abbellimento estetico.
Un progetto di inclusione attraverso l’arte
“Superfici dell’Immaginazione”, questo il nome dell’iniziativa, è stato promosso dall’ente no profit Artamica APS, fondato e presieduto da Alessandro Pellarin, con il sostegno della pinacoteca di Brera. Il progetto, infatti, non è solo un’esperienza artistica, ma un potente strumento di reinserimento sociale per i detenuti coinvolti.
I partecipanti, tutti in Articolo 21 – che permette loro di uscire dall’istituto penitenziario con autorizzazione del magistrato di sorveglianza per motivi di lavoro o azioni di reinserimento sociale, con l’obbligo di rientro serale – stanno vivendo un’esperienza che va oltre la semplice realizzazione di un murale.
Un’arte che abbatte le barriere
L’opera trae ispirazione dall’arte “optical” degli Anni ’60, caratterizzandosi per un gioco di strisce bianche e nere che si intrecciano creando un effetto di movimento continuo e illusorio. Questa scelta stilistica non è casuale: rappresenta una profonda riflessione sulla percezione del tempo all’interno del carcere, dove le ore si dilatano, si comprimono e si sovrappongono in un’esperienza sospesa tra attesa e introspezione.
“La bellezza è un valore etico, prima ancora che estetico, che offre modelli di comportamento”, ha sottolineato Angelo Crespi, direttore generale della pinacoteca di Brera, evidenziando come questo progetto di inclusività e resilienza trasformi un laboratorio artistico in un’opera d’arte pubblica di grande significato.
Un percorso di integrazione culturale
Il progetto include anche importanti momenti di arricchimento culturale per i detenuti. Lo scorso 17 marzo, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di visitare la pinacoteca di Brera, accompagnati dallo stesso direttore Crespi, in un’esperienza formativa che ha stimolato la loro creatività, aiutandoli a scoprire nuove fonti di ispirazione.
L’inaugurazione dell’opera è prevista per il 20 maggio, mentre il 26 maggio i detenuti-artisti torneranno a Brera per una “restituzione” del lavoro svolto, presentando il frutto del loro impegno artistico.
Il murale: tecnica e significato
Il murale non è solo una decorazione, ma un vero e proprio linguaggio visivo che trasforma la condizione carceraria in una trama di linee che si stringono, si allungano e si intrecciano, simboleggiando le vite di chi sta scontando una pena. La base dell’opera è già stata realizzata utilizzando un vinile adesivo in strisce bianche e nere, creato anche con tecniche digitali. Su questa base, i detenuti aggiungeranno il proprio lavoro artistico manuale, guidati da cinque lezioni tenute sempre da Carlo Galli.
Il murale sarà esposto in un’area strategica dell’istituto penitenziario: l’ingresso di Opera, dove transitano gli operatori sociali e dove sono previste anche visite di scolaresche, amplificando così il suo impatto educativo e sociale.
I benefici per i detenuti e la società
Questo progetto offre molteplici vantaggi sia per i partecipanti che per la collettività:
– Favorisce l’espressione personale e la rielaborazione delle esperienze vissute
– Sviluppa competenze artistiche potenzialmente utili per il futuro
– Promuove l’inclusione sociale e riduce la distanza tra il mondo carcerario e l’esterno
– Crea un’opportunità di rinascita attraverso l’arte e la cultura
– Sensibilizza la comunità sul tema del reinserimento sociale dei detenuti.
Un ponte tra “dentro e fuori”
“Superfici dell’Immaginazione” rappresenta un significativo tentativo di accorciare le distanze tra il mondo esterno e quello dietro le sbarre, utilizzando l’arte come mezzo di comunicazione universale. Il murale diventa quindi una forma di espressione, che permette ai detenuti di comunicare con la società, rendendo visibili le complessità delle loro vite e trasformando un luogo di pena in uno spazio di riflessione e bellezza.
L’iniziativa dimostra come l’arte possa diventare uno strumento di liberazione e possibilità di riscatto per chi ha vissuto esperienze difficili, offrendo una concreta opportunità di crescita personale e sociale.
Con questo progetto, la casa di reclusione di Opera si conferma aperta a iniziative innovative che promuovono il reinserimento sociale attraverso percorsi culturali e artistici, dimostrando che anche in contesti complessi come quello carcerario, la bellezza e la creatività possono rappresentare una via per il cambiamento e la speranza.
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