Nonni, genitori, nipoti… Per una crescita corretta e armoniosa dei bambini, e poi dei ragazzi, serve una coeducazione tra tutti i membri della famiglia e un graduale inserimento nel tessuto sociale
Il nonno di Mia è sempre in movimento. L’accompagna a scuola, la va a riprendere, fa la spesa, aiuta la nonna in cucina e si occupa di Mia anche mentre fa i compiti. La mamma – che fa l’assistente sociale – ha un lavoro delicato, pagato poco e irrimediabilmente precario. Spesso non c’è, ma il nonno sta con Mia con piacere: «Approfittane – dice alla figlia di ritorno dal lavoro -. Mica so quanto a lungo ci sono… Perciò voglio godermi le mie nipoti». Quella di Mia è una storia come tante, di un tira e molla tra tempi del lavoro che azzannano la vita privata, genitori spesso via e nonni che – dopo una vita di lavoro – non cedono di un passo: sanno quanto sia importante la loro presenza coi bambini. Ne abbiamo parlato con Paola Perucchini, professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione e direttrice vicaria del Dipartimento di Scienze dell’educazione presso l’Università Roma Tre. Sempre più occupati per ragioni di lavoro, i genitori spesso affidano i loro figli – oggi forse più che in passato – alle cure dei nonni.
Professoressa, che genere di contesto crea nel percorso di crescita del bambino e nella relazione tra adulti?
I genitori hanno sempre condiviso le cure per i figli con altri. Trovo l’idea che la cura e la crescita del figlio sia affidata soltanto alla madre o alla madre e al padre, come idilliaca, idealizzata e anche stereotipata. Molti esperti condividono il detto africano “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. La ricerca psicologica ha evidenziato che lo sviluppo dei bambini (cognitivo, emotivo e sociale) avviene nei contesti sociali attraverso l’interazione con gli altri. La guida di adulti desiderosi di sostenere, dirigere e organizzare le attività del bambino è indispensabile e gli permette di mettere in atto comportamenti e realizzare attività sempre più complessi fino a riuscirci da solo (Schaffer 1996). Pertanto i bambini crescono interagendo con altri significativi, siano essi i genitori biologici, adottivi, acquisiti, fratelli, nonni, babysitter, insegnanti, allenatori, ecc. In Italia i nonni hanno avuto sempre un ruolo particolare nell’accudimento dei bambini, almeno in alcuni gruppi sociali; tale impegno non è certo diminuito in anni più recenti, a causa dell’allungamento della vita e dell’impegno nel mondo del lavoro delle madri. Attualmente l’impegno lavorativo in molti casi è accresciuto per entrambi i genitori che hanno lavori in cui non sono rispettati orari che permettono la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. Gli studi psicologici hanno messo in luce come i bambini e i ragazzi che hanno una buona relazione con i nonni e altri adulti fuori dalla famiglia nucleare, mostrano un migliore adattamento psicosociale. In un recente studio, ad esempio, si è dimostrato che i ragazzi che passano regolarmente del tempo con i nonni e hanno la possibilità di parlare con loro delle loro attività scolastiche e sociali e delle difficoltà che incontrano hanno maggiori competenze sociali e meno problemi comportamentali, soprattutto quelli adolescenti che vivono con un solo genitore o hanno i genitori separati/divorziati. Va tuttavia considerato che tutte le relazioni hanno come rovescio della medaglia la possibilità di caratterizzarsi per la presenza di contrasti e conflitti più o meno passeggeri e profondi. Il bambino e il ragazzo cresce all’interno di microsistemi (la famiglia nucleare, la famiglia allargata, il gruppo dei coetanei, la scuola, ecc.) che interagiscono tra loro. Quando questi sistemi riescono a dialogare, condividere gli obiettivi e i valori educativi, la crescita del bambino è più armoniosa; quando questa condivisione manca, i conflitti che si generano possono creare disagio e difficoltà, nei bambini così come nei nonni e nei genitori.
Come scongiurare il verificarsi di conflitti? Quali sono le premesse corrette per un rapporto che tenga in considerazione bisogni e apporto degli adulti in relazione?
La qualità delle relazioni familiari è un fattore particolarmente importante. La presenza di conflitti porta gli adulti di riferimento a rispondere in modo meno adeguato ai bisogni dei bambini e si incorre nel rischio di esprimere nei loro confronti rabbia e frustrazione. Ciò aumenta nei bambini la possibilità di sviluppare disagio emotivo e problemi comportamentali che si manifestano con ansia e paura oppure rabbia e aggressività. I conflitti aperti tra nonni e genitori possono far sentire il bambino/ragazzo causa di tale conflitto e farlo sentire in colpa e a disagio. Una buona relazione richiede attenzione e ascolto reciproci, riconoscimento dei bisogni altrui e scambio comunicativo. I genitori e i nonni dovrebbero esprimere le proprie esigenze e aspettative con serenità e trovare un punto di mediazione tra i bisogni di tutti.
Quali sono i consigli per il benessere del bambino in questa triangolazione con gli adulti?
Affinché i bambini possano svilupparsi al meglio a partire dalle proprie potenzialità genetiche, gli adulti significativi (genitori in primis, ma anche i nonni coinvolti nella cura dei nipoti) devono impegnarsi a offrire loro il migliore contesto possibile: ciò significa adottare pratiche educative che rispondano ai bisogni del bambino (tipiche dello stile educativo autorevole), caratterizzate da sensibilità ai suoi bisogni, e stabilire una buona relazione affettiva (Belsky 2007). Richiamando la famosa espressione dello psicoanalista Winnicott (1968) si potrebbe dire che i nonni, come i genitori, devono essere “sufficientemente buoni”. In conclusione, i bambini e i ragazzi – attraverso la relazione con i nonni – possono ricevere supporto nella quotidianità, stabilire un legame affettivo positivo, essere stimolati nella loro curiosità, sentirsi parte di una comunità e conoscere la storia della propria famiglia e delle epoche passate. Detto questo, bisogna comunque ricordare che le relazioni dei nonni con i nipoti sono diverse da quelle dei genitori con i figli. E che i nonni non devono sostituirsi ai genitori e scavalcarli nelle decisioni e nel ricercare un rapporto prioritario e privilegiato con i nipoti.
Quali consigli pratici darebbe ai nonni? Quali ai genitori?
Penso che i nonni debbano riflettere sul nuovo ruolo che si presenta loro con la nascita dei nipoti, capire quanto e come vorrebbero aiutare i figli nella cura dei piccoli e dialogare con loro per l’organizzazione degli incontri e delle attività con i nipoti. I genitori dovrebbero ricordare che sono loro i responsabili dei figli e coloro che devono decidere sulla loro crescita. Il confronto e il dialogo con i propri genitori, sull’educazione dei figli e sulle esperienze dei propri genitori quando li accudivano, possono aiutarli, da una parte a individuare il proprio stile educativo e dall’altra a costruire la nuova relazione con i genitori-nonni, che in questa fase della vita cambia diventando più paritetica. Inoltre devono trovare il modo di parlare con serenità dei propri bisogni ed aspettative, rispettando quelli dei propri genitori.
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