“La situazione è grave ma non seria” e quindi tanto vale riderci sopra. Mai aforisma fu più azzeccato di quello di Ennio Flaiano per descrivere un nuovo progetto di divulgazione climatica che sta spopolando nel Regno Unito.
In effetti, a dirla tutta, le conoscenze e le informazioni scientifiche sul cambiamento climatico fanno una gran fatica ad arrivare al grande pubblico, con il risultato talvolta paradossale di anestetizzarlo anziché sensibilizzarlo. Del resto, come farne una colpa agli scienziati? Non fanno mica i comici. E se invece il segreto fosse proprio unire questi due mondi? Il format si chiama Climate Science Translated e consiste nell’accoppiare uno scienziato e un comico che ha il compito di tradurre la complessa scienza del clima in contenuti divertenti, ironici e schietti, in modo da renderli accessibili ad un pubblico molto più vasto di quello già sensibile alla questione climatica. E funziona. Una ricerca condotta dal team Climate Science Breakthrough, un progetto nato per creare modi innovativi di affrontare l’emergenza climatica, mostra come l’umorismo può essere uno strumento di trasformazione della comunicazione scientifica e avere un impatto positivo sulla comprensione del cambiamento climatico, anche da parte di chi non è interessato al tema. Comici molto famosi in Inghilterra, come Jo Brand e Nish Kumar, fanno parte del progetto e, per intenderci, è un po’ come se da noi Lillo, Corrado Guzzanti o Virginia Raffaele si mettessero a spiegare una conferenza sul clima, un rapporto scientifico dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (l’organismo delle Nazioni Unite che delinea gli scenari climatici) o il mercato delle emissioni.
Una tendenza singolare che indica non solo l’urgenza di porre maggiore attenzione alla crisi climatica, ma anche una consapevolezza nuova sulla necessità di raccontarla con maggiore efficacia al grande pubblico.
Il mix apparentemente stravagante di umorismo e scienza non è solo un’idea geniale, ma dimostra come l’ironia possa contribuire a guidare il cambiamento e la consapevolezza, perché una comunicazione più ‘umana’ non è necessariamente meno efficace. Un’alternativa, peraltro, decisamente più simpatica dell’attivismo climatico di Ultima Generazione e di altri gruppi simili che, tra lanci di zuppe e di vernici sui monumenti, si sono guadagnati più che altro il disprezzo e l’antipatia dell’opinione pubblica. Invece la comicità funziona perché si possono dire cose che uno scienziato non potrebbe: un doppio senso, una parolaccia, anche un’imprecazione, visto che le cose vanno così male. In effetti è drammaticamente ironico avere tutte le soluzioni a portata di mano e trascurarle, facendo invece ciò che è più dannoso per noi e per il Pianeta. L’energia rinnovabile è più economica, sicura e pulita dei combustibili fossili, ma a livello globale abbiamo finanziato i combustibili fossili per una somma pari a 7 trilioni di dollari nel 2023, in aumento di 2 trilioni di dollari rispetto all’anno precedente. Anche l’ultimo vertice sul clima, la Cop28, che si è tenuto in un importante petrostato come gli Emirati Arabi Uniti – anche questa, a dire la verità, sembra una barzelletta – ha chiesto l’abbandono dei combustibili fossili. Ma nella sfida climatica il tempo è tutto, e noi non ci stiamo muovendo abbastanza velocemente. A dimostrarlo è anche l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), secondo cui le emissioni globali di CO2 legate all’energia sono aumentate dell’1,1% nel 2023, raggiungendo un livello record, soprattutto a causa della scarsa produzione idroelettrica causata dalla siccità e dalla crescita della Cina. E perché miliardi di persone dovrebbero soffrire, lasciare le proprie terre in quanto rese inabitabili dal clima che cambia, solo perché alcuni governi o compagnie petrolifere vogliono trarre enormi profitti estraendo fino all’ultima goccia di petrolio? Questo, a dire il vero, non è molto divertente. «Nemmeno i dinosauri hanno finanziato la loro estinzione», ha commentato Jo Brand. Ed è difficile dargli torto.
Francesca Santolini, giornalista scientifica, saggista, divulgatrice ambientale. Collabora con il quotidiano La Stampa, dove scrive di ambiente, clima e sostenibilità e con la trasmissione Unomattina in onda su Rai Uno, dove si occupa di ambiente. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche intervenendo sui temi d’attualità legati all’inquinamento e al clima. Per Marsilio ha scritto “Passio Verde. La sfida ecologista alla politica” (2010), mentre per la casa editrice Rubbettino “Un nuovo clima. Come l’Italia affronta la sfida climatica” (2015) e “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove andranno” (2019).
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